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Ostaggio della vallata di Fausta Genziana Le Piane

Ostaggio della vallata di Fausta Genziana Le Piane

Della poesia di Fausta Genziana Le Piane la critica nel corso del tempo ha dato giudizi positivi ed ora qui con questa nuova silloge la Le Piane si riconferma una poetessa di tutto rispetto.

Domenica, 12/10/2014 - Della poesia di Fausta Genziana Le Piane la critica nel corso del tempo ha dato giudizi positivi ed ora qui con questa nuova silloge la Le Piane si riconferma una poetessa di tutto rispetto.

La sua poesia molto è pensata e sentita, oltre che orchestrata e caratterizzata da una lin-gua che aderisce di volta in volta alle varie situazioni presentate. Inoltre è poesia ben in-quadrata ed essenziale e tutto fluisce con ordine e chiarezza, e, al riguardo ecco alcune citazioni: " Sbocco d'amore/come di sangue/a fiotti/caldo rosso/violento "(Vita, p.111); "Nei folti e intricati/ricci di bambina/sono rimaste impigliate/intatte/le lettere rosse e nere/vibrate dal nastro/della tua macchina da scrivere,/padre,/ dove con forza, precisione e sveltez-za/pigiavi i tasti/che hanno scritto la mia vita" (La macchina da scrivere); " L'amore é/una macchia rossa/tra me e te. /Si ritrae/poi si allarga/si spande. Nel buio/splende "(Forma, p.43). Bastano i versi che ho appena citato per farci un'idea di che tipo di poetessa è la Le Piane. Una poetessa che certo non ama versi oscuri o ermetici oppure metafore strampalate e cervellotiche. La ricerca espressiva della poetessa è continua e coerente e produce risultati poetici eccellenti: "La mia poesia/mi piace portarla con me/ovunque./Nascosta/partecipo alle cose/in modo diverso” (Poesia, p. 127). Un testo questo molto importante in quanto dice l’atteggiamento della poetessa verso le cose, ver-so la vita, una dichiarazione di poetica, capace di aggirare le teorizzazioni colte. Orbene in tutta la raccolta si nota come l’io poetante assume di volta in volta vari atteggiamenti interni ed esterni davanti alle cose ed alla vita stessa, alle parole, e, a proposito quest'ul-time in un componimento dal titolo “Torneranno le parole”, leggo: " Entreranno trionfan-ti/fino alla stanza del re/e regaleranno una collana/scintillante alla regina" ( Torneranno le parole, p.128). Procedendo nella lettura ci si imbatte in una poltrona di velluto blu (La poltrona, p.):" Vi sprofondo/con il peso/del corpo stanco,/dei ricordi,/di sillabe spezza-te./morbida mi accoglie/e non chiede nulla/- mi sostiene, mi avvolge./Accetta il mio sonno" (La poltrona, p.71).Queste poesie della Le Piane sono accompagnate da un commento che è prezioso in quanto ci permette di capirle meglio (il commento è di Plinio Perilli). A proposito di questa poesia va detto che -come si legge nel commento - si tratta della poltrona verde di suo padre ," su cui leggeva libri e giornali, guardava i bei filmi in tv e la tv come un brutto film..." (p. 71). Ora Fausta- "Faustina " come la chiamava suo padre - "metaforizza, sprofonda nella sua poltrona "con il peso/ del corpo stanco " ma ora in quella poltrona ritrova "quell'accoglienza morbida e fasciante che solo i sonno, i versi, e le poltrone ancestrali ci concedono" (p.71).

Senza alcun dubbio la Poesia di Fausta Genziana Le Piane "vale" ,"conta" (Perilli),per la sua originalità e inoltre la poetessa nicastrese (ma ormai romana da troppo tempo) "armo-nizza" la sua "poesia di colori iridescenti, desideri melodiosi, orchestrazioni cantabili" (per citare le parole della Prefazione del bravo e attento Plinio Perilli noto poeta pure egli e anche uno dei più penetranti e assidui interpreti e studiosi della poesia contemporanea, grazie anche alla sua profonda conoscenza della poesia novecentesca).

La "vallata" del titolo qual è? Senz'altro quella ove è nata e trascorse parte della sua vita la stessa poetessa. E’ la piana di santa Eufemia-Lamezia (Fausta è nata a Nicastro, nell'antichissimo quartiere di San Teodoro e qui Federico II si "riforniva di falchi: avrei voluto essere falconiera " ha scritto una volta a Perilli (v. Postfazione di Perilli, p.131). Certo non mancano i motivi personali, ambientali ma prevale l'atteggiamento che la poetessa ha verso le cose e la vita, e in alcune sue poesie ("poesia-parabola") incornicia, mediante un "dolce,semplice rispecchiamento metaforico", significati che sono molto "duttili" ma pure "graziosi", e poi ancora immagini o "rarefazioni liriche, (....) ingioiellate di trasparenze...." (v, p.70): "Gocce di pioggia /s'inanellano /a formare una ghirlanda/per l'albero di Natale del paese /ingioiellato di trasparenze" (Natale, p.70).Comunque più leggo e più mi imbatto in esiti lirici meravigliosi e affascinanti che mi spingono a dire che la Le Piane è una poetessa veramente di statura elevata, fine, sensibile, colta e immediata: "Lavoro lenta/ma decisa /alla tela/che non ha fine/e che mi ucciderà" (La ragnatela, p.98), oppure ancora mi trovo davanti a terzine incalzanti, per cui il pensiero corre a Caproni, ad esempio: "In questo silenzio/la mia solitudine/è uno sparo nella mente" (Stanza vuota, p. 93) e ancora: " Tante strisce/attraversano il mio corpo: /impronte" (Ritratto, p,101); le poesie che sto citando appartengono alla sezione del libro dal titolo “Fermasogni”, la quinta. Quest'ultimo componimento che ho citato è quasi un "haiku” oppure uno "pseudo aforisma di curiosa, anche inquieta ascendenza erotica, ma soprattutto mentale. Non posso non citare, arrivato a questo punto, la straordinaria “Nudità”: " Senza più incanti,/senza più ombre,/La Vita in pieno giorno" (p. 91) insomma ci viene detto in modo molto poetico ed essenziale ma preciso e penetrante come è la vita e altre cose: ad esempio l'infinito, l'amore, il silenzio, o desideri, la solitudine. Ciò che mi colpisce di questa raccolta poetica è la varietà tematica e stilistica, e al riguardo faccio seguire alcune citazioni: "Ora chiedi /solo chi ascolti /quanto terribile/è stato il passato" (Mendicante, p. 53); "Per ogni grano/che scorre tra le dita/un ricordo sordo/un'emozione furente" (Rosario, p. 83). Fausta Le Piane è attenta agli avvenimenti contemporanei, a ciò che succede oggi, come pure ricorda protagonisti della nostra storia: il pontefice Giovanni Paolo II, dedicando a questo santo una intensa e splendida poesia dal titolo “Emozione” (si ricordano i funerali di questo Papa-Santo):" Emozione /in punta di fiamma/di un coro di gente/che piange -ad occhi chiusi-/mentre da uno schermo muto/mi stringe la mano" (p. 82). Come ancora viene ricordata la tragedia del 6 agosto 1945 quando l'aviazione americana sgancia la bomba atomica su Hiroshima (Hirohima, p. 81): "Seguo i tuoi passi nel bel giardino/dolce Yoko/ mentre vai a scuola e il rumore del le-gno/sui sassi martella/la superficie del mio cuore" e infine:" Ti raggiungo infine/Nel tuo mondo di polvere", polvere che ancora "vortica” e forse ci inghiotte, ci rapisce l'anima. Vale veramente la pena leggere queste profonde e sostanziose poesie della Le Piane che sa veramente fare poesia e dice, presenta le cose in modo mirabile e sicuro, e ciò è dovuto alla sua sensibilità e cultura che vanno insieme nelle poesie: "Le scale salgono/e si riparte / dai cupi sottosuoli " (La casa, p. 120) ;" Bella,/quale vento sferzava i tuoi capelli?/ Forse quello del domani/del tempo imprevisto e/dinanzi a te sbigottita /la lancetta dell'orologio/improvvisamente/hanno battuto un altro ritmo/un'altra ora" (Bella. p.92). Più leggo e più trovo in questa poesia aspetti e versi pregevoli, e poi ancora verbi semplici che sanno di "quotidiano": "s’arresta", "sedimenta", "ristagna",",marcisce" ,"corrode": il tutto è riferito aI male vissuto (p.80): " S'arresta/ silenzioso/si Sedimenta/in ansa lontana/ristagna/si rotola nella melma/cerca spine." e poi: "corrode la vita/come ruggine/le ancore di barca/attraccate alla riva-/dimenticate:/Dopo inutili viaggi in terre lontane"(p.80). Questa poesia è forse quella più aguzza e ardita della raccolta, "scivola via pacificata, clemente di una saggezza affidata e scandita da versi brevi, icastici, essenziali; poesia che scivolando appunto racconta il male, quel male patito e vissuto, temuto.

Dicevo prima che la Le Piane pone la sua attenzione anche su fatti e situazioni contemporaneo, fatti sconvolgenti e tipici del nostro tempo e quindi non manca una poesia che si intitola in modo significativo “Il brivido della terra”, dedicato alla città dell'Aquila distrutta, come è ben noto, dal terremoto scoppiato alle ore 3 ,32 della terribile notte del 6 aprile 2009. E qui si sente nei versi il dolore, quel dolore temuto e vissuto, gridato e abbracciato come parte; dolori generati dalla stessa disperazione: "La terra ebbe caldo/e poi freddo/infine si arrese" (p.18): quale coperta potrà proteggere la città se non quella nobile, tardiva della Poesia?: Nessuna coperta/potrà/proteggerla/da brividi di orrore e di paura"; Ci troviamo davanti a una raccolta poetica ben fusa e armonica in ogni sua parte, in cui è continua e ben realizzata la ricerca tematica e linguistica che rendono veramente pregevole questa interessantissima e profondissima poesia della Le Piane, che sa fare i versi e quindi poesia. Per provare ciò mi sia ancora permesso effettuare altre citazioni che mostrano la fisionomia e il valore della poetessa: "Meglio perdersi,/cibarsi delle molliche/della fortuna del caso" (Pollicino, p. ); "E nulla può più ripetersi /se non si rinnovella/il candore del cuore" (Nuovo incontro, p.54) ;" Nascondermi /affinché la Vita non mi sorprenda?" ( Rifugio.p. 107): Quindi per nascondersi, per proteggersi dalla vita bisogna che la si affronti e la si ami "in pieno giorno ", e ciò che fa Fausta Genziana Le Piane componendo queste mirabili poesie, dalle quali prendo congedo citando altri versi: " Consumare l'amore/e lasciarsi consumare/,nascondendo l'innocenza" (Filo spinato, p. ); "Ci apparteniamo come zolle alla terra/come piumini agli ulivi "(Non ho corpo, p.90) Comunque da tutte le numerose citazioni che ho fatto emerge in tutta la sua evidenza la perizia,la bravura la maniera con le quali la poetessa ci dice, con cura e precisione, il suo atteggiamento verso la vita e nel contempo come rievoca la sua "vallata" e ciò che si porta dentro: La silloge mostra una poetessa che ben spicca nell’ odierno affollatissimo Parnaso contemporaneo. La Le Piane ha trovato la sua giusta e originale poetica per dire di sè e della vita degli altri e del mondo in cui viviamo



Carmine Chiodo



Fausta genziana Le Piane. Ostaggio della vallata. Prefazione di plinio Perilli ,Tracce, Pescara 2004.

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