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Vita e morte di Diana Spencer nel libro della giornalista Annalisa Angelone

Vita e morte di Diana Spencer nel libro della giornalista Annalisa Angelone

Per la prima volta vengono svelati al pubblico italiano documenti e retroscena sulla vita e sulla tragica morte della principessa nel libro di Angelone, autorevole giornalista e attenta analista di Diana e della sua tragica fine

Giovedi, 31/08/2023 - È stato presentato il 30 agosto 2023 a Benevento il libro della giornalista campana Annalisa Angelone, che è originaria proprio del capoluogo sannita e da molti anni lavora a Rai3 Campania, di cui è uno dei volti più noti. “Diana: vita, morte e misteri” è un bel libro edito da Polidoro, che racconta una serie di retroscena mai svelati sulla vita e sulla morte della sfortunata principessa Diana d’Inghilterra, morta tragicamente a soli 36 anni il 31 agosto del 1997 a Salpêtrière di Parigi. Fu un incidente d’auto, secondo quanto affermato dalla versione ufficiale, oppure c’è dell’altro?
La giornalista Angelone, attraverso un lavoro che scava tra documenti mai esaminati prima e che svela al pubblico italiano molti aspetti sconosciuti di tutta la vicenda, si colloca dalla parte dei “dissidenti” e non della versione ufficiale.
Non un libro per signore, dunque, ma una inchiesta a 360 gradi su quello che è uno dei più grandi misteri di cronaca della nostra epoca.
Ottimamente presentata dal giornalista Antonio Tretola, Angelone ha detto: «Il libro viene presentato qui a Benevento, nella mia città, per darmi la carica per il futuro, e la data scelta non è casuale, perché Diana morì nella notte compresa tra il 30 ed il 31 agosto del 1997. Inoltre, voglio ricordare che già nel 1999, due anni dopo quel tragico evento, Città-Spettacolo ne fece una commemorazione con uno spettacolo di Giuseppe Patroni Griffi. Leopoldo Mastelloni interpretava il ruolo della regina Elisabetta». «L’interesse per questa vicenda nasce dal fatto che io vengo dal giornalismo politico - ha aggiunto Annalisa Angelone che, a proposito dell’incidente d’auto nella galleria che costò la vita a Diana ha anche detto - Bisogna ricordare che per attentare alla vita di Slobodan Milošević fu messa in piedi una messa in scena simile, con la necessità di avere sul luogo dell’incidente una galleria».
La notte in cui Diana perse la vita viaggiava insieme al suo compagno, l’imprenditore egiziano Dodi Al-Fayed, del quale era incinta. In quella zona di Parigi quella notte le telecamere stranamente non funzionavano, i vetri dell’auto non erano oscurati (come tutti quelli delle auto che trasportano personalità) e l’autista era “ubriaco come una spugna” (come dicevano gli inglesi). Può essere stato il flash di un fotografo a causare l’impatto mortale, visto che i signori dai caschi integrali che inseguivano l’auto non erano neppure fotografi?
In realtà, Diana temeva per la sua vita e raccontava alle sue amiche di questi suoi timori. La casa reale – che, dopo la scomparsa di Diana, non proclamò neppure un giorno di lutto e si chiuse in un riservato silenzio – attribuiva questa previsione alle paranoie di donna divorziata.
Diana era diventata un personaggio troppo popolare in tutto il mondo, per via del suo impegno umanitario e della sua campagna contro le mine anti-uomo, al punto da essere invisa anche agli Stati Uniti.
In suo intenso bisogno di spiritualità, unito al suo profondo senso della giustizia e ad una speciale attenzione per gli anziani e gli ammalati, l’avevano fatta avvicinare a Madre Teresa di Calcutta e l’avevano anche portata ad organizzare un viaggio a San Giovanni Rotondo, sulla tomba di Padre Pio, di cui era devota.
Annalisa Angelone nel suo libro per la prima volta in assoluto fornisce le prove documentali dell’organizzazione di questo viaggio, che avrebbe dovuto svolgersi proprio nel 1997, prima di morire, e che invece non fu mai compiuto per qualche misterioso motivo.
Quando nel 1985 Diana Spencer venne in Italia, a Roma incontrò il principe Giovannelli, il quale le parlò della fama di santità che già in vita circondava Padre Pio. Diana rispose che ne conosceva la storia e che lo seguiva già da tempo.
Gli inglesi e i figli di Diana, William e Herry, non hanno mai creduto alla versione ufficiale della morte della giovane principessa. I due si sono fatti accompagnare sotto quel tunnel, verificando che, in quel punto, un’auto che viaggia a 105 km e le condizioni della strada, non avrebbero potuto causare alcun incidente.
Per un tragico e triste destino, ha concluso la giornalista, Diana, che si era sempre occupata di portare conforto ad ammalati e persone morenti in case di cura e di riposo, è morta da sola e lontana dalla sua patria, a Parigi, in un anonimo letto di ospedale.

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