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 Sindrome da alienazione parentale: vittoria importante di D.i.Re a Lucca

Sindrome da alienazione parentale: vittoria importante di D.i.Re a Lucca

“Non ci deve essere spazio per la sindrome da alienazione parentale nei TribunalI”

Lunedi, 26/02/2018 - “Una sentenza importante, che dà ragione a D.i.Re e alla nostra mobilitazione contro l’utilizzo della PAS, sindrome da alienazione parentale, nei processi avviati da donne contro partner violenti con grave danno proprio di bambini e bambine che a quella violenza hanno assistito. Una vittoria che ripaga del duro lavoro che i centri antiviolenza fanno ogni giorno”.

Lella Palladino, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, commenta così la sentenza pronunciata il 23 febbraio dal Tribunale di Lucca, che ha sospeso il provvedimento di allontanamento di un bambino dalla madre in esecuzione di una precedente sentenza dello stesso Tribunale, che aveva giudicato la madre affetta appunto da PAS, e dunque causa dell’avversione del bambino per il padre.

Nella conferenza stampa indetta contemporaneamente nella città toscana da D.i.Re proprio per richiamare l’attenzione su questo pronunciamento “abbiamo voluto accendere i riflettori su un problema che non riguarda solo questa vicenda, ma che ritroviamo anche in altri Tribunali”, commenta l’avvocata Manuela Ulivi, della Casa delle donne maltrattate di Milano, che ha seguito il caso di Lucca, “che tendono a confondere la violenza con il conflitto di coppia. Il conflitto presuppone un rapporto alla pari, che non sussiste nel caso di violenze. In questi casi, poi, è vietato anche il ricorso alla conciliazione o alla mediazione”.

“La Pas ha un impatto drammatico nei casi di donne che ricorrono alla giustizia dopo aver subito atti violenti dal loro partner”, spiega Giovanna Zitiello, dll’Associazione Casa della donna di Pisa, “perché incide direttamente sul benessere e sulla sicurezza dei minori. Troppi padri usano i figli per riavvicinarsi alle donne che hanno maltrattato: è una cultura patriarcale insostenibile”.

“La minaccia dei padri è sempre ‘ti porto via i figli’”, fa notare Nadia Somma, dell’Associazione Demetra donne in aiuto, Lugo. “Ma i tribunali considerano l’ansia dei bambini come frutto dell’ansia della madre, deresponsabilizzando l’autore delle violenze e di fatto non tenendo conto della paura dei minori”.

“L’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica nel 2013, ma dopo quasi 5 anni assistiamo ancora a pratiche giudiziarie che ne ledono le disposizioni”, sottolinea Ulivi. “L’affido condiviso, senza tenere conto dei maltrattamenti del padre verso la madre, vìola l’articolo 31 della Convenzione, mentre le mediazioni del servizio sociale o di altre professionalità che intervengono in ambito giudiziario violano l’art 48 che vieta la mediazione nei casi di violenza”.

Per Daniela Caselli, dell’Associazione Luna che gestisce il centro antiviolenza di Lucca che ha chiesto l’intervento della rete D.i.Re, “questo non è l’unico caso nel territorio, e seppure la sentenza sospenda solo temporaneamente il provvedimento, è un primo importante passo avanti”.

“D.i.Re continuerà a denunciare ogni tentativo di utilizzare la PAS contro le donne che denunciano uomini maltrattanti”, conclude la presidente Palladino. “E speriamo che il dialogo aperto tra la Rete e la magistratura porti nel futuro a un cambiamento”.

D.i.Re Donne in rete contro la violenza, www.direcontrolaviolenza.it


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