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Gli adolescenti e l'amore al tempo della pillola del giorno dopo

Gli adolescenti e l'amore al tempo della pillola del giorno dopo

Il no delle istituzioni ecclesiastiche ai corsi di educazione sessuale nelle scuole sempre più appare come un macigno scagliato contro il bisogno degli adolescenti italiani di vivere consapevolmente e responsabilmente la propria sessualità.

Giovedi, 13/01/2011 - Gli adolescenti e l’amore al tempo della pillola del giorno dopo







In questi giorni sono stati resi pubblici i dati relativi all’utilizzo della “pillola del giorno dopo” (da non confondere con la c.d.486) e si è evinto dalle statistiche che il 55% delle circa 370.000 confezioni vendute viene acquistato da ragazzi tra i 14 ed i 19 anni.. Ad una lettura superficiale di tale ricerca consegue che gli adolescenti italiani ricorrono a tale farmaco perché non adottano altre soluzioni per prevenire gravidanze indesiderate. Approfondendo i dati, difatti, si rileva che il 27% non usa alcun anticoncezionale, il22% utilizza il metodo del coito interrotto, il 27% ricorre al preservativo ed il 18% alla pillola. Risulta alquanto evidente che circa la metà dei nostri teenagers non riesce a viver consapevolmente la propria sessualità, perché sia la famiglia che la scuola, come agenzia educative, “ non hanno insegnato il senso di responsabilità nel sesso”(A. Graziottin, responsabile della Sigo, Società italiana di ginecologia ed ostetricia). Basta considerare che si rincorrono tra i giovani delle vere e proprie leggende metropolitane, quali che la lavanda alla coca –cola, al limone o all’aceto possano fungere da anticoncezionale. Senza contare il tam-tam che circola insistentemente sulla circostanza che fare l’amore in piedi riesca a non rendere incinte le ragazze. Appare, quindi, più che necessario educare gli adolescenti italiani ad un approccio cosciente al problema, perché il “far da sé” li porta successivamente a ricorrere alla pillola del giorno dopo, come si desume da un rapporto comparato tra i dati del suo utilizzo con quelli dei giovani che utilizzano il preservativo o la pillola. Tanto più è necessaria un’opera di educazione sessuale nella scuole quanto più si può constatare che, laddove essa si sia svolta, la vendita della “pillola del giorno dopo” si è ridotta del 4,7%. In un paese normale si perseguirebbe siffatta strada, che andrebbe a completare o a sostituire, nella peggiore delle ipotesi, l’educazione data nell’ambito familiare. In Italia no, sono decenni che ci si imbatte in un muro di gomma contro cui rimbalza qualsivoglia tentativo di corsi di tal genere che abbiano valenza obbligatoria, perché inseriti nei programmi scolastici quale elementi necessari allo sviluppo della personalità dello studente. Basta andare indietro nel tempo e ricordare le polemiche su Lupo Alberto, quale sinonimo di preservativo, o ai giorni attuali, anzi attualissimi, e rimarcare l’attacco del Pontefice ai suddetti corsi di educazione sessuale, rei, a suo dire, di ledere la fede. Un macigno, un grosso macigno si è così abbattuto sulla scuola pubblica, perché è chiaro che i pasdaran della politica nostrana rispetteranno il comandamento dell’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche e continueranno a comportarsi di conseguenza. L’istituzione-Chiesa sempre più dimostra di non saper leggere la realtà, perché, affermando che i giovani non devono seguire tali seminari, determina che essi si trovino di fronte ad un bivio: o non devono far l’amore, oppure devono accettare che ad un rapporto sessuale possa conseguire una gravidanza. Quanta è lontana questa posizione ideologica da quel mondo giovanile che per il 55% ricorre alla “pillola del giorno dopo”, cioè a quelle giovani donne che ingurgitano sostanze chimiche per non rimanere incinte. Dov’è il sentimento cristiano della pietas, che induce ad essere vicino a chi ha bisogno, a meno che non si deneghi il carattere di bisogno a ciò che porta due adolescenti ad avere rapporti sessuali. Sta di fatto che i giovani italiani continueranno a far l’amore e l’ istituzione ecclesiastica continuerà a perdere l’occasione di stare al passo con i tempi, determinando sempre più posizioni critiche nei suoi confronti. Forse è proprio questo il comportamento contro la fede, intesa non come l’insieme di quei valori assoluti che sono alla base della religione cattolica, ma come impegno a coniugare tali valori con le esigenze ed i bisogni degli uomini e delle donne dei nostri tempi.



Maddalena Robustelli

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