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Quanti pianeti servono per far vivere l'umanita'?

Quanti pianeti servono per far vivere l'umanita'?

Il Global Footprint Network fissa al 13 agosto l'Overshoot Day, ovvero, il giorno in cui l'umanità ha esaurito le risorse energetiche del pianeta previste per tutto il 2015.

Giovedi, 13/08/2015 -
«Oakland, CA, USA, 13 agosto 2015: in meno di otto mesi, l'umanità ha esaurito il budjet di risorse naturali previste per l'intero anno». Così si esprime, oggi, il Global Footprint Network, un'organizzazione internazionale per la sostenibilità avente sedi in Nord America, Europa ed Asia.



Il Global Footprint Network ha come suo obiettivo principale quello di tracciare e monitorare la quantità di risorse di cui l'umanità fa richiesta al pianeta (definita appunto, l'impronta – footprint – ecologica), in rapporto alla cosiddetta 'biocapacità' della terra, ovvero la disponibilità del pianeta alla soddisfazione del fabbisogno globale.



In questo senso, il GFN ha dunque calcolato che, nel 2015, l'umanità ha accelerato i suoi ritmi di consumo, esaurendo il budjet annuale virtualmente stimato con ben due mesi di anticipo rispetto al 2014, quando l'Overshoot Day si collocava ancora nella prima metà di Ottobre.



Ciò significa, in parole povere, che la popolazione globale di qui in avanti consumerà più risorse naturali di quante il pianeta non sia in grado di rigenerarne, ed intaccherà, quindi, significativamente e ad un passo sempre più incalzante, la salute del sistema-terra.



Tale stress ecologico determinerà, nel macroscopico: deforestazioni ulteriori, siccità, una sempre più grave scarsità di acqua dolce, una più pesante erosione del suolo, e ancora, la perdita della biodiversità, insieme con l'ovvio accumulo di anidride carbonica nell'atmosfera.



Nodo cruciale del problema resta l'utilizzo sconsiderato di combustibili fossili. L'accordo globale per eliminare gradualmente il ricorso alle risorse fossili – che è in discussione in tutto il mondo in vista del vertice sul clima di Parigi – porrebbe veri e propri freni alla smisurata crescita dell' “impronta”, arginando quindi il disastroso impatto ecosistemico legato all'accumulo di emissioni carboniche nell'atmosfera.



Infatti, la Conferenza delle Nazioni Unite delle Parti (COP)21, che si terrà a Parigi nel prossimo dicembre, si focalizzerà su una missione cardine: il mantenimento del riscaldamento globale entro un intervallo di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli antecedenti la rivoluzione industriale.



Si tratta di un obiettivo condiviso che richiederà alle nazioni di cessare il ricorso ai carburanti fossili, definitivamente, entro il 2070. Le supposizioni – in parte già disattese - del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC), auspicavano, peraltro, che entro il 2030 l'abuso delle fonti fossili si riducesse già di un 30%.



Insomma, la domanda che il GFN si pone oggi suona quantomai paradossale: “di quanti pianeti c'è bisogno per far vivere l'umanità?”. In effetti, la risposta non è scontata, perché non ne basta uno solo – quello che abbiamo. Anzi, di questo passo, nel 2030 non ne basteranno due.



Hanno ben detto, insomma, Susan Burns e Mathis Wackernagel, vice e presidente dell'organizzazione: "il nostro lavoro è fortemente basato sui dati numerici, eppure è così teso alla vita...” e “non si preoccupa più delle future generazioni in senso stretto, ma della nostra vita, della mia, di quella dei nostri stessi figli”.

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