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Zoé Gatti de Gamond e l'utopia fourierista, ultimo libro di Fiorenza Taricone

Zoé Gatti de Gamond e l'utopia fourierista, ultimo libro di Fiorenza Taricone

Comunità utopiche nella prima metà di un Ottocento visionario: Zoé Gatti de Gamond, seguace (critica) di Fourier. Recensione di Maria Chiara Mattesini

Venerdi, 26/04/2024 -

Zoé Gatti de Gamond: pedagogista e scrittrice politica, nata nel 1806 e morta 1854 a Bruxelles, contemporanea e seguace critica di Charles Fourier. Nel 1847 è nominata ispettrice delle scuole femminili della capitale belga, dove fonda e dirige, su suo progetto, anche due scuole gratuite, una per le operaie adulte, l’altra per giovani ragazze, destinate all’insegnamento. Pubblica diversi manuali educativi e una guida per gestire una scuola materna. Riceve una medaglia dalla Société des Méthodes di Parigi per l’ideazione di un nuovo sistema educativo per donne di tutte le classi sociali. Tra le sue opere: La condizione sociale delle donne nel XIX secolo, del 1834; Des devoirs des femmes et des moyens les plus propres d'assurer leur bonheur, del 1836. Nel 1838, a un anno dalla morte di Fourier, pubblica Fourier et son système; nel 1840 dà alle stampe Réalisation d'une commune sociétaire: d'après la théorie de Charles Fourier; nel 1848 pubblica Organisation du travail par l'éducation nationale e nel 1847 Pauperisme et association, l'opera riassuntiva del suo pensiero.

È un'altra figura femminile che Fiorenza Taricone mette in dialogo col pensiero maschile e femminile del suo tempo, la prima metà dell'Ottocento: un periodo visionario, possiamo definirlo, uno straodinario laboratorio politico dove maturano e vengono messe in pratica le idee del socialismo utopico. Ed è proprio questo uno dei primi elementi su cui merita porre l'attenzione, per la fascinazione e l'esempio che ancora può rappresentare in termini di solidarietà, generosità e cura: la realizzazione, nei primi dcenni di questo secolo, di comunità utopiche, esperimenti che vedono coinvolte anche molte donne, fra cui la stessa Zoé Gatti de Gamond. Comunità che, pur nelle differenze, hanno scopi non solo materiali – e questo “non solo” è affatto scontato in un periodo in cui le conseguenze della rivoluzione industriale hanno reso non più procrastinabile la soluzione di quella che da allora è stata chiamata “questione sociale” –, ma, in linea con i dettami delle più antiche utopie, hanno la finalità di irrobustire lo spirito di socialità e fratellanza. Qualche esempio: nel 1840, in Lombardia, Cristina di Belgiojoso, sulla scia delle idee saintsimoniane, fonda una piccola comune, una sorta di esperimento pedagogico-riformista: un ospizio per raccogliere orfani e istruirli. Ancora prima, nel 1825, la scozzese Frances Wright, fra le prime utopiste seguaci di Owen, aveva fondato nel Tennessee “Nashoba”, una comunità per ex schiavi che fornisce loro una istruzione e una formazione professionale che anch'essa rispecchia, per certi versi, l'utopia classica: cura dell'istruzione, mensa, alloggi condivisi. Nello stesso anno, Robert Owen fondava “New Armony”, nello stato dell'Indiana, una comunità di 800 persone col fine di realizzare un esperimento di socialismo utopico. Nel cuore dell'Europa invece, a Citeaux, in Francia, Zoé Gatti de Gamond fonda la sua colonia fourierista nel 1841. Pensiamo, infine, a quella sorta di comunità utopica che è stata la comunità di San Leucio, vicino alla Reggia di Caserta, citata dalla stessa Zoé nel suo libro "Fourier et son système" a riprova che le idee fourieriste possono essere realizzate. Nata nello stesso anno della Rivoluzione francese per iniziativa del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, le basi della sua costituzione erano quelle della falange: uguaglianza, solidarietà, previdenza sociale, istruzione obbligatoria, parità fra uomini e donne. Sembra un paradosso, ma la fascinazione di queste utopie sta proprio nella loro realizzazione pratica: nella loro concretezza, che ha dato origine a una trama di influenze positive destinate a durare nel corso del tempo.

Altro punto, collegato a questo primo, è il concetto di autenticità, dell'essere autentici, autentiche: espressioni che ricorrono spesso nelle opere di Zoé Gatti de Gamond. "Autenticità": termine della cui pregnanza si riesce ad avere maggiore consapevolezza pensando, invece, alle contraddizioni, numerose quanto stupefacenti, che si riscontrano in molti grandi pensatori maschili, che, peraltro, tali rimangono. Contraddizioni che già Fiorenza Taricone aveva fatto emergere nel suo precedente lavoro, "Manuale di pensiero politico e questione femminile", edito nel 2022. Si pensi a Rousseau che, a dispetto della sua affascinante prosa, non è stato un esempio di coerenza fra capacità di analisi politica e comportamento nella vita privata. Oppure, ancora, consideriamo Montesquieu il quale, pur avverso al dispotismo, non ha condannato, in quest'ultimo, le condizioni in cui erano costrette a vivere le donne. Tendenze che sono inserite in una corrente anti-egualitaria di origine piccolo-borghese molto radicata nella cultura francese, che da Rousseau e Restif de la Bretonne attraverso l'esperienza giacobina arrivano fino a Proudhon. «L'uomo – scrive Zoé Gatti de Gamond – non deve rivestire il ruolo così vile, così basso, così falso di seduttore; la donna non deve più degradarsi per la necessità umiliante di farsi sposare; tutti e due possono essere del tutto sinceri e autentici nelle loro relazioni».

Scrivevamo, all'inizio, di dialogo, che Fiorenza Taricone, nei suoi decenni di studio, ha ricostruito con pazienza e tenacia. Un dialogo che, in alcuni casi, rappresenta anche un vero e proprio «viaggio delle idee fra Vecchio e Nuovo continente», come si è espressa Fiorenza Taricone parlando a proposito di un'altra figura femminile da lei studiata, Margaret Fuller, la prima reporter americana donna che segue, appassionandosi, le vicende della Repubblica romana. Sempre, comunque, si tratta di donne autentiche, appunto, che vivono con coerenza le proprie idee, rischiando in prima persona, per cause anche non proprie, come è stato il caso, ad esempio, della Fuller. La voce di Zoé Gatti de Gamond e delle donne in generale non è una risposta "a" – una risposta, in questo caso, al pensiero maschile –, ma è anche una presa di parola "per": per proporre una propria visione politica, una propria idea di organizzazione sociale. Ed è un "per" che i molti studi di Fiorenza Taricone ci restituiscono pienamente. Zoé Gatti de Gamond prende parola, innanzitutto, per inserire in una diversa prospettiva la questione dell'emancipazione femminile, che è causata dalla miseria, legandola alla priorità di una riforma delle regole economiche: è la miseria, scrive più volte nelle sue opere, che bisogna prima di tutto eliminare, confermandosi come una delle scrittrici politiche che nella prima metà dell’Ottocento fa della questione morale una questione politica e non più solo filosofica e pedagogica. Prende parola, poi, per spiegare la "sua" idea di utopia. Ed è singolare che più volte si premuri di allontanare da sé il rimprovero di "utopista e sognatrice". Pensiamo, del resto, alle "utopie avverate", come le definisce Fiorenza Taricone, che sono state la costruzione di un tunnel sotterraneo tra la Francia e l'Inghilterra e il taglio del canale dell'Istmo di Suez per iniziativa di alcuni saintsimoniani. Prende parola, inoltre, per confrontarsi col pensiero di Claude-Henri Saint-Simon, di Robert Owen, oltre che con quello di Fourier, prendendo da ognuno le distanze, ma riconoscendo loro il merito di aver fissato l'attenzione sulla questione sociale, con il fine di migliorare le condizioni di vita della classe lavoratrice, la più numerosa e la più povera. Dal maestro Fourier, di cui pure riconosce l'ideazione di una dottrina che lei stessa definisce «scienza esatta» e «magnifica applicazione del principio cristiano della carità e della fraternità», la dividono le diverse concezioni, tra loro collegate, della donna, della morale e della religione. Certamente, se Zoè Gatti de Gamond, in linea con Fourier, riabilita le passioni e l'amore come sentimento che innalza e purifica l'anima e se concorda sulla parità tra uomo e donna, meno può concordare sul fatto che quest'ultima, una volta adulta, diventi libera di contrarre vincoli amorosi della più diversa natura e avere figli con partners diversi. La libertà dei costumi sessuali, prevista da Fourier è, come scrive Fiorenza Taricone, «un nodo» per Zoé Gatti de Gamond, la quale prende le distanze da innovazioni brusche in ambito morale e religioso e tratteggia una precettistica morale che alla libertà di comportamenti teorizzata da Fourier sostituisce lo spirito di sacrificio e di abnegazione, la modestia, la purezza, l'innocenza, la grazia, il pudore. La critica a Fourier le permette di delineare la sua idea di donna. Il suo destino è certo quello di essere sposa e madre, ma, proprio per questo, deve avere una cultura e una istruzione adeguate e deve possedere i lumi della ragione. L'istruzione e l'educazione – i fils rouges che sostengono il pensiero di Zoé Gatti de Gamond – sono alla base di ogni prospettiva di miglioramento e di emancipazione, in linea con quanto già sostenuto da Mary Astell, Mary Wollstonecraft, M.me Roland. L'istruzione, però, serve a garantire libertà individuale e sociale: non si parla, infatti, di libertà politica. In definitiva, conclude Taricone, Zoé Gatti de Gamond «riserva alle donne un ruolo indiretto fondato sulla forza dell'esempio e in grado di influenzare indirettamente i gestori della res publica». Pur presentando alcuni elementi di modernità, Zoé Gatti de Gamond non va oltre il ruolo della mère éducatrice, della mère civique e della mère républicaine. Come si è già detto, per Zoé Gatti de Gamond la questione preliminare, prioritaria rispetto anche ai diritti politici, è quella della miseria e della sua eliminazione.
Maria Chiara Mattesini

Fiorenza Taricone, Zoé Gatti de Gamond e l'utopia fourierista, edito da Pacini Editore nel 2023

 


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