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Poliomielite, rischio di un ritorno?

Poliomielite, rischio di un ritorno?

Salute bene comune - Da maggio in Somalia ci sono stati oltre cento casi di poliomielite.

Michele Grandolfo Domenica, 10/11/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2013

Da maggio in Somalia ci sono stati oltre cento casi di poliomielite. Dopo 5 anni di assenza, anche in Kenia si sono verificati una decina di casi. Tutta l’Africa sub sahariana, afflitta da guerre fomentate dai paesi industrializzati per il controllo e la rapina delle materie prime (dal petrolio al koltan), è costantemente a rischio di epidemie di poliomielite, sia per la povertà dei servizi sanitari di base, sia a causa delle conseguenze delle guerre: la dislocazione di migliaia di persone in campi profughi, dove la circolazione dell’infezione è enormemente favorita. Tre anni fa una epidemia di oltre 700 casi di polio ha sconvolto il Tajikistan, nella estrema periferia della Regione Europea dell’OMS. Il virus responsabile proveniva dallo stato indiano dell’Uttar Pradesh. India, Pakistan, Afganistan sono altri paesi, oltre l’Africa sub sahariana, a rischio di epidemie di poliomielite. Da tutte queste aree nascono i flussi migratori con il rischio concreto di introduzione di poliovirus in tutto il territorio europeo, con la possibilità di attecchimento per via dello smantellamento della cosiddetta immunità di campo, garantita dall’immunità intestinale, oltre a quella umorale, che prima veniva indotta dal vaccino antipoliomielitico orale (OPV), sostituito dai primi anni del 2000 con il vaccino antipoliomielitico a virus inattivati (IPV) che, appunto, induce solo l’immunità umorale. Prime avvisaglie del rischio concreto si osservano in Israele, dove dal 2005 è stato introdotto il vaccino IPV, con il ritrovamento nelle acque di scarico di polio virus selvaggi. In Israele si sta progettando la vaccinazione di massa con due dosi di OPV di tutte le coorti di nati vaccinati con IPV.

Ho sempre sostenuto che fosse un errore sostituire l’OPV con l’IPV, proprio tenendo conto della vastità delle aree a rischio di circolazione del polio virus, oggi c’è il rischio di pagare le conseguenze dell’errore. Aumentare la qualità operativa della sorveglianza e della offerta attiva della vaccinazione contro la polio, senza ritardi, deve essere l’impegno della sanità pubblica. Nell’opinione pubblica sono presenti e crescenti opinioni contrarie alle vaccinazioni, anche a causa dell’esagerato numero di vaccinazioni proposte senza una solida base di priorità di sanità pubblica (dalla vaccinazione contro la varicella a quella contro il papilloma virus). È auspicabile che si rifletta seriamente, abbandonando superficiali semplificazioni, sull’importanza delle vaccinazioni (quelle importanti) anche in assenza delle malattie corrispondenti. Ritengo che anche in Italia, dove esistono aree dove si hanno carenze o gravi ritardi vaccinali, si debba prendere in seria considerazione l’offerta di due dosi di OPV per tutti i vaccinati con IPV, per ripristinare l’immunità di campo, unica salvaguardia per impedire insorgenza di casi di polio.

Il controllo delle malattie infettive è una classica azione di sanità pubblica e deve essere realizzato con appropriate strategie operative che mettono in evidenza quanto sia fondata l’affermazione che la salute è un bene comune nel senso che la salute di ciascuno dipende da quella di tutti gli altri.



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