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Oggi: l'indecoroso tempo in cui

Oggi: l'indecoroso tempo in cui "tutto fa un po' male"

L'assuefazione allo scandalo, si può dire, contraddistingua i giorni più scottanti della nostra epoca.

Giovedi, 06/11/2014 - L'assuefazione allo scandalo, si può dire, contraddistingua i giorni più scottanti della nostra epoca.



Sfogliamo le pagine dei quotidiani, sentiamo di sfuggita i reportages televisivi di cronaca con dentro un misto di passività e di assodato lutto.



Una strana rassegnazione.



Episodi di violenza gratuita infestano luoghi pubblici e privati, inesorabili, sotto gli occhi di qualcuno, nell'impotenza dei più, forse di tutti.



Ma la nostra attenzione sembra atrofizzata, il nostro pensiero, ormai, vive in una spossatezza inverosimile. E questa fatica di pensare si aggiunge all'immobilità, all'inerzia, al mutismo - quello di un cameraman allibito, con la sua cinepresa silenziosa.



Da qualche parte ci rendiamo conto che si tratta di pulsioni che siamo incapaci di gestire, situazioni-limite che non riusciamo a comprendere.

Né siamo in grado di capire fino in fondo da quale recesso del nostro essere provengano queste scabrose energie.



Sotterraneamente ci assilla una domanda: l'essere umano è fondamentalmente buono o cattivo?



In altre parole: quali sono le forze elementari che stanno alla base della vita umana?



Intorno al 460 a.C., Empedocle di Agrigento poneva alla radice della vita umana due istanze fondamentali: l'amore e l'odio.



Si tratta degli stessi concetti ripresi da Sigmund Freud, prima nel 1920, per il suo trattato Al di là del principio di piacere, poi negli ultimi scritti degli anni Trenta.



«Il nostro interesse si accentra su quella dottrina di Empedocle che si avvicina talmente alla dottrina psicoanalitica delle pulsioni, da indurci nella tentazione di affermare che le due dottrine sarebbero identiche se non fosse per un'unica differenza: quella del filosofo greco è una fantasia cosmica, la nostra aspira più modestamente a una validità biologica. [...] I due principi fondamentali di Empedocle – philìa (amore, amicizia) e neikos (discordia, odio) – sia per il nome che per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros e Distruzione».



Il lavoro funzionale ed equilibrato di queste due pulsioni comporta una salute dinamica per l'individuo, che in questo modo, liberamente ama e, gratificato, torna al riposo.



E dunque, in quest'epoca "squilibrata" e inquieta, fa da bilanciato pendant alla violenza gratuita, una certa filosofia da boudoir della dissolutezza, alla De Sade:



«Dissoluti di ogni età e sesso, dedico a voi soli questa mia opera: che i suoi principi vi nutrano, agevoleranno le vostre passioni! E queste passioni, dinanzi alle quali certi frigidi e insulsi moralisti vi fanno provar terrore, sono in realtà i soli mezzi che la natura mette a disposizione dell'uomo per conseguire quel che essa si attende da lui. Ubbidite soltanto a queste gustose passioni! Vi porteranno senza dubbio alla felicità.

Donne lubriche, la voluttuosa Saint-Ange sia per voi modello! Secondo il suo esempio, disprezzate tutto ciò che è contrario alle leggi divine del piacere che l'assoggettarono tutta la vita.

Fanciulle rimaste troppo a lungo legate a insensati e pericolosi vincoli d'una virtù fantasiosa e di una religione disgustosa, imitate la voluttuosa Eugénie! Annientate, calpestate, e con la sua stessa rapidità, tutti i ridicoli precetti che genitori imbecilli vi hanno inculcato!

E per voi, amabili libertini, per voi che fin dalla giovinezza avete come soli freni i vostri stessi desideri e come uniche leggi i vostri stessi capricci, sia modello il cinico Dolmancé! Spingetevi agli estremi come lui se volete percorrere, come lui, tutti i sentieri in fiore che la lascivia aprirà al vostro passaggio! Convincetevi, alla sua scuola, che soltanto con l’ampliare la sfera dei piaceri e delle fantasie, solo con il sacrificare tutto alla voluttà, quel triste individuo conosciuto sotto il nome di uomo, scaraventato suo malgrado in questo infelice universo, potrà riuscire a spargere qualche rosa tra le spine della vita».



Insomma siamo inquilini di un'epoca in cui "si ama male" e "si odia peggio".



Per mettere un po' d'ordine, ironizziamo come Gaber in "Se io sapessi", inneggiando alla buona esperienza e alla pacifica autoesplorazione: «Se io sapessi cosa mi fa bene / se io sapessi cosa mi fa male / nella marea di cose e di persone che ci ho intorno / se non tradissi le mie pulsioni vere / potrei sul serio diventare / un uomo pluricentenario / forse eterno».



Marta Mariani

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