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TRIESTE FILM FESTIVAL: focus ‘Wild Roses’ sulle cineaste tedesche

TRIESTE FILM FESTIVAL: focus ‘Wild Roses’ sulle cineaste tedesche

Dal 19 al 27 gennaio 2024, la 35. Edizione del TFF: 13 titoli per 13 autrici anticonformiste. In programma il nuovo film di Margarethe Von Trotta.

Mercoledi, 06/12/2023 - Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale e, da oltre trent'anni, rappresenta un osservatorio privilegiato su cinematografie, autrici ed autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.

Quest’anno la manifestazione, giunta alla sua 35. edizione, si terrà dal 19 al 27 gennaio ed il tradizionale appuntamento con ‘Wild Roses’, la sezione del Trieste Film Festival che ogni anno fa il punto sulle cineaste di un Paese dell’Europa centro-orientale, dopo Polonia, Georgia e Ucraina (le cui cinematografie sono state evidenziate negli anni passati) sarà dedicata al cinema tedesco, con una selezione – realizzata a cura della Executive Director della Berlinale Mariëtte Rissenbeek – degli sguardi femminili più interessanti della Germania contemporanea.

In programma 13 titoli di altrettante autrici: si tratta di film spesso premiati in giro per il mondo, ma anche di opere meno note, in grado di svelare nomi (ancora) da scoprire per il pubblico italiano, che – come afferma Nicoletta Romeo, direttrice artistica del Trieste Film Festival – «ci mostreranno un Paese moderno, inclusivo, multiculturale e lontano dagli stereotipi».

A guidare la delegazione tedesca sarà Margarethe von Trotta, ospite a Trieste per presentare il suo nuovo film, ‘Ingeborg Bachmann – Journey Into the Desert’ (presto nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired). Un’autrice simbolo del Neuer Deutscher Film, Leone d’oro a Venezia nel 1981 con ‘Anni di piombo’, testimone insieme a Ulrike Ottinger (di cui si vedrà ‘Paris Calligrammes’) di una generazione di maestre di cinema ancora in piena attività.

Altri nomi familiari al pubblico dei Festival internazionali saranno protagoniste del ‘Wild Roses’ 2023: Maren Ade, la rivelazione di Cannes 2016 che col suo ‘Vi presento Toni Erdmann’ fece conoscere al mondo un’attrice straordinaria come Sandra Hüller; Valeska Grisebach e Angela Schanelec, con i loro lavori più recenti (rispettivamente ‘Western’, visto sulla Croisette nel 2017, e ‘Music’, migliore sceneggiatura all’ultima Berlinale); Maria Speth, Orso d’argento per ‘Mr. Bachmann and His Class’, e Maria Schrader, Premio del pubblico agli European Film Awards con ‘Stefan Zweig: Farewell to Europe’; Emily Atef con il suo ritratto di un’inedita Romy Schneider in ‘3 Days in Quiberon’.

E ancora, il talento cosmopolita di Ana-Felicia Scutelnicu (‘Anishoara’) e Ayse Polat (‘In the Blind Spot’), e l’audacia di Nicolette Krebitz (‘Wild’), Nora Fingscheidt (‘System Crasher’) e Frauke Finsterwalder (‘Sisi & I’).

«Wild Roses rappresenta una vera ispirazione - spiega Mariëtte Rissenbeek - pensando a cineaste anticonformiste e coraggiose, e a film che mi stimolano, divertono ma che trovo anche difficili o scomodi. Non c’è rosa senza spine».

Il focus ‘Wild Roses’ è stato realizzato con il sostegno di German Films, Goethe-Institut Rom e DeutschZentrum Triest.

Altra sorpresa del Festival è il manifesto della 35. edizione, firmato dal fotografo ucraino Oleksii Furman, e dedicato allo sguardo dei più piccoli: sono loro infatti, capaci di uno sguardo che spesso noi adulti non riusciamo più ad avere, i protagonisti dell’opera, portatori di quel modo di essere e di vedere che trova gioia anche laddove non esiste, spontaneamente capace di resistere e dotato della magia dell’unico ‘filtro bellezza’ davvero importante.

Angelina e Vadym, pur essendo due bambini di Karpylivka, un paese a soli 2 km dal confine della zona contaminata e off limits di Chernobyl, giocano infatti spensierati nel fiume sotto casa, guardando naturalmente al cielo, verso l’alto, e in qualche modo verso il loro e nostro futuro.

L’immagine del fotografo ucraino Oleksii Furman (i cui lavori sono stati pubblicati da TIME, New York Times, Washington Post, Al Jazeera America, 6MOIS, Der Spiegel, The Guardian, De Standaard e Financial Times) folgora chi la vede per la sua preziosa componente di fiducia e speranza, catturata attraverso uno scatto che coglie l’inesorabile e potente richiamo all’energia e alla vita e che ha la forza di sprigionarsi naturalmente, il più delle volte a dispetto dal contesto (Concept by Claimax, foto: Oleksii Furman)

Altre informazioni sul sito www.triestefilmfestival.it

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