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Riccardo va all'inferno, il film di di Roberta Torre

Riccardo va all'inferno, il film di di Roberta Torre

Tutto è sopra le righe in un film "Visionario, Potente, Folle, Diabolico" in cui un inatteso Massimo Ranieri interpreta il personaggio shakespeariano rivisitato dalla regista

Martedi, 05/12/2017 - Riccardo va all'inferno
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media

Visionario, Potente, Folle, Diabolico. Questo è Riccardo va all’inferno di Roberta Torre (trailer). Esattamente come dice il trailer.
Un Riccardo III del tutto originale. è un musical dark e psichedelico, rivisitazione pop del "Riccardo III" di Shakespeare.
Tutto è sopra le righe in questo film, tutto è sovraesposto, luci, ombre, colori, recitazione.
Al Tiburtino III, alle porte di Roma, vive in un decadente Castello la Famiglia Mancini, che gestisce traffico di droga e di malaffare.
Qui, Riccardo Mancini è da sempre in lotta con i fratelli per la supremazia e il comando della famiglia, dominata dagli uomini ma retta nell'ombra dalla potente Regina Madre.
Tornato a casa dopo un lungo ricovero in un ospedale psichiatrico, Riccardo inizia a tramare per assicurarsi il possesso della corona, assassinando chiunque ostacoli la sua scalata al potere.

Riccardo Mancini altri non è che lo shakespeariano Riccardo III rivisitato alla maniera di Roberta Torre.
L’aggiornamento del testo di Shakespeare, prevede un flashback di un bimbo traumatizzato dai fratelli in giovane età che poi da stagionato signore riemerge dalle secrete celle di un manicomio mostruoso, con tic e sguardo da assassino, e il capo calvo e nervoso di un inatteso Massimo Ranieri.

Nel cupo anfratto sotterraneo si è intanto dato da fare un gruppo sinistro di freaks che in attesa del ritorno di Riccardo ha per lui spiato conversazioni e intenzioni di fratelli, sorelle, nipoti, e della Regina Madre ai piani superiori.
“Nelle classiche versioni di questo testo le figure femminili sembravano figure passive in grado solo di sublimi maledizioni. Invece le donne del mio film agiscono in modo diverso. I tempi sono cambiati. Questo è un po’ un Riccardo III 2.0”, spiega la Torre. “Avevo già lavorato ad una versione teatrale di questo testo, ma avevo bisogno di entrare nei dettagli, di sviscerare qualcosa in più di questo eroe negativo. E poi sono sempre stata attratta da questi muti lamenti reciproci dei personaggi, da questi pezzi di corpo che vengono a mancare”.

Sorprendente il cast nella sua interezza con una Sonia Bergamasco che abbatte ogni confine anagrafico e simbolico nel mostrarsi mutante e sadica matriarca, ma anche i freak e la genia dei Mancini non sono da meno.
Riccardo III si presta a una pressoché infinita gamma di contaminazioni e la contaminazione è la cifra stilistica preferita dalla regista. Torre fa dell'astrazione il suo punto di forza riuscendo così a mostrare le varie facce della corruzione e del degrado.

La regista sin dalle prime sequenze, rende quasi tangibile, fisica la decomposizione di un mondo che sintetizza, avvalendosi anche della cifra del grottesco, il lato oscuro della nostra società.
Massimo Ranieri si cala nei panni e nel corpo di un Riccardo che vuole vendicare le violenze subite fin dall'infanzia, in forma totalmente moderna anche nella voce un po’ roca.
Il suo incedere, il suo eloquio, il suo grazie alla collaborazione con Mauro Pagani, Roberta Torre torna al musical che ama e mette in bocca al suo re versi come "E io, che in tempo di pace/ nulla e niente so fare/ se non star nascosto/ nell'ombra a guardare" con i quali torna a guidare un gruppo di temibili soggetti che hanno trascorso il tempo dell'attesa del suo ritorno in un oscuro underground.
Contro di lui Sonia Bergamasco/Regina Madre spietatamente incartapecorita sul cui volto ogni ruga si trasforma in segno malevolo e funesto.

Quest' ultima opera di Roberta Torre, è ambientato non tra gli antichi castelli inglesi o tra gli insanguinati campi di battaglia,ma nel buio maleodorante e stagnante di una sorta di reggia sotterranea situata alla estrema periferia romana.
Ed è in questa sua reggia che Riccardo Mancini torna, dopo anni trascorsi in manicomio. Re della criminalità, potente capobanda, il cui potere era stato usurpato da una madre raggrinzita dagli anni e da fratelli e sorelle avidi di soldi e di voglia di comando, che lo avevano fatto internare in clinica psichiatrica per presunta schizofrenia.

Ma ora Riccardo è "guarito" dalla sua malattia, è pronto a riprendersi il potere, a ricacciarsi sul capo la antica e meritata corona di re. La sua vendetta sarà feroce. Ma non colpirà tutti, perché al mondo c'è sempre una madre, fattrice di vita e foriera di morte.
Tra psicanalisi e mito, suggestiva l' ambientazione gotico- barocca. Originale la fotografia dove le buie atmosfere di fondo vengono continuamente ferite da violenti lampi di luce.

La colonna sonora mescola ardita il rock con le danze popolari russe, l' heavy metal con il languore dei musical anni '40.
Tutto è sovraesposto, superfetato, isterizzato, la favola deforma la realtà e viceversa, il musical ruba al dramma ricambiato, anche attraverso i costumi, di Massimo Cantini Parrini.
Opera corale che contiene al suo interno vari movimenti: lo one man show di Riccardo, il "passo a due" che lo vede impegnato a fronteggiare la madre e la dinamica collettiva in cui Riccardo, con i suoi inganni, distingue amici e nemici.

"L'unico perdono possibile resta sempre la vendetta". È questo il mantra che guida Riccardo va all'inferno, La Torre non si limita a rileggere in chiave moderna la tragedia shakespeariana. La sua ambizione va ben oltre e con la complicità di Mauro Pagani realizza un vero e proprio musical.

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