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Noi Donne di ieri letto da una donna di oggi  -  di Joyea Miah

Noi Donne di ieri letto da una donna di oggi - di Joyea Miah

Venerdi, 18/12/2020 - Noi Donne di ieri letto da una donna di oggi

Nel mio progetto di volontaria in leva civica presso il centro culturale Livia Bottardi Milani di Pegognaga (MN), ho avuto il privilegio di occuparmi dell’archivio UDI, in particolare della collezione della rivista “Noi Donne”. Sfogliando i vari numeri del passato, non posso non notare che la violenza nei confronti della donna non solo non è cambiata, anzi, è mutata aggravandosi negli anni. Si poteva pensare di aver fatto grandi passi nella storia, dal diritto al voto fino alla maternità nel lavoro, ma purtroppo il ruolo “inferiore” attribuito alla donna non cambia.
Della società di Ieri, descritta dal punto di vista della rivista, vengono riportate delle cronache di violenza dove si denuncia la sottomissione psico/fisica della donna. La donna doveva arrivare pura (vergine) al matrimonio, altrimenti l’aspettavano sevizie sociali, come ad esempio essere etichettata “una poco di buono” o addirittura si poteva richiedere l’annullamento del matrimonio, nel momento in cui si aveva la prova della sua non castità, in maniera del tutto legale, anche se non giusta. L’uomo, infatti, aveva il diritto, prima del matrimonio, di richiedere la garanzia di pedigree, cioè la purezza della razza, alla famiglia della sposa, e questo consisteva nel farla andare dal ginecologo e farsi certificare, dopo accurata visita, che la paziente fosse vergine o meno. Alcune realtà erano così estreme da arrivare all’omicidio/suicidio, da parte dell’uomo geloso. Da qui si deduce come la figura femminile non fosse una persona, ma un pezzo di carne soggetta a valutazioni di castità oltre che di proprietà.
Questa predisposizione della donna alla sottomissione ha origine in gran parte dalla famiglia di provenienza. Per l’appunto i genitori educano in maniera differente il figlio e la figlia. Come spesso si può constatare, il figlio maschio ha più libertà nell’uscire e frequentare i luoghi fuori casa, invece la figlia femmina viene educata in modo da essere la “futura moglie perfetta”, ossia a badare alla famiglia, a cucinare, a ricamare e a tutti quei lavori che la costringono a chiudersi dentro le mura domestiche. Oltre a tutto questo, c’è anche la vigilanza costante da parte del padre e del fratello, nel tenerla dentro i limiti concessi dalla società.
Al giorno d’oggi tutto ciò all’apparenza potrebbe essere cambiato, ma in realtà quasi nulla lo è o, per meglio dire, certi aspetti/forme sono solamente mutati. Ad esempio, alcune espressioni del gergo offensivo nei confronti della donna sono ormai di uso quotidiano, utilizzati dalla stragrande maggioranza dei giovani ma soprattutto dalle giovani, senza darne il giusto peso. Ma questo si può dire che sia il male minore, perché oggigiorno, con lo sviluppo della tecnologia, sono nate nuove forme di violenza, in contesti in cui la donna finisce per esporsi maggiormente, rendendosi ancor più vulnerabile. E non solo è grave poiché dettato dalla società, ma perché ha portato il senso di possesso dell’uomo a uno stadio di non ritorno: la decisione di una donna di lasciare l’uomo con cui è sposata/impegnata non sempre viene accettata in maniera civile, al punto da arrivare a gesti estremi, come accadeva in passato, come quello di togliere e togliersi la vita. Purtroppo di questi episodi se ne sentono sempre con più frequenza.
Per non parlare poi del fenomeno degli stupri, dove la ferocia dell’aggressione aumenta a vista d’occhio, e l’uomo si sente in pieno diritto difare ciò che vuole, poiché nella sua mente distorta, acquisisce il diabolico pensiero di essere incitato ad agire in tal modo, pensando che questo sia addirittura desiderato da lei. Successivamente all’atto escono le vomitevoli giustificazioni, ossia quelle di incolpare la vittima, dichiarando spesso che è lei la provocatrice, e da qui si può comprendere la sua vera vigliaccheria.
In questa allucinante epoca, l’idea è quella di essere apprezzati più nella vita virtuale, rispetto a quella reale, esponendo così le proprie intimità e fragilità e rischiando di darle in pasto a uomini pericolosi. C’è il pericolo degli stalker e ci sono hacker capaci di avere accesso ai video, alle foto di qualsiasi donna, che poi maneggiano per atti criminali (come ad esempio quella di mettere il volto della vittima sul corpo di altre donne per la realizzazione di un video porno). A mio parere anche questa circostanza dovrebbe essere vista come uno stupro nei confronti della donna, poiché lei non è di certo consenziente nel rilasciare il proprio materiale per scopi criminosi.

Pensate ai paesi del Terzo mondo o comunque a tanti paesi fuori dall’Italia: oggi loro sono al nostro ieri, cioè i nostri 50 anni fa, anche se cinquant’anni non sono tanti indietro nel tempo. Come sappiamo non tutti riescono a stare al passo con l’emancipazione. Prima o poi arriveranno, con i loro tempi.
Provate a riflettere su di me, una donna che vive con due culture/epoche diverse, allo stesso momento: è complicato comprendere come e cosa far proprio di questi due mondi. Infatti io e tante altre ragazze come me siamo border line: per noi è diverso, è come vivere nel passato e nel presente contemporaneamente. Questo ci causa conflitti d’identità e ci porta a subire molestie fisiche/psichiche da entrambe le culture, perché noi dobbiamo essere di un certo tipo di target. Non è comprensibile una fusione di più target. Questo per sottolineare che la donna, di qualsiasi etnia, religione, provenienza, è sempre soggetta a violenze, torture, umiliazioni, fisiche o psicologiche che siano.
Venendo alla conclusione, la violenza sulla donna peggiora, e in quest’anno di epidemia globale sono emersi tanti scheletri dall’armadio: è stato lanciato a livello mondiale l’allarme per le tante donne che si sono ritrovate rinchiuse con i loro aguzzini. Molte non c’è l’hanno fatta e tante altre ancora oggi tacciono per vergogna e paura. Insomma, abbiamo davanti a noi una lunga strada piena di difficoltà prima di arrivare al solo pensiero che la donna possa davvero avere gli stessi diritti dell’uomo.
Ringrazio infinitamente l’archivio UDI, “Noi Donne” e tutte quelle donne che sono state dietro a queste riviste, che hanno fatto un ottimo lavoro, dal denunciare le difficoltà di essere donna al battersi per i diritti della donna. Questo archivio infatti insegna molto: dovremmo imparare a svegliarci e combattere per noi! Perché loro hanno vinto tante battaglie, ma la guerra c’è ancora, e le prossime guerriere dobbiamo essere noi, per far sì che i loro sacrifici per i nostri diritti non siano stati vani.

Joyea Miah
Pegognaga (MN), 25 novembre 2020

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