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Un papa conservatore ma illuminato

Un papa conservatore ma illuminato

- Le idee e il cammino di Francesco in una Chiesa cattolica che guarda al futuro, tra cambiamenti possibili e fedeltà alle tradizioni. Rimangono spinosi i capitoli sul ruolo delle donne, sull’aborto, sull’omosessualità

Stefania Friggeri Martedi, 22/12/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2015

In un organismo plurisecolare e radicato nella tradizione come la Chiesa cattolica - che non sopporta modifiche accelerate ma piuttosto deve adattarsi a cambiamenti parziali, a spostamenti graduali - le riforme sono lente. Papa Bergoglio ha introdotto una novità che è stata subito riconosciuta ed apprezzata: l’attenzione alla vita concreta e reale, in particolare alla vita degli umili e dei poveri; e, contemporaneamente, ha denunciato con fermezza le responsabilità del liberismo selvaggio (“ questa economia uccide”) che, come lui stesso ha potuto vedere quando viveva in Argentina, riempie gli agglomerati urbani delle periferie di esseri sofferenti che la società ha scartato.

Di qui la sua insistenza nel denunciare la “cultura dello scarto”: vengono scartati i poveri, gli anziani, i malati, chi è rimasto solo, i bambini sfortunati. Inclinazione verso il comunismo? No, Bergoglio lo ha detto più volte: secondo la dottrina sociale della Chiesa l’umanità può trovare riparo alle sofferenze nel dono che il ricco offre al povero, nella reciproca solidarietà. In questi due primi anni di pontificato, inoltre, il Pontefice, che si è presentato come “vescovo di Roma”, pare intenzionato ad alleggerire la struttura di una Chiesa rigidamente monarchica e romanocentrica incoraggiando il decentramento e il contributo dei laici affinché diventino dei soggetti attivi e collaborativi, non dei passivi destinatari del “verbo”. Infine per noi italiani c’è una buona notizia: finora non c’è stata da parte di Francesco nessuna insistenza sui “valori non negoziabili” e forse con lui si conclude la stagione ruiniana della CEI che interviene apertamente nella politica del paese, sia attraverso iniziative tese a fermare leggi contrarie alla morale cattolica, sia attraverso la promozione di norme che sembrano scritte Oltretevere, come la legge 40.

Dopo aver chiuso la finestra che il Concilio Vaticano II aveva aperto perché entrasse l’ossigeno dei pensatori osteggiati dagli ultraconservatori, la Chiesa cattolica appariva un piccolo grande impero attento a conservare se stesso, i suoi privilegi e il suo potere mondano, incurante del numero dei fedeli in declino a causa della secolarizzazione in Europa e della competizione con le varie chiese e gruppi religiosi “fai da te” in America Latina. Ma il messaggio pastorale di Francesco potrebbe ridestare lo spirito del Concilio Vaticano II cancellando l’immagine disonorevole in cui è caduta la Chiesa cattolica sia per gli scandali legati alla banca vaticana, lo IOR, sia per quelli a sfondo sessuale dei preti pedofili. E tuttavia sui temi oggi più controversi (la sacralità della vita, il celibato dei preti, il sacerdozio femminile, l’omosessualità) Bergoglio ha confermato la dottrina tradizionale della Chiesa anche se, distinguendo fra peccato e peccatore e portando se stesso come esempio del pastore che si lascia impregnare dalla “puzza del gregge”, alle donne che hanno abortito si è rivolto con parole piene di umana comprensione per confermarle nell’immagine di una Chiesa madre vicina a chi soffre, incline a perdonare ed a soccorrere i figli, più che a giudicare e a condannare.

Eppure sulla contraccezione e sull’aborto Francesco potrebbe avviare un riesame dal momento che la condanna proclamata nell’enciclica “Humanae vitae” deriva da un gesto di assolutismo da parte di papa Paolo VI, che ha ignorato le conclusioni innovatrici espresse dalla commissione che aveva ricevuto il compito di studiare il problema. Un atteggiamento monocratico e gerarchico che Bergoglio pare voler abbandonare preferendo agire in concerto col collegio episcopale quale semplice “primus inter pares”.

Quanto all’omosesualità, dentro la Chiesa è rumorosa la presenza di coloro che non la intendono come una variante naturale della sessualità, ma la interpretano come un disordine mentale e sessuale caratterizzato da un desiderio malato nei confronti dei minori. E temono (sinceramente?) che il riconoscimento delle unioni civili, compreso il matrimonio fra due persone dello steso sesso, diventi la rottura di una diga che mette a rischio il dovuto rispetto verso i bambini. Anche in questo caso Francesco si mostra aperto ed umanamente disponibile ad accogliere tutti nella casa del Signore (“chi sono io per giudicare?”), ma contemporaneamente non dimentica di essere il custode della storia plurisecolare e della dottrina rigorosa della Chiesa.

Anche sull’altro tema cui la Chiesa cattolica ormai non può sfuggire, e cioè quello del ruolo delle donne, Bergoglio si mostra un conservatore trascurando la risoluzione della stessa Pontificia Commissione Biblica che, nel 1976, ha concluso che non esistono impedimenti scritturali all’ordinazione sacerdotale delle donne. Anche le teologhe femministe, appoggiate dal cardinale Martini, sulla base delle loro ricerche sostengono che su questa strada non c’è alcun ostacolo di tipo teologico. Infatti in tutto il mondo cattolico ha fatto molto rumore lo scontro aspro fra la curia vaticana e la gran parte delle suore statunitensi che, riunite nel LCWR (Leadership Conference of Women Religious) erano state per anni al centro di un’indagine avviata da Ratzinger per verificare la presenza di errori dottrinali e di posizioni “radicalmente femministe”. Francesco, come i papi che lo hanno preceduto, loda molto le doti femminili, anzi, dopo averlo auspicato, ha lui stesso nominato delle donne in ruoli di grande responsabilità.

Sui cosiddetti “temi sensibili” dunque Bergoglio ha parlato da “figlio della Chiesa” fedele alla tradizione, senza dire una parola di condanna, ma neppure di sostegno, verso le richieste di chi vuole introdurre dei cambiamenti dentro la Chiesa cattolica. Infatti, dovendo fare i conti non solo con le forze ultraconservatrici del mondo cattolico, ma anche col clima culturale in cui ha vissuto e si è formato, su certi argomenti, comprensibilmente, Francesco si ritrova frenato di suo.

Forse papa Francesco è un conservatore che apre al futuro.

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