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'Raccontare la Repubblica': un libro di piccole storie da interpretare a voce alta

'Raccontare la Repubblica': un libro di piccole storie da interpretare a voce alta

Un libro di contaminazioni, costituito da sette testi, scritti e pensati per un'interpretazione a voce alta.

Mercoledi, 26/11/2014 -
«La storia piccola, della gente comune e della cronaca nascosta, è una finestra preziosa attraverso la quale far passare la memoria eliminandone i rischi di immobilismo». Con queste parole, Leonardo Casalino, storico modernista e docente presso l'Università di Stendhal-Grenoble3, introduce il volume: 'Raccontare la Repubblica: Storia italiana dal 1945 a oggi' - scritto a quattro mani, insieme con Marco Gobetti, drammaturgo, attore e regista, nonché ideatore del Teatro Stabile di Strada - presentato lo scorso giovedì, presso il Museo Diffuso di Torino.



Raccontare la Repubblica, dunque, è un libro di contaminazioni, costituito da sette testi, scritti e pensati per un'interpretazione a voce. I testi recitabili permettono ai lettori di "vivere" in prima persona questi settant'anni di storia italiana, provando - per il tempo di una lettura e di una immedesimazione - i verosimili abiti dei protagonisti di alcune vicende di cronaca. Raccontare la Repubblica, lo si vede fin da subito, è il risultato di anni di ricerche, sperimentazioni, scambi, confronti, ovviamente tesi alla rivitalizzazione della storia istituzionale e all'attualizzazione dei suoi insegnamenti come disciplina riflessiva, proprio attraverso una composizione di storie individuali e familiari. Queste piccole storie sono le tessere di un mosaico più grande, quello della Storia con la "S" maiuscola.



«Da tempo collaboriamo», spiega Marco Gobetti, «per trovare vie utili alla trasmissione orale della storia. Con le Lezioni recitate, che ideammo insieme a Gabriela Cavaglià nel 2012, era l'attore a recitare pubblicamente - nelle scuole e non solo - le lezioni scritte dallo storico: il libro Lezioni recitabili è testimonianza e strumento di quel progetto. Riflettendo sulle nostre rispettive esperienze si può dire che la sperimentazione a Grenoble nel marzo 2014 fu il naturale sviluppo di questa nostra collaborazione». Insomma, un volume composito, ricco, innovativo. Vien da dire: non solo... c'è di più. Infatti, un ulteriore tratto di originalità presente in questa pubblicazione sta nel modo in cui è stata risolta la correlazione tra piccola e grande storia.



Nei sette testi che ripercorrono cronologicamente la Storia della Repubblica si sviluppano e svolgono «le vicende di un nucleo familiare», quello di "Ettore", il protagonista del racconto di Beppe Fenoglio 'Ettore va al lavoro' ne 'I ventitre giorni della città di Alba'. Tale racconto, pubblicato nel 1949, fu immediatamente biasimato dalla stampa perché dava, della Resistenza, «una rappresentazione lontana dalla retorica vigente»: «Io non mi trovo in questa vita», dice Ettore a sua madre, «e tu lo capisci ma non ci stai. Io non mi trovo in questa vita perché ho fatto la guerra. Ricordatene sempre che ho fatto la guerra, e la guerra mi ha cambiato, mi ha rotto l'abitudine a questa vita qui».



La Storia della Repubblica italiana da questa prospettiva riesce incredibilmente intensa e immediata. Se leggiamo insieme qualche passo de "La tensione" (testo che scatta un'istantanea sugli anni '68-'73), viviamo alcuni momenti privati e pubblici davvero cruciali del femminismo, con tutte le scarpe in quel trascorso presente.



«Carlo è irremovibile: - Io non ci vengo! -

- Dai, Carlino! Ti diverti, vedrai... -

- No, no e poi no, ci sono solo donne. Cosa ci faccio io? E poi, voi donne avete solo delle balle in testa! -

- Maria alza la mano, Carlo si ripara: - No! Il ceffone no! E' papà che lo dice, l'ho sentito dire da papà... -

- Cosa dice il papà? -

- Che avete solo delle balle... -

Maria abbassa la mano: - Bene! Allora il ceffone lo conserviamo per lui. Dài mettiti la maglia: se la smetti di fare storie, ti faccio fare un gioco -

- Quale, mammina? -

- Prima infili la maglia, poi te lo dico -.

Maria non può lasciarlo a casa da solo: Carlo ha appena sei anni. Suo marito Ettore fa il turno di notte alla Fiat. A Ettore proprio non va che sua moglie passi tanto tempo con le colleghe, tutte quelle ragazze così giovani; agitate e maleducate, ecco cosa sono, ragazzacce, altro che femministe come si fanno chiamare [...]» (p. 55).



Bastano pochi e brevi scambi di battute, parole schiette scagliate sul silenzio, per ritrovare il clima di quegli anni: le difficoltà, i pregiudizi, le mosse di ciascuno sullo scacchiere familiare; bastano pochi pensieri escogitati nella solitudine di un discorso indiretto per farci capire quanta strada abbiamo fatto, da dove si è dipanato il filo della nostra storia, del nostro femminismo. Questa vividezza, in assoluto, è il grande successo di Casalino e Gobetti, che nel loro volume offrono lezioni storiche arrivabili, nitide, chiare, di grande freschezza, finalmente capaci di comunicare e trasmettere il ricco patrimonio umanistico delle passate esperienze.

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