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Voce di libertà. La storia di Mahienour El Masry

Voce di libertà. La storia di Mahienour El Masry

Accusata di aver attentato alla pubblica sicurezza durante una manifestazione, Mahienour El Masry è diventata un modello per i giovani e le giovani egiziani che ancora oggi non smettono di combattere per realizzare un Paese migliore.

Martedi, 02/02/2016 -
Alessandria d’Egitto. Dalle sbarre della cella nella quale si trova da maggio 2015, Mahienour El Masry, continua a far sentire la sua voce. E questa volta lo fa in occasione del quinto anniversario della Rivoluzione del 25 gennaio 2011 con una lettera pubblicata sulla pagina di Facebook creata in favore della sua scarcerazione.



"Siamo ancora in cammino per costruire una società umana e giusta" scrive Mahienour che continua “abbiamo fatto degli errori. A volte siamo stati sconfitti, ma non abbiamo mai smesso di essere speranzosi”, rivolgendosi a tutti gli egiziani e le egiziane che sono scesi in piazza in questi anni al grido di pane, libertà e giustizia sociale. Non c’è solo rabbia nelle parole della giovane attivista per i diritti umani. C’è anche il dispiacere per un cambiamento che a stento si è realizzato a cinque anni di distanza da quel fatidico 25 gennaio.



Nonostante gli sforzi, è assente la libertà di pensiero e di espressione ancora oggi. Ogni oppositore viene messo a tacere con arresti e processi farsa. In realtà si tratta di una situazione che si protrae dal 2014, anno in cui, secondo le stime governative, quattordici mila persone sono state arrestate. Numero che sale a quarantuno mila arresti, se si prendono in considerazione i dati del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani, secondo quanto riporta Amnesty International nel 2015Da allora, migliaia di uomini e donne, ragazzi e ragazze egiziani stanno ancora scontando una pena inflitta per aver manifestato od aver espresso un’idea contraria a quella del governo.



D’altronde questo è quello che è successo all’avvocata Mahienour El Masry, al giornalista Youssef Shabaan ed all’avvocato Loay Mohamed Abdel Rahman, tutti e tre condannati ad un anno e tre mesi di reclusione per accuse che non hanno nulla a che vedere con un Paese democratico. Imputati di aver diffuso la paura tra i cittadini e di aver attentato alla sicurezza, e per questo incarcerati, in realtà i tre hanno esercitato nel 2012 uno fra i più basilari diritti democratici, quello cioè di manifestare liberamente e pacificamente.

Prendendo parte ad un corteo pacifista, organizzato davanti alla stazione di polizia di Al Raml ad Alessandria con l’intenzione di chiedere la scarcerazione di tutte le persone recluse ingiustamente nei mesi precedenti, la ragazza e i due ragazzi segnano di fatto l’inizio del loro calvario giudiziario.



Un calvario giudiziario che almeno per quanto riguarda Mahienour El Masry non ha spento la sua speranza nel futuro e la sua forza di continuare a lottare. “La rivoluzione è ancora in corso. E non si fermerà per una persona sola. Ma continuerà anche per quelli che verranno dopo di noi, perché le persone meritano il meglio” scrive. Non importa quanto ci vorrà, alla fine la Rivoluzione darà i suoi risultati e lo farà “nonostante un regime autoritario e tirannico che più che pensare al bene del suo popolo ,bada al proprio profitto economico”.

La lettera si conclude poi con il ricordo di Shaimaa al-Sabbagh, altra vittima innocente dei venti di libertà e di giustizia mai placatisi in Egitto, uccisa l’anno scorso da un colpo sparato dalle forze di polizia per disperdere la manifestazione pacifista alla quale la donna avevano preso parte insieme al marito per ricordare le vittime del 2011 e denunciare l’autoritarismo governativo.


Foto: Cairo Post

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