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Pistoia / Il museo con occhi di donna

Pistoia / Il museo con occhi di donna

Altro sguardo sull'arte - Un ciclo di visite all'antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia รจ una scoperta dell'universo femminile. A partire dalla Pomona di Marino Marini

Cristina Tuci Lunedi, 14/03/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2016

Chi entra nel Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia è accolto all’ingresso dalla splendida scultura di Marino Marini, Pomona (1945). Dea dei frutti spontanei è la rappresentazione del femminino archetipico, la Grande Madre mediterranea genitrice e germinatrice.

Era già là quando, nel 1997, ho iniziato a lavorare in questo museo; e nel tempo si è rivelata presenza ispiratrice di molte delle scelte compiute nello svolgimento del mio lavoro.

Ho 53 anni, un’età che colloca la mia giovinezza e la mia formazione in un periodo particolare del secolo scorso. Erano gli anni nei quali molte donne si sono misurate con i temi della differenza sessuale e con scelte di emancipazione nella vita personale e nel lavoro. Ho abbracciato in modo appassionato i temi e i principi di quelle rivendicazioni convinta che il mondo non potesse riassumersi entro una visione “neutra”: dare forma e opportunità ai punti di vista “altri” è diventato un imperativo morale al quale ho cercato di rimanere fedele in tutte le mie scelte.

E, probabilmente, non è stato un caso che le persone con le quali lavoro da oltre un decennio siano tutte donne, straordinarie professioniste: archeologhe e storiche dell’arte.

Il nostro è un museo particolare e complesso, ospitato in un edificio dell’XI secolo, scrigno affascinante e prezioso delle memorie della città, severo custode delle stratificazioni identitarie della sua comunità. Accoglie cinque sezioni diverse: il museo tattile La città da toccare, Il Percorso archeologico attrezzato, Il Museo della Cattedrale di San Zeno, le tempere murali del periodo macchiaiolo di Giovanni Boldini, la Collezione Bigongiari, preziosa quadreria del Seicento fiorentino.

Un itinerario guidato permette di attraversare le varie fasi della storia della città, dalle origini, individuabili nel II secolo a.C, fino all’Ottocento, approfondendo punti di vista sempre diversi, ricreando di volta in volta i contesti culturali, economici, politici e sociali evocati dalle opere esposte.

Ci siamo dunque interrogate su come proporre lo studio delle civiltà e delle culture del passato. Abbiamo tratto ispirazione dagli scritti di Martha C. Nussbaum, docente di Legge ed Etica presso l’Università di Chicago”. Le sue risposte ci hanno confermato l’importanza di proporre lo studio dell’antichità come momento di educazione al senso critico, che insegni a discernere con rigore gli stereotipi culturali dal dato storico, offrendo altresì un piccolo contributo alla formazione dei futuri cittadini del mondo.

Le didattiche che proponiamo alle scuole hanno, infatti, come titolo: “Come si raccontano le Storie” e partono dal presupposto che la Storia non è una sola, ma cambia, anche molto, a seconda di chi la racconta e di chi l’ascolta. Per esempio, il periodo romano non assume lo stesso profilo se descritto dal punto di vista di un bambino, di una bambina, di uno schiavo, di un liberto, di una matrona o di un pater familiae.

Seguono la stessa impostazione metodologica anche le varie iniziative proposte durante l’anno, pensate per un pubblico di adulti e progettate come eventi dedicati all’approfondimento di temi specifici; particolarmente apprezzato è stato il ciclo “Il Museo visto con gli occhi delle donne”, un excursus che dall’universo delle donne etrusche si è spinto fino alle protagoniste dei salotti ottocenteschi con incursioni nel mondo romano, longobardo, medievale, rinascimentale e seicentesco.

Spesso non ci si sofferma abbastanza sul fatto che alcune di queste vite non siano mai state ufficialmente raccontate. È come se facessero parte di una sorta di “non storia”: esistenze mai fissate su un foglio che, per fortuna, hanno però lasciato tracce del loro passaggio nel mondo, consentendo a chi ha occhi per vederle di parlare anche di loro. Il vedere o il non vedere queste tracce non è un problema di percezione, è un problema di comprensione.

Del resto che ci siano molti modi di vedere le cose, ce lo ricorda tutti i giorni il nostro museo tattile La città da toccare: un’opportunità per i non vedenti di conoscere alcuni dei più importanti monumenti cittadini, un ammonimento per i vedenti a non fermarsi al conformismo di uno sguardo superficiale.

Lo sguardo profondo e severo di Pomona non ci permette, invece, arretramenti. La sua presenza pietrosa sarà per noi ancora ispiratrice di sfide nuove e impegnative, costantemente sollecitate dalla ricchezza inesauribile di questo luogo.


Cristina Tuci, Direttrice del Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi gestito dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia

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