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USA, morti di parto: tutte le vittorie di Serena - di Federica Gentile

USA, morti di parto: tutte le vittorie di Serena - di Federica Gentile

Negli States รจ alta la percentuale di morti da parto. E aumenta per le donne di colore (www.ladynomics.it)

Lunedi, 10/09/2018 - Quanto ci piace Serena Williams che fa un simbolico dito medio alla direzione degli Open francesi che critica la sua tutina da supereroina indossando un bel tutù nero. E ci piace quando arriva seconda agli US Open, ma sostiene e supporta la vincitrice, dopo aver avuto scambi piuttosto bellicosi con l’arbitro.

Dietro all’atleta straordinaria, e alla tutina – necessaria per evitare la formazione di emboli polmonari – c’è però molto di più.

C’è la storia di un’atleta multimilionaria che a momenti lasciava le penne dopo aver partorito la sua bambina. C’è l’effetto cumulativo di razzismo e sessismo che fa sì che, quando la Williams si è sentita male dopo aver partorito la sua bambina non sia stata immediatamente presa sul serio dal personale medico. Grazie alla sua insistenza, è stato poi confermato che effettivamente la situazione era piuttosto seria.

Sfortunatamente, la situazione di Serena Williams – non essere prese sul serio riguardo a problemi di salute e rischiare la vita (o morire) partorendo - non è una realtà poi così rara negli USA, il paese con il più alto tasso di mortalità materna tra i paesi cosiddetti “sviluppati “(18 morti per 100,000 nascite) per non parlare delle circa 50.000 donne all’anno che convivono con gravi problemi di salute post parto.

Nell’ambito di un panorama già preoccupante, la probabilità per le donne afroamericane di morire di parto è di circa 3-4 volte superiore a quello delle donne bianche. A New York la probabilità sale a 12 volte la probabilità di morire di parto delle donne bianche. 12 volte.

Cosa c’è dietro a questo quadro desolante? Ci sono vari fattori: innanzitutto, anche per via di un sistema sanitario privato, le donne americane in generale arrivano al parto in uno stato di salute non ottimale, soprattutto se sono povere, e non hanno l’assicurazione sanitaria. Le donne afroamericane in particolare, tendono ad essere più povere delle donne bianche e quindi si accentua il problema. In molte comunità oltretutto non c’è l’accesso a strutture sanitarie in prossimità, e quindi questo impatta la possibilità di ricevere cure fondamentali in tempi brevi.

(E qui facciamo un attimo di pausa per permettere a chi legge dall’Italia o dall’Europa e ha la mutua, sia pure sgangherata, di baciarsi i gomiti.)

Non solo, negli USA il tasso di cesarei è di circa il 32%, una percentuale ben maggiore di quella raccomandata dall’OMS che sarebbe del 10%-15%. Il cesareo, per quanto necessario, è comunque una procedura chirurgica che può comportare una serie di rischi seri, sia per la madre che per il bambino/a.

Al di là di fattori socio-economici, un fattore importante che influenza la possibilità di morire di parto per le donne di colore, è il razzismo. E non sto parlando “solo” del razzismoimplicito o esplicito nell’ambito del sistema sanitario, dell’infermiere o della dottoressa bianca che pensa che le donne afroamericane siano più “resistenti al dolore” o più ribelli e si lamentino di dolori immaginari, ma del razzismo che subiscono in una società in cui ora più che mai i sentimenti razzisti biechi, di pancia sono legittimati dall’attuale presidente in giù. Vivere in una società razzista comporta un livello di stress che a sua volta può portare a problemi cardiaci e a problemi di saluti cronici, come il diabete, che in una gravidanza possono portare a gravi complicazioni.

Da notare, inoltre, che le milionate di dollari di Serena Williams (che “vale” sui 150 milioni di dollari, pare) non sono un fattore protettivo contro il razzismo nel sistema sanitario e fuori. E neppure il livello di istruzione di una neo madre, se afroamericana, la mette al riparo da discriminazioni nel momento in cui il personale medico deve prendere decisioni relative alla salute della paziente – contrariamente a quanto accade per le donne bianche.

Serena Williams ce l’ha fatta, e la sua tutina è un po’ il simbolo della sua vittoria più importante: sopravvivere e trionfare da afroamericana, nel ventunesimo secolo.
Articolo pubblicato in Ladynomics il 10/9/2018


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