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VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

NO MORE! Stand up for my right, Convenzione che unisce tutte le principali associazione di genere per presentare al Governo Monti proposte concrete in materia abusi sulle donne, femminicidi, stupri.

Domenica, 14/10/2012 - Proposte concrete e non effimere dichiarazioni intervallate da appelli e indignazioni che si sciolgono in vane promesse. Proposte concrete da consegnare al Premier Monti in vista della verifica del Piano Nazionale Antiviolenza che dopo due anni non ha raggiunto nessun risultato. E' NO MORE! Stand up for my right, convenzione nazionale contro la violenza maschile promossa da UDI, Casa Internazionale delle Donne (Roma), GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome), Telefono Rosa, DIRE (Donne in Rete contro la violenza), piattaforma CEDAW (che riunisce organizzazioni e persone singole tra cui la Fondazione Pangea), Giuristi Democratici, Be Free, Differenza Donna, Le Nove, Arcs-Arci, ActionAid, Fratelli dell’Uomo. Tante associanii insieme per ribadire al Governo che in questi ultimi anni non solo non si sono raccolti risultati, ma che lo Stato è assente e che sono urgenti provvedimenti concreti di sostegno e di prevenzione.

"Sono oltre cento le donne massacrate dall’inizio dell’anno - osservano le promotrici -, non serve mettere la maschera e nasconderci dietro belle parole, se a queste non seguono azioni vere. Il fatto è che ad oggi non sappiamo quante violenze domestiche o stupri o femminicidi sono stati commessi. I comitati di monitoraggio del “Piano Carfagna” non hanno funzionato, ci si basa sulla cronaca dei giornali delle donne ammazzate, le istituzioni non danno numeri ufficiali, in un paese civile è semplicemente vergognoso. Considerando poi che i venti milioni di euro stanziati nel 2006 sono stati spesi, ma non si sa bene, né come, nè quanti di preciso, ad esempio, in prevenzione, allora tutto questo diventa allarmante". L’appuntamento per ribadire alle istituzioni che è arrivato il momento di prendere sul serio il fenomeno attraverso misure concrete è per il 25 novembre in occasione della giornata mondiale contro la violenza, giornata in cui si convocheranno a Roma e in tutte le città italiane mobilitazioni e incontri istituzionali.

Il fatto che la donna in Italia non abbia ruoli importanti in molti ambiti decisionali e che debba faticare il doppio rispetto agli uomini per guadagnare la metà è un fatto tollerato da una società che sembra abituarsi a tutto e nello stesso tempo è squalificante per un paese all'apice del contesto europeo, e questo ci deve riflettere e farci reagire. Ma che poi il numero di donne uccise superi la soglia di una su  su tre allora vuol dire che nessuna istituzione a nessun livello vuole aprire gli occhi e rendersi consapevole di quello che sta avvenendo nella nostra società e di quanto siano allarmanti i dati e le esperienze che stanno insanguinando le nostre strade e le nostre case da nord a sud. Perché, diciamocelo pure, un tempo si poteva dire che soprattutto a sud o dove c’era l’arretratezza, la povertà, la disperazione diventavano il contesto in cui tutto poteva accadere dalle violenze sessuali alle violenze fisiche sia sulle donne adulte che sulle bambine, e la nostra coscienza in qualche modo trovava sollievo nell’avere una giustificazione di tipo ambientale, sociologico, antropologico. Ma ora? Ora che i numeri parlano di un maggiore aumento al nord, e che non ci sono differenze di classe o economiche, ma che la violenza riguarda soprattutto i contesti di in cui le donne sono più libere di scegliere della propria vita, ora che l’Italia è purtroppo attraversata da notizie di donne maltrattate e uccise e che il loro numero sembra arrivare da un fronte di guerra. Ora come la mettiamo? dove possiamo nascondere la nostra coscienza? Un fenomeno che aumenta dove aumenta l’emancipazione, le donne che lavorano, che si rendono autonome o che si separano con più facilità è lì che il fenomeno è in crescita, proprio a ribadire un concetto di possesso e di subordinazione al potere del maschio. E le istituzioni come possono ignorare una sconfitta di questo genere: è come se la donna sia sottomessa e schiavizzata al volere di una società che calpesta la sua intelligenza, le sue competenze e qualità. E questa è una società malata ed essa stessa sconfitta nelle sue maglie più importanti. Un fenomeno che è cresciuto in modo allarmante negli ultimi cinque o sei anni che ha reso necessario in Europa una chiara e precisa presa di posizione e a cui l’Italia si deve adeguare. Una donna che denuncia rimane da sola perché in Italia non ci sono politiche attive per prevenire le violenze nelle case o negli altri ambiti. Molti dei casi delle donne uccise erano morti annunciate, perché tanti, troppi casi finiscono in prescrizione. E’ ora di cambiare, è ora di voltare pagina.

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