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Prima Pagina Donne (1-7 luglio 2013)

Prima Pagina Donne (1-7 luglio 2013)

Mentre in Egitto le manifestanti rischiamo lo stupro o probabilmente sono violentate.... Accade, in Pakistan: uccise perchè ballavano sotto la pioggia...

Venerdi, 05/07/2013 - Prima Pagina Donne / 35  (1-7 luglio 2013)

Sorvolando su avvenimenti italiani che riguardano le vicende della Pitonessa Santanchè o la molto seria posizione della Presidente della camera Laura Boldrini che ha declinato l’invito a recarsi in visita a uno degli stabilimenti Fiat, seppur per ragioni di impegni presi ma spiegando, nella lettera scritta a Marchionne, la propria posizione critica nei confronti della Fiat; e ancora le vicende del Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri alle prese con un conflitto con le rappresentanze degli avvocati, offesi dalle sue considerazioni delle lobby che frenano il rinnovamento e tanto altro ancora, su cui non mancherà il tempo di tornare; scelgo di soffermarmi in primis su di una notizia appena sfiorata dalla grande stampa ma che mi appare enorme e anzi ingombrante per le emozioni e riflessioni che evoca.

Basra e Sheeza Noor avevano 15 e 16 anni, abitavano al nord del Pakistan in una cittadina alle falde dell’Himalaya. In un giorno di pioggia sono uscite insieme alla mamma sul prato della loro casa e si sono messe a ballare. Immaginarle nella loro danza evoca gioia e allegria e come ho ascoltato in un commento radiofonico forse voleva essere un'imitazione di una scena dei film girati a Bollywood. Il gioco non è però piaciuto a qualcuno che sembra possa essere il loro fratellastro che ha pensato di riprenderle con il telefonino e dopo qualche tempo organizzando un gruppo di solerti “benpensanti” è andato e le ha uccise tutte e tre, perchè ree di essersi messe in mostra.

Sentendo la notizia alla radio e poi cercandola su Internet e trovandola riportata dal SECOLO XIX, da qualche altra piccola testata e dal blog di Roberto Saviano lo sgomento e il dolore superano persino la rabbia. Ha ragione Saviano che in un suo breve testo scrive: ”Avevano solo danzato sotto la pioggia. Non osserverò mai più la pioggia con gli stessi occhi”. Non si può che concordare. Quanti balli e danze abbiamo visto nel tempo per evocare la pioggia,per ringraziare la pioggia che rappresenta il simbolo stesso della vita per la terra e la sua fertilità e quindi per l’umanità.

Essere donne gioire e ancor prima vivere sembra davvero difficile se non talvolta dolorosamente e ingiustamente proibito. Rimanendo sempre lontano dai nostri confini e purtroppo nell’ambito della conferma di quanto sia duro, troppo duro essere donne in troppi luoghi della terra, abbiamo scoperto che per le donne, tante, che hanno voluto partecipare alle manifestazioni di Piazza Tahir in Egitto, il prezzo minimo è stata la paura di essere insultate e dileggiate come è capitato, pare, a più di 100 donne di essere violentate. A conferma dell’orrore il racconto anche di una giovane inglese, lì per scattare delle foto, e che ha subito il tremendo trattamento.

L’unica notizia positiva, e che ci viene sempre dalle informazioni della giovane inglese, è che per sostenere e difendere le donne nel loro desiderio di esserci e partecipare è nato un gruppo (OpAntiSH, ovvero Operazione Anti Violenza) che ha agito in tutte le giornate della rivolta e che ci auguriamo sia ancora in azione. La giovane inglese se ha potuto raccontare la sua terribile esperienza lo deve proprio all’intervento di un attivista di questo movimento che è riuscito a sottrarla a quella che sarebbe stata forse addirittura la morte .

Noi ci spendiamo e siamo impegnate nella nostra realtà nel nostro paese per affermare una parità in ogni campo della società, del lavoro, della politica, della rappresentanza e denunciamo il terribile fenomeno del femminicidio che quasi giornalmente ricorda quanto odio e violenza troppi uomini rivolgono alle donne della loro vita, ma un pensiero speciale e forse qualcosa da fare in più dobbiamo immaginare per chi davvero vive realtà terribili e forse immagina la nostra vita come simbolo di un traguardo desiderato e lontano.

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