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La vita invisibile di Euridice Gusmão

La vita invisibile di Euridice Gusmão

“Promesse di marinaio”. Da una regia rosso fiamma a un finale grigio, triste e angosciante, dove la cinepresa sbanda...E' comunque un film da Oscar

Lunedi, 30/09/2019 - "La vita invisibile di Euridice Gusmão" 
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media

"Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione" è il romanzo di Martha Batalha da cui il regista brasiliano Karin Aïnouz ha tratto "La vita invisibile di Euridice Gusmao" (trailer), ritratto femminile a due voci, interpretato da Carol Duarte e Julia Stockler e Fernanda Montenegro, unica attrice brasiliana ad essere entrata nella cinquina degli Oscar.

Euridice e Guida sono due sorelle cresciute in una famiglia rigida e conservatrice di Rio de Janeiro. Guida decide di sposarsi all'estero con il suo amante e si ritrova in miseria con un bambino da crescere e la famiglia che le impedisce di vedere sua sorella. Euridice nel frattempo si è annullata totalmente sposando un marito padrone scelto da suo padre, ma non ha mai smesso di amare e cercare sua sorella.

Pur avendo due vite quasi opposte, le due sorelle, divise da un destino ingiusto, non perdono la speranza di potersi ritrovare, e nonostante tutto, trovano la felicità grazie alle persone che le amano.

“È una storia molto semplice – ha dichiarato il regista-, che ha a che fare con la condizione delle donne nel tempo. È un film in cui è sicuramente centrale l’amore e che racconta come questo sentimento sia correlato alla situazione sociale in cui le due protagoniste vivono.”

Molto interessante l’uso del colore all’interno del film. Il regista come lui stesso ha affermato, ha utilizzato dei colori che si adattassero alla vitalità dei personaggi. “Non ho mai avuto il timore di esagerare perché voglio arrivare non tanto alla mente degli spettatori quanto alle loro sensazioni. Era molto importante avere dei colori così vibranti, simili ai personaggi descritti.”

La grande sfida è stata il mettere in scena in digitale, fattore che ha dato una sorta di elettricità ai colori e ha dato forza soprattutto al rosso, una tonalità che Karin Aïnouz ama particolarmente. Una notevole ricerca cromatica e con l’effetto stop focus delle immagini vecchie, curate dalla sapiente mano di Hélène Louvart. con l’obiettivo molto vicino ai personaggi, che palpita con loro.

“Sono un fan della fotografia a colori, - ha continuato Aïnouz - non potrei mai girare in bianco e nero non perché non ami quel tipo di regia ma semplicemente perché non si adatta a me. “

Questo di Karin Aïnouz è un film pieno di sensualità, di musica, di dramma, lacrime, sudore, ma anche un film di crudeltà, violenza e sesso; un film che non ha paura di essere sentimentale, più grande della vita stessa – “ ho voluto un film che battesse con i cuori delle mie due amate protagoniste: Guida ed Eurídice”.

Come ne L'amica geniale, questo è il tentativo di portare al cinema una storia amata dai lettori, di due donne complementari, unite e inseparabili ed è assolutamente riuscito, in una Rio de Janeiro dipinta come una città inospitale fatta di vicoli e prostituzione. A parte l’incipit iniziale pienamente naturale con mare, verde e roccia, solo alcuni panorami qua e la mostrano l’inconfondibile skyline del golfo di Rio, mai così piena di gente e di disperazione e, per certi versi, così simile a Napoli.

L’invisibilità del titolo è proprio il destino della donna: «Mia madre è l’ombra di mio padre» dice a un certo punto Guida che si ribella alle convenzioni.

Euridice ama suonare il pianoforte e ha come unico sogno quello di andare a studiare al Conservatorio di Vienna.

Invece la sorella maggiore di due anni, più esuberante, ama flirtare con i ragazzi e si invaghisce di un marinaio greco con il quale scapperà nel Vecchio Continente, che sembra avere ancora un grande fascino per entrambe.

“Promesse di marinaio”. Guida infatti, rimarrà sola e incinta. Sarà cacciata di casa dal padre (Antonio Fonseca) che considera un onta troppo grande avere una figlia che è una ragazza madre.

Il regista segue così le vite parallele delle due donne che, separate, sembrano essere entrambe destinate all’infelicità.

Le due sorelle continueranno a cercarsi sempre: per tutti gli anni ‘50 e ’60. Guida continua a scrivere lettere alla sorella pensandola a Vienna a condurre una vita da concertista, mentre Euridice ingaggia un detective, per rintracciare la sorella ovunque essa sia.

La pellicola è girata in 16 millimetri, con Euridice vive prevalentemente in interni claustrofobici dove la cinepresa è fissa e con poca profondità di campo, mentre quelli in cui si muove Guida sono più spaziosi, ma minacciosi. Primissimi piani e mezzi busti che escono dallo schermo.

Girato con eleganza, il film poggia le basi su una fotografia interessante e particolare. Montaggio, Fotografia, interpretazione delle/gli attrici/I, musica della colonna sonora, non ultimo il formidabile doppiaggio dal brasiliano, a cura di Monica Pariante, sono in sintonia con la rossa regia.

La storia è ben sceneggiata, eccetto un grave errore finale che nel romanzo non c’è. Le due sorelle dopo questo rincorrersi esasperante non si incontrano.

L’angoscia, così facendo, non finisce al cinema, te la porti dietro e così non va. L’ultima mezza ora è un altro film, è un film grigio e la stessa cinepresa si muove male.
“La vita invisibile di Euridice Gusmão” comunque è stato premiato come miglior film al 72mo festival di Cannes nella categoria Un certain regard ed è candidato a rappresentare il Brasile ai prossimi Oscar.


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