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Dal corteo del 25 novembre, voci in diretta

Dal corteo del 25 novembre, voci in diretta

Dopo la grande manifestazione tutte a casa. Per continuare a lottare per l'autodeterminazione

Martedi, 28/11/2017 - Donne uomini ed anche bambini, insieme hanno camminato in quella che è stata definita “una marea” nel corteo organizzato da Non una di Meno (presentazione) che da piazza della Repubblica è arrivato a Piazza San Giovanni nel tardo pomeriggio. (video) - (video)
C’erano associazioni, collettivi femministi, donne e uomini, insieme per dire un “no” chiaro a ogni forma di violenza contro le donne. (videointervista a Maria Brighi) - (videointervista a Sara Picchi), entrambe di Non una di Meno
“Sono qui perché da donna mi sento chiamata in causa per costruire un mondo migliore per noi e per le generazioni che verranno. Non è pensabile che nel 2017 dobbiamo ancora giustificarci per il modo in cui ci vestiamo. Se indosso una minigonna non significa sì, ci sto - dice Laura, 28 anni -. Non si può più tollerare la violenza contro le donne. Tutte le lotte che sono state fatte in passato, negli ultimi anni sembrano essersi disciolte come neve al sole. Continuiamo ad essere etichettate, accusate di dire o adottare comportamenti sbagliati, quegli stessi comportamenti che spingono gli uomini ad abusare della loro autorità nei nostri confronti. Basta, basta a tutto questo. È chiaro che molte conquiste sono state ottenute, ma ancora molti passi in avanti si devono fare. Siamo più libere rispetto alle nostre nonne e madri ma, sia chiaro, questa libertà è sempre agita in una società maschilista, che ci concede solo qualcosa, un po’ alla volta, sempre pronta a tirare la corda. Le donne lavorano, escono ma, guarda un po’, ancora si continua a decidere per noi. Eppure abbiamo un cervello per pensare, per capire quello che è giusto o sbagliato. Ma evidentemente non è ancora chiaro che siamo degli esseri pensanti”.
Il pensiero di Laura è un po’ il pensiero di tutte noi che eravamo lì, tra amiche. Sì perché bastava guardarsi intorno per capire che non eravamo sole, come tante volte ci siamo sentite. Non c’è da tremare perché 'le donne son tornate'. Noi donne di ogni età e vissuto ci siamo sempre state, e forse è proprio da qui che bisogna ricostruire le basi per una società paritaria.
“Non importa quello che dicono gli altri. Conta quello che pensiamo e diciamo noi” dice Laura che anche quest’anno ha partecipato al corteo insieme alle sue amiche.
E come loro ce ne sono state tante altre. Sorridenti, battagliere e pronte a continuare a lottare non solo nella giornata del 25 novembre, ma sempre.
“Il bello di questa manifestazione è che ogni anno sembra risvegliarsi un orgoglio femminile. E va bene. Ma ricordiamoci che non siamo un fenomeno da baraccone. La violenza contro le donne è una deriva che attraversa il mondo in modi differenti. La manifestazione, i canti, i cori, la festa vanno bene. È tutto bellissimo perché c’è coscienza di quello che viviamo e di quello che proviamo in quanto donne ogni giorno. Ma credo sia importante che tutta questa meraviglia non possa definirsi solo in questi termini. Anzi credo che la cosa più difficile è svegliarci domani mattina e capire come far si che le cose non rimangano come sono. È proprio da qui che dobbiamo cominciare di nuovo, quando i riflettori si spengono ed ognuna di noi ritorna a casa, nella sua quotidianità. Vi dico che non bisogna mai mollare. Dobbiamo continuare a lottare per i nostri diritti, partendo dal basso, iniziando dall’educazione sentimentale nelle scuole, coinvolgendo e facendo sentire parte di questo cambiamento sociale anche i bambini che diventeranno un giorno grandi, e gli uomini” conclude Laura.
Secondo i dati diffusi dall’Istat in occasione del 25 novembre 2017 e presentati sulla base di indagini che hanno preso a riferimento gli anni dal 2014 al 2016, in Italia sono 6,788 milioni le donne che hanno subito almeno una volta nella loro vita qualche forma di violenza. Di queste il 20% ha subito una violenza fisica, mentre il 21% è stato vittima di violenza sessuale.
A questi dati si aggiungono i 3,4 milioni di donne vittime di stalking e l’oltre 1 milione di quelle che hanno vissuto casi di molestie sul posto di lavoro. Per non parlare poi dell’altissimo numero delle vittime di femminicidio: sono state 196 le donne ammazzate nel 2016 e 114 nei primi dieci mesi del 2017. E tutto questo non può che significare che, passato il 25 novembre, dobbiamo continuare a lottare.

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