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Yuri Bashmet e I Solisti di Mosca a Roma

Yuri Bashmet e I Solisti di Mosca a Roma

Università di Roma per celebrare il 100° Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre

Mercoledi, 15/03/2017 - Martedì 14 alle ore 20,30 nell’Aula Magna della Sapienza di Roma si è celebrata la ricorrenza del 100° Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre insieme a un caloroso pubblico e alla favolosa orchestra I Solisti di Mosca diretta da Yuri Bashmet. I brani scelti per l’occasione non potevano lasciare indifferenti sia per il grande valore dei compositori sia per la straordinaria interpretazione dell’orchestra. Accanto a nomi quali Georgy Sviridov, con Sinfonia da camera op.14 per archi, Sergej Prokof’ev, con Vision fuggitive op.22, Alfred Schnittke, con Concerto “For Three” per violino, viola, violoncello e archi, Dmitrij Sostakovic, con Sinfonia da camera op.110, spicca il nome di un’italiana, Silvia Colasanti, con il suo Preludio, Presto e Lamento, in una prima esecuzione romana. Applauditissima dal pubblico romano ma già nota per i suoi straordinari successi internazionali. Una composizione scritta appositamente per Yuri Bashmet - per la sua viola-, di forte lirismo e invenzioni melodiche soprattutto nel Lamento, dove l’anima russa che caratterizza i brani rappresentati sembra quasi appartenerle.

Yuri Bashmet è considerato come uno dei massimi musicisti viventi e ha ispirato molti compositori quali ad esempio Alfred Schnittke che compose Concerto “For Three” appositamente per Rostropovic, Bashmet e Kremer. Coloro che hanno avuto la fortuna di seguire il Festival “Elba Isola Musicale d’Europa” diretto da Yuri Bashmet e George Edelman conoscono la grandezza dei maggiori talenti musicali di fama mondiale. Festival a rischio, da quanto si dice, per ristrettezze sia di ordine amministrativo sia culturali. Le amministrazioni cambiano e all’arte si preferiscono forse scelte populistiche. Fortunatamente invece l’Istituzione Universitaria dei Concerti con le stagioni musicali offre un’opportunità importante per la tutela della cultura.

L’orchestra I Solisti di Mosca nasce con la scelta dei migliori laureati del Conservatorio di Mosca e si esibisce dal 1992 in tutto il mondo. Spiccano i nomi della prima viola, Nina Matcharadze, del primo violoncello Alexei Naidenov, del contrabbasso, Maxim Khlopiev, del primo violino, Andrei Poskrobko.

Il percorso musicale scelto da Yuri Bashmet per questo concerto mette in relazione i due momenti decisivi che segnano la storia musicale della Russia sovietica, dopo la rivoluzione d’ottobre, dal ’17 al ’53, cioè dalla massima tensione con un violento attacco al “formalismo” occidentale fino alla riabilitazione della libertà creativa. L’artista più penalizzato fu Prokof’ev che morì nel marzo del ‘53 a meno di un’ora di distanza da Stalin, mentre Sostakovic ebbe il tempo per una giusta riabilitazione. Sviridov, un suo allievo, influenzato dal Canto tradizionale della Chiesa Ortodossa, è anche popolarissimo in Russia per i suoi lavori.

Difficile sintetizzare la carriera e il talento di Yuri Bashmet in poche righe, solo guardandolo dirigere o sentendo suonare la sua viola si può subito intuire la grandezza dell’artista, che riesce a partecipare tutta la profondità di sedimentazioni archetipiche dell’arte. L’amore per l’arte coincide con l’amore per il destino che la vita riserva ai più grandi, a coloro che sacrificano la vita comune con tutte le sue comodità, per donare emozioni a chi ha il coraggio di cogliere anche la spiritualità che si può esprime con la musica ad altissimi livelli.

Tra le affettuose ovazioni del pubblico gratificate con un bis –Polka-, molto interessante il commento del musicista Giovanni Paolo Palamara: “A me piace molto la musica del ‘900 seppur di non facile ascolto e piena di dolore. Però esplora terreni nuovi con squarci lirici ineguagliabili. Come se il conflitto che vivessero gli artisti si rifletta nella contrapposizione di elementi fortemente ritmici, quasi primordiali, e lirici, come a testimoniare l’esigenza profonda di canto”.

Il dolore è una tappa inevitabile della vita, soprattutto della coscienza dell'uomo. La musica è troppo importante come testimonianza storica e l’eredità del ‘900 dovrebbe renderci responsabili di fronte alle generazioni future. Il rischio che qualsiasi governo totalitario o cultura dominante sradichi l’essere umano dal contatto con la natura è sempre presente anche nelle semplificazioni della realtà e dell’arte. Nel nostro Paese l’insegnamento della musica non è considerato nella formazione didattica e questo è un gravissimo errore.

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