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Venezia chiama, Roma risponde: la “Marcia delle Donne e degli Uomini scalzi

Venezia chiama, Roma risponde: la “Marcia delle Donne e degli Uomini scalzi

Un ‘iniziativa solidale che ha visto coinvolte molte città italiane, dal Nord al Sud, passando per il Centro Italia per chiedere un’accoglienza degna per gli uomini, donne e bambini che hanno abbandonato il loro Paese per un futuro migliore.

Sabato, 12/09/2015 -
Roma. Erano circa duemila. Uomini, donne e bambini, associazioni della società civile (tra queste anche le ragazze della Carovana Femminista e quelle della coordinamenta romana che le ha accolte in questi giorni e di cui Noidonne fa parte) sono partiti venerdì pomeriggio dal centro Baobab di via Tiburtina per la "Marcia delle Donne e degli Uomini scalzi"ispirata alla camminata di speranza che migliaia di migranti hanno condotto da Budapest a Vienna per cercare asilo e accoglienza in queste ultime settimane. A Roma l’iniziativa è stata lanciata dal coordinamento "Amici del Baobab", composto da volontari e attivisti che da mesi stanno sostenendo il centro per rifugiati, diventato punto di riferimento per migliaia di migranti, in maggioranza eritrei ed eritree, che transitano da Roma in attesa di poter raggiungere la Germania ed il Nord Europa e, al tempo stesso, per i migranti che vivevano in alcuni campi improvvisati in alcune zone della Capitale sgomberati in estate. Nonostante la pioggia, il corteo pacifico, partito intorno alle 17.30 dal centro Baobab è arrivato alla stazione Tiburtina, luogo simbolico del viaggio del migrante e della migrante, e la manifestazione di solidarietà si è poi è conclusa nella strada antistante la struttura con una grande festa, in segno di fratellanza e di rispetto per la cultura e le tradizioni di ogni popolo.



Anche Noidonne era lì, come parte della coordinamenta romana per l'accoglienza della Carovana Femminista, e per raccogliere le testimonianze di alcune donne presenti alla marcia con l'intento di rendersi utili, in qualche modo, alla causa dei migranti. “Ero indecisa se venire o meno, ma alla fine sono qui. Credo che non si possa voltare lo sguardo quando si tratta di vite umane” ci dice Giulia 18 anni, fresca di diploma. Le fa eco la mamma, la signora Luisa “Volevo esserci anche io e stare qui a fianco di mia figlia. Sto seguendo con attenzione quello che sta avvenendo, a casa ci ritroviamo a parlare di tutto questo. Ho sempre cercato di aiutare chi avesse bisogno e credo che un’iniziativa del genere possa aprire le menti, soprattutto di quelli più ottusi che si chiedono perché i profughi vengono in Italia e chiedono aiuto, quando nelle mani poi hanno un Iphone. Andiamo oltre a questo pensiero distorto. Domandiamoci invece cosa può significare lasciare la propria casa ed intraprendere un viaggio della speranza a piedi scalzi con poche cose racimolate alla bene e meglio. Sono persone come noi e devono essere rispettate”.



Come Luisa e Giulia anche altre persone la pensano allo stesso modo. Giovanna 43 anni, assistente sociale ci dice “Se dobbiamo aspettare che le cose cambino in Europa siamo ben messi. Un conto è la politica ed un conto è quello che si può fare nell’immediato. Ecco questo è un esempio chiaro che se le persone vogliono veramente operare un cambiamento, seppur minimo, lo possono fare. Oggi prima di unirmi alla marcia ho portato beni di prima necessità al centro. Passate di pomodoro, pasta, spazzolini e dentifrici. Ho raccolto anche alcuni vestiti che non mettevo da tempo e che invece di invecchiare nell’armadio, possono essere di aiuto a qualcuno in questo momento”.



“Basta poco per aiutare. Qui chiedono indumenti, biancheria intima, scarpe in buono stato. Mi chiedo chi non ha qualcosa da donare. Vengo qui da un mese e la cosa che mi ha più colpito è vedere i bambini piccoli con il sorriso stampato sul volto. Ecco questo ci deve far riflettere. Io sono una madre e sono convita che se mi trovassi nelle condizioni in cui si trovano i migranti anche io partirei. È meglio tentare di partire e sperare in un futuro migliore che morire dove la guerra, la povertà e la fame hanno la meglio” ci dice Laura venuta insieme al marito ed il figlio Giacomo di tre anni. 



La manifestazione che è nata dall'appello dei maggiori esponenti del mondo cinematografico e culturale italiano in occasione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, con l'idea di chiedere tre necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali, quali la certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e regimi dittatoriali, accoglienza degna e rispettosa per tutti, chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, e la creazione un vero sistema unico di asilo in Europa che superi il regolamento di Dublino.

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