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Violenza di genere: le Istituzioni rispondono?

Violenza di genere: le Istituzioni rispondono?

25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne: presentazione ricerca Telefono Rosa

Mercoledi, 25/11/2009 - Si è svolta stamane, durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Conferenza Stampa promossa dall'Associazione Telefono Rosa, alla quale erano presenti alcuni rappresentanti delle Istituzioni governative e delle Forze di Polizia e dell'Arma dei Carabinieri. Il tema della conferenza la risposta delle Istituzioni alle violenze di genere, traendo spunto dalla ricerca condotta da Telefono Rosa insieme all'Istituto per le Ricerche Internazionali Archivio Disarmo “Voci dal Silenzio”: una ricerca qualitativa su 50 donne, sia italiane che straniere, vittime di violenza, a cui è stato chiesto un parere sulle prestazioni delle Istituzioni sanitarie, dei servizi sociali e delle forze armate, alla loro richiesta di sostegno e supporto. Prima di entrare nel vivo della conferenza, la parola è stata data alla Professoressa Rauti, Capo Dipartimento alle Pari Opportunità, che ha lodato il lavoro dell'Associazione Telefono Rosa che da anni, porta avanti progetti di formazione del personale sanitario e delle forze armate con grande zelo e ottimi risultati. La Rauti ha poi sintetizzato brevemente il lavoro del Governo nella lotta alla violenza di genere: il sostegno a 50 centri anti-violenza presenti sul territorio nazionale, l'uscita entro fine anno di un nuovo bando per la presentazione di progetti per il supporto alle donne vittime di violenza, l'imminente approvazione del Piano Nazionale anti-Violenza sostenuto dal Ministero dell'Interno. Dopo questo intervento istituzionale la parola è passata al Dottor Battistelli, Presidente dell'Archivio Disarmo che ha presentato la metodologia della ricerca e le conclusioni a cui si è giunti. Il risultato della ricerca è ambivalente: mentre gli operatori sanitari sono stati promossi a pieni voti per la sensibilità e l'adeguatezza delle risposte fornite a queste donne in grave difficoltà, le risposte dei servizi sociali (ovvero le prestazioni a carico delle amministrazioni locali: case-accoglienza, opportunità occupazionali, sportelli di aiuto e sostegno psicologico) e delle forze di Polizia (spesso poco sensibili e/o sensibilizzate persino di fronte a situazioni di violenza di genere grave e conclamata) sono state giudicate non sempre adeguate ed efficaci. I rappresentanti delle forze dell'arma, intervenuti durante l'incontro di stamattina, hanno sottolineato il loro impegno nella risoluzione dei vari casi di violenze perpetrate ai danni di donne (e spesso anche di minori), ma hanno ribadito la necessità di un'azione di formazione capillare che non riguardi soltanto gli alti vertici dell'arma o le unità specializzate, ma che sia diretta agli operatori di strada e al personale delle pattuglie, spesso i primi a venire in contatto con situazioni di emergenza e violenza. E' stato sottolineato anche il lavoro di rete che Polizia e Carabinieri portano avanti nella convinzione che un'azione condivisa sia una strada efficace ed efficiente nella risoluzione dei casi. L'ultimo intervento del Primario del Pronto Soccorso del Policlinico Casilino nel quale in questi giorni Telefono Rosa sta ultimando con successo un percorso di formazione per il personale medico e paramedico. Il Primario ha ricordato le molte facce della violenza, spesso legata a fenomeni di povertà ed esclusione sociale, riconoscendo che le risposte negli ospedali sono spesso inadeguate o non del tutto efficaci. Ha ribadito l'importanza della formazione e ha annunciato la presentazione da parte della SIMEU Lazio, Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza, di un accordo quadro che garantisca degli standard garantiti in tutti gli ospedali della Regione e delle procedure universalmente applicate per favorire la cura e l'assistenza alle donne di tutto il territorio locale.

Seppur le Istituzioni sembrano aver capito ormai l'importanza delle pratiche condivise, della rete e della sensibilizzazione di fronte a casi così gravi che riguardano attualmente una donna italiana su tre, è mancato un preciso riferimento alla prevenzione delle violenze e a concetti come educazione sessuale e culturale, tassello fondamentale nella lotta per un'uguaglianza di genere che non sia soltanto legislativa ma reale, unica strada per una diminuzione dei casi di violenze che continuano ad essere troppe e trasversalmente diffuse.

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