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Per chi suona la campanella?

Per chi suona la campanella?

Non appare chiaro quanto valga l'affermazione del Governo Renzi al riguardo della reale priorità della scuola pubblica.

Domenica, 14/09/2014 - In occasione dell’apertura ufficiale del nuovo anno scolastico alcuni esponenti del Governo si recheranno in visita a specifici istituti scolastici del Paese, possibilmente in quelli dove hanno frequentato i propri corsi di studio. L’intento annunciato pubblicamente è dimostrare quanto l’esecutivo ritenga “la scuola davvero una priorità”, come se bastasse la presenza di tali rappresentanti istituzionali a rendere concreto siffatta enunciazione e non un impegno foriero di risultati concreti. L’ennesimo proclama di addivenire ad una riforma, definita per l’ennesima volta epocale, si scontra realisticamente con le coperture finanziarie necessarie. Se da un lato si prevede un piano straordinario di assunzioni d’insegnanti, obiettivo peraltro configgente con le aspettative di chi è da anni inserito nelle graduatorie, dall’altro non si comprendono le correlate coperture finanziarie. Atteso che la nomina di nuovi docenti comporterebbe un costo finanziario pari a 3 miliardi di euro, non si hanno conferme dalla Ragioneria dello Stato di come tale ingente esborso monetario sia compatibile con le caratteristiche del bilancio nazionale.

In attesa di certezze, ben lungi dal venire, accontentiamoci di trovare un riscontro alla tanto conclamata priorità della scuola in quello che di attuale offre il panorama delle disposizioni governative. Non parrebbe proprio conciliabile con l’intento enunciato l’avere inserito, appena entro il tempo massimo necessario, una modifica al nuovo regolamento enucleante le categorie beneficiarie della quota dell’8 per mille a gestione statale. Questa normativa, da poco è stata rivisitata grazie ad un emendamento alla legge di stabilità del 2014 a nome di un deputato del Movimento 5 Stelle, Francesco Cariello, così da consentire l’ampliamento delle finalità di utilizzo di suddetti fondi anche a favore dell’edilizia scolastica pubblica. In virtù di tale modifica circa 50 milioni di euro potrebbero essere destinati “alla ristrutturazione, al miglioramento, alla messa in sicurezza, all’adeguamento antisismico e l’efficientamento energetico degli immobili destinati all’istruzione scolastica di proprietà pubblica”. Il condizionale è d’obbligo, perché il Governo all’ultimo minuto ha aggiunto alle scuole pubbliche anche gli immobili del Fec (Fondo edifici di culto). Per chi non lo conoscesse si tratta di un ente nazionale che sovraintende alla gestione del patrimonio pubblico destinato al culto, composto da oltre 700 chiese allocate in Italia. Indubbiamente edifici di notevole pregio artistico e architettonico, ma che dovrebbero reperire i fondi necessari alla loro manutenzione da altre voci del bilancio statale, visto che il Fec dipende dal Ministero del’Interno.

Parrebbe che un vero e proprio blitz si sia, quindi, compiuto ai danni della scuola pubblica, visto che l’emendamento previsto dal comma 206, art. 1 della legge di stabilità 2014, destinava quei 50 milioni agli omologhi istituti d’istruzione. Di questa preannunciata querelle si discuterà martedì prossimo in Commissione Bilancio di Montecitorio, preposta a dare il via libero definitivo ai Comuni per potere accedere ai finanziamenti previsti dal suindicato emendamento, di cui il Governo vorrebbe sia beneficiario anche il Fec. A gettare benzina sul fuoco è pure un deputato del Pd, Davide Matiello, che punta i riflettori sulla questione domandandosi: “Cosa c’entra il Fondo edifici di culto? Questo Fondo gestisce immobili adibiti ad uso scolastico?” e così ampliando il fronte di quanti si oppongono a tale operazione a sfavore della scuola pubblica. Poiché risulta che il Fec non abbia in gestione alcun edificio d’istruzione, il Governo dovrà chiarire le ragioni di questa scelta contraria alle priorità tanto declamate. Potranno i ministri/e anche recarsi a fare visita agli istituti scolastici il giorno d’apertura dell’anno scolastico, ma occorrerebbe che siano consapevoli che per loro un’altra campanella suonerà nei prossimi giorni. Non scandirà le ore di lezione, ma il cambio di passo rispetto ad una opzione palesemente contraria agli intenti preannunciati in pompa magna. L’andatura da tenere dovrà essere ferma, consapevole e determinata perché tale abbisogna ad una riforma della scuola, che deve essere tenuta fuori da qualsivoglia passerella mediatica finalizzata soltanto a portare benefici a chi la effettua.

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