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Turchia, parlamentare turca a Roma denuncia violazione dei diritti umani

Turchia, parlamentare turca a Roma denuncia violazione dei diritti umani

La presidente Pia Locatelli invita a Roma Safak Pavey: il racconto delle violazioni dei diritti umani. La marcia da Ankara a Istanbul

Mercoledi, 28/06/2017 - Roma, 28 giugno 2017. “Stanno violando le leggi che loro stessi hanno promulgato con una repressione continua che colpisce chiunque si opponga e il silenzio attorno a quanto avviene fa sentire il governo di Erdogan più forte, impunito”. Safak Pavey, parlamentare turca del partito repubblicano d’opposizione (CHP), ha portato la sua dura denuncia al Comitato per i diritti umani della Camera. Invitata dalla presidente Pia Locatelli, ha spiegato la gravità della situazione nel suo Paese a un anno dal fallito golpe. “Lo stato di emergenza che doveva durare solo tre mesi è in vigore ormai da un anno e decine di migliaia di famiglie sono state coinvolte dalla repressione perché con l’Akp e Erdogan il Governo punta a terrorizzare chiunque osi opporsi e a far diventare lo stato di emergenza una condizione ‘naturale’ del Paese”. La parlamentare ha lanciato un appello su quanto sta avvenendo nelle carceri dove sono ammassati in condizioni penose decine di migliaia di oppositori, insegnanti, professori universitari, politici, magistrati, militari, giornalisti, funzionari statali, prigionieri mesi spesso senza sapere neppure di cosa sono accusati: “tutti devono sapere e lo ripeterò ovunque perché per noi è una questione di vita o di morte”. L’on Pia Locatelli capogruppo del Psi e presidente del Comitato Diritti umani della Camera, nel corso della conferenza stampa organizzata dal gruppo PSI, è intervenuta sottolineando che “le continue e ripetute violazioni dei diritti umani nella Turchia di Erdogan sono inaccettabili. Dal colpo di Stato dello scorso 15 luglio sono stati licenziati 3979 giudici e pubblici ministeri e circa 150mila dipendenti pubblici, tra cui insegnanti, accademici e giornalisti; oltre centomila persone sono state incriminate, 50.987 gli arrestati, tra cui 159 giornalisti. Sono stati chiusi 158 media, tra cui sessanta stazioni televisive e radiofoniche, 19 giornali, 29 case editrici e cinque agenzie di stampa. 13 deputati, 83 sindaci, mille dirigenti di partito di opposizione, il Partito repubblicano del popolo che è rappresentato in Parlamento con 59 deputati, sono stati arrestati”. Obiettivo dell’invito a Roma e dell’audizione alla Camera di Safak Pavey è fare in modo che “l’Italia e l’Europa facciano sentire la loro vicinanza ai cittadini e alle cittadine turche e che i media occidentali diano notizia di quanto sta avvenendo, visto che la stampa libera in Turchia è stata messa a tacere”. Impegno di Locatelli sarà partecipare “all’ultima tappa della marcia per la giustizia e per lo stato di diritto che sta portando centinaia di migliaia di persone da Ankara a Istanbul”.

Durante la conferenza stampa Mariano Giustino, corrispondente di Radio radicale dalla Turchia, si è collegato per raccontare in diretta la protesta pacifica in corso “‘Il popolo, il diritto, la giustizia’, sono queste le tre parole sui cartelli che alzano i manifestanti in marcia da Ankara a Istanbul per una

disobbedienza civile di massa, per una protesta non violenta contro un governo violento che usa lo stato di emergenza per fare una repressione di massa contro chiunque si opponga”. Giustino ha ricordato che la marcia è nata per protestare contro la “condanna a 25 anni di reclusione al deputato d'opposizione del CHP, Enis Berberoglu. Una marcia che lungo la strada ha raccolto decine di migliaia di persone e che avanza in un clima molto bello nonostante le provocazioni dei sostenitori di Erdogan. È piena di coppie con i bambini che spiegano che sono in marcia proprio per il futuro dei loro figli”. Sempre in diretta Giustino ha spiegato: “siamo al quattordicesimo giorno, abbiamo già percorso 250 chilometri e ce ne restano 140. Saremo un milione, dicono gli organizzatori, ma intanto nonostante il silenzio imposto ai media dal Governo, cresce la solidarietà. Ha aderito anche Luis Ayala, il segretario generale dell’Internazionale socialista. La marcia si concluderà davanti al carcere di Maltepe, un luogo simbolico perché è lì che è imprigionato Berberoglu”. (immagine tratta dal sito http://www.avantionline.it).

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