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Ritorno in Iran. I giorni della rivolta: incontro al Teatro Manzoni di Roma

Ritorno in Iran. I giorni della rivolta: incontro al Teatro Manzoni di Roma

Cosa sta succedendo in uno dei Paesi culla della cultura mondiale? Dove porterà la coraggiosa rivolta delle donne iraniane? Quale il ruolo degli uomini, in questa società, la cui essenza è stata stravolta da anni di brutale teocrazia?

Venerdi, 18/11/2022 - Si susseguono i dibattiti, le manifestazioni, le riflessioni sulle recenti vicende iraniane. Di grande interesse l’incontro che si è svolto a Roma il 16 novembre 2022  (Teatro Manzoni, Scrittori in Scena) a partire da alcune domande: “Cosa sta succedendo in uno dei Paesi culla della cultura mondiale? Dove porterà la coraggiosa rivolta delle donne iraniane? Quale il ruolo degli uomini, in questa società, la cui essenza è stata stravolta da anni di brutale teocrazia?”.

Ne hanno discusso Parisa Nazari, attivista e mediatrice interculturale, e Fariborz Kamkari, cineasta, autore del libro Ritorno in Iran per le edizioni “Nave di Teseo”: due vite, due storie molto diverse, accomunate dall’esilio. Con la puntuale conduzione di Nadia Pizzuti, cineasta ed ex corrispondente da Teheran, e le letture in video di alcuni brani del libro di Kamkari a cura di Maya Sansa, artista sensibile e coinvolta anche in virtù delle sue origini iraniane.

A partire dalle rispettive biografie – entrambe segnate dalla soppressione delle libertà seguite all’avvento dell’ayatollah Khomeini e del regime teocratico – Nazari e Kamkari hanno tratteggiato un quadro certo non consolante della situazione e delle prospettive in Iran, dove il passaggio generazionale in atto spiega il perché di una risposta così forte e coraggiosa alla orribile violenza perpetrata dallo Stato: i giovani di oggi non possono, non vogliono vivere in un oscurantismo alla cui nascita non hanno assisstito, a differenza della generazione di Parisa e Fariborz, oggi 50enni e quindi investiti in pieno dallo scoppio della rivoluzione islamica.

A fronte delle legittime aspirazioni di una gioventù dinamica qual è quella iraniana, si erge il blocco impenetrabile del potere, che non è solo religioso ma anche economico e militare: sono troppi gli attori di questo dramma persiano interessati al mantenimento dello status quo, a qualsiasi costo.
In proposito, si parla di “laboratorio siriano” per l’Iran: anche qui, come nella tragicamente breve primavera di Damasco, c’è uno spietato regime che, pur di salvarsi, spinge verso la guerra civile, verso la radicalizzazione dello scontro. E questo è tanto più vero quanto più ci si allontana da Teheran e dalle grandi città, dove la repressione è dura, ma nelle zone remote - Kurdistan, Sistan, Belucistan - si spara ad altezza d’uomo.
Fortunatamente, in Iran la forte componente femminile dei movimenti ha contribuito a caratterizzare la resistenza al regime in senso nonviolento: i gesti di rivolta fino a questo momento sono stati il taglio dei capelli, il togliersi il velo, sbeffeggiare singoli religiosi per strada e fargli volar via il turbante…

Del resto, la storia di questa grande e turbolenta nazione ha sempre visto un ruolo da protagonista per il genere femminile: infatti, la lotta delle donne per i diritti risale alla cosiddetta rivoluzione costituzionale dei primi del ‘900 contro il clero sciita, molto potente anche allora.
Dopo alterne vicende, e a seguito della modernizzazione voluta dall’ultimo scià Reza Pahlavi, peraltro un feroce tiranno sul piano politico, nel 1979 viene introdotto l’obbligo di indossare il velo e viene abolita la legge sul diritto di famiglia che dava spazi di libertà.

Parisa e Fariborz, al termine del loro dialogo, hanno ricordato come il divieto di ogni espressione culturale ha però lasciato fuori l’uso della parola, che da sempre ha portato, nella terra di Hafez e Rumi, allo sviluppo della poesia. E questa è forse la speranza alla quale si affidano gli amanti della libertà… come i due giovani immortalati nell’atto di baciarsi in mezzo al traffico di una città caotica ma ancora vitale.

Un atto di sfida e di ribellione nel Paese dei mullah.

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Parisa Nazari è nata a Teheran e ha eletto l’Italia a sua casa dal 1996. “Sono una farmacista e madre di due gemelli” ha raccontato in un’intervista “e sono arrivata in questo Paese insieme all’uomo che sarebbe diventato mio marito, iraniano anche lui. Abbiamo studiato qui e ci siamo innamorati dell’Italia dove abbiamo deciso di far crescere i nostri figli”. Laureatasi all’Università degli Studi La Sapienza ha dato vita, tra le altre cose, all’associazione “Donne per la dignità” nel 2011, insieme ad altre quattro donne, iraniane ed italiane, allo scopo di “promuovere la conoscenza di un Paese come l’Iran la cui cultura millenaria è troppo spesso subordinata alle vicende politiche”. Organizzano mostre, concerti e seminari, anche attraverso il coinvolgimento di iraniani approdati in Italia, musicisti ed artisti.

Fariborz Kamkari è un pluripremiato regista e sceneggiatore iraniano di origine curda, attivo in Italia. Dopo aver conseguito, nel 2002, una laurea in regia inizia a lavorare nel cinema. La sua opera più importante è il film I Fiori di Kirkuk (2010, tratto dal suo romanzo omonimo). Tra le sue opere Black Tape (2002) e The Forbidden Chapter (2005). Nel 2015 ha realizzato la sua prima commedia Pitza e Datteri, da un soggetto che rievoca vicende personali, il film ambientato a Venezia racconta una storia di integrazione, con la comicità tipica dei film bollywoodiani e della commedia all'italiana, tradizione alla quale il regista è molto legato.
È uscito quest’anno in Italia, il documentario Kurdbun. Essere curdo, cronaca dell'assedio per opera dell'esercito turco di una città a maggioranza curda.

Nadia Pizzuti Cineasta e giornalista, è stata corrispondente dell’agenzia ANSA a Teheran, un’esperienza da cui ha tratto ispirazione per due libri, Mille e un giorno con gli ayatollah e il romanzo-verità Il giardino di Shahrzad, pubblicato anche in Spagna e Francia con lo pseudonimo Vida.
Ha girato tre documentari: Amica nostra Angela, dedicato alla filosofa napoletana Angela Putino, Lina Mangiacapre Artista del femminismo, su un’altra storica protagonista della scena politica e culturale napoletana, e Alba Meloni. Stella nelle mie stanze, dedicato a una partigiana romana.

RITORNO IN IRAN
Un quarantenne regista curdo-iraniano, apolide, che vive e lavora a Roma, torna in Iran richiamato dalla madre morente. Non la vede da ventisette anni, quando cercò di ucciderlo. Ma il ritorno, una sorta di odissea come la sua fuga in occidente, si rivela molto diverso da quanto aveva immaginato. Suo malgrado si trova invischiato in un mondo di cui non riconosce le dinamiche e, come sospeso in una dimensione surreale, il passato torna sotto forma di condanna, di circolo vizioso.

SCRITTORI IN SCENA e MANZONI IDEE, da un’idea di Carlo Alighiero, sono le proposte culturali del Teatro Manzoni di Roma, storico teatro del quartiere Prati, nuovo punto di riferimento per i lettori e gli autori.

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