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Un uomo che sa raccontare le donne

Un uomo che sa raccontare le donne

Intervista a Fabrizio Romagnoli, regista teatrale

Sabato, 31/12/2011 - Ho visto lo spettacolo “Fino alla fine” poco tempo fa al Teatro Due a Roma, all’interno della rassegna Sguardi Svelati, dedicata a storie di donne. Mi ha colpito molto questa favola noir, in cui due belle ragazze, si amano senza dirselo mai, fin quando una delle due scoppia, lasciando dietro di sé un’amicizia a pezzi e un finale che rimane aperto. Il regista è un uomo, Fabrizio Romagnoli, e mi ha stimolato proprio questo. Un uomo che racconta così bene gli stati emotivi di due donne che si amano. Fabrizio Romagnoli è drammaturgo, attore e regista teatrale. Ha recitato con le più importanti Compagnie di giro italiane e fra i tanti spettacoli cui ha preso parte possiamo ricordare: “Arlecchino servitore di due padroni”, “Sogno di una notte d’estate”, “A Chorus Line”, “West Side story”, “Ti Jean e i suoi fratelli”. Ha lavorato in cinema e in televisione. Fra i tanti cast: “Il Generale Dalla Chiesa”, “Giorgione da Castelfranco" e "Sulle tracce del genio”. Fra i suoi testi: “Fino alla fine”, “Lei… Lui… Loro…”, “Una lunga attesa”, “Aggiungimi” e “L’angelo della morte”. “Fino alla fine”, “Lei… Lui… Loro…” e “Una lunga attesa” sono pubblicati dalla casa editrice “Demian Edizioni” con il titolo “Teatro contemporaneo”. Fabrizio, reduce dall’enorme successo dei suoi recenti laboratori teatrali, al Teatro Valle di Roma, e all'Auditorium di Sant'Apollonia a Salerno, ha incontrato la redazione di Noidonne per raccontare il suo modo di intendere la drammaturgia contemporanea.



ti sei ispirato ad una storia reale della quale hai una memoria personale viva, hai fatto un collage di storie o le due protagoniste, con i loro tratti sono del tutto frutto della tua "immaginazione"?



La storia di Fino alla fine si ispira a un periodo della mia vita, un mio vissuto. L'universo femminile mi ha sempre affascinato e attratto sia come uomo e sia come spettatore di vicende e fatti vissuti in prima persona. I due personaggi "Laura e Maura" rappresentano per me l'insieme di un unico mondo che appartiene solo al genere femminile. Alcune cose sono, ovviamente, di pura immaginazione e devo ammettere che in alcuni momenti, quando stavo scrivendo il testo, i personaggi erano così forti e presenti che "urlavano" nella mia mente! La loro possessività, morbosità e profondità mi hanno scosso... mentre scrivevo le ultime righe ricordo che scoppiai a piangere. Credo e spero che "Laura e Maura" possano arrivare al pubblico in questo modo: scomode e cattive perché insicure, buone, piene di amore che spinto all'eccesso rasenta l'odio.

Ogni volta che vedo Fino alla fine, mi sembra di vedere un film, anche essendo teatro, ovviamente. Spero di suscitare questo anche nello spettatore perché vorrei tanto rendere il teatro più cinematografico, se così si può dire. Nel senso che per me è un buon modo per riportare la gente ad avere un nuovo interesse al teatro. Tutti i miei testi tendono a questo, fa parte di me.



Cosa ti affascina di più, da uomo, dei rapporti al femminile?



I rapporti al femminile, secondo me, sono più profondi in tutti i sensi. Le donne quando si odiano, si odiano veramente, senza limiti, e così vale anche per l'amore e per l'amicizia. La sensibilità femminile ha più sfaccettature ed è attenta anche ai più piccoli dettagli. L'intelligenza poi, di alcune donne, può essere talmente acuta e geniale da meritare il porto d'armi.



Credi che le donne arrivino aldilà del sentire maschile?



Credo fermamente che alcune donne (quasi tutte!!!) abbiano, come dire: "una marcia in più" rispetto agli uomini (tutti!!!).

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