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Si chiamava Donatella come me: torna in scena a Roma

Si chiamava Donatella come me: torna in scena a Roma

Donatella Mei al Teatro di documenti dal 19 al 21 gennaio porto un suo spettacolo in cui da voce a Donatella Colasanti, vittima con Rosaria Lopez, che ne morì, del massacro del Circeo del 1975

Mercoledi, 10/01/2024 -

“Si chiamava Donatella come me è uno spettacolo che racconta Donatella Colasanti, vittima con Rosaria Lopez, che ne morì, del massacro del Circeo del 1975”. Donatella Mei racconta la genesi di questo lavoro, di cui è autrice e regista. “Scritto nel 2010, ha debuttato nel novembre 2011 al Teatro di Documenti di Roma (videointervista a Carla Ceravolo) che lo ha prodotto. Nel 2015, in occasione dei 40 anni dall’evento, è sbarcato a Latina, dove si svolse il processo per i delitti del Circeo”. La cronaca da la misura della drammatica realtà delle violenza contro le donne, di cui l’eccidio del Circeo rimane nefasto simbolo. “È uno spettacolo di denuncia - spiega Mei - , ma anche di riflessione e di introspezione, sui meccanismi relazionali fra uomini e donne. Uno spettacolo di sorprendente attualità, che smaschera l'ipocrisia della parità: non bastano le leggi, le opportunità e i progressi fatti dalle donne in tutti i settori della vita pubblica ed economica. Di violenza maschile si muore ancora”. L’analisi è purtroppo ineccepibile e da qui la riproposizione in scena a Roma (Teatro di Documenti, dal 18 al 21 gennaio) di uno spettacolo che, in modo originale, propone un immaginario dialogo tra le due Donatella, interpretate dalla stessa Mei che è accompagnata dalle voci di Francesca La Scala, Alimberto Torre e Pietro Faiella. Particolarmente adatto alle giovani generazioni, la programmazione prevede anche mattinés dedicati alle scolaresche. “Ad oggi le donne vittime di violenza sono aumentate e con esse le campagne di sensibilizzazione, le manifestazioni di piazza, le donne che hanno deciso di esporsi in prima persona per far crescere la sensibilità e la consapevolezza su questa piaga sociale” osserva la regista, che ha voluto strutturare la narrazione “come un viaggio introspettivo, nell'anima della protagonista in cui ogni tappa è documentata dalla storia giudiziaria, dalle udienze, dal paradossale destino dei tre colpevoli, dal continuo confronto con la realtà e la sua metabolizzazione. Ad accompagnare la sua vita ci sono il dolore e una costante ricerca di giustizia”. Spettacolo da non perdere, quindi, per rileggere un passato che ritorna continuamente e comprendere le radici culturali che ci impediscono di superarlo.


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