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1514 Le nuvole non si fermano

1514 Le nuvole non si fermano

"1514 Le nuvole non si fermano" racconta la storia del popolo Sahrawi, in esilio da trentacinque anni nel deserto algerino, in attesa di un referendum di autodeterminazione che risolva la situazione...

Lunedi, 08/03/2010 - DOCUMENTARIO PRODOTTO DA VISUAL LAB CON IL PARTENARIATO DELL’ASSOCIAZIONE EL OUALI PER LA LIBERTÀ DEL SAHARA OCCIDENTALE, DEL COMITATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO DEI POPOLI (CISP), PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE VISIONI TRASVERSALI DI BOLOGNA CON IL PATROCINIO DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA E DELLA PROVINCIA DI FERRARA.



"1514 Le nuvole non si fermano" racconta la storia del popolo Sahrawi, in esilio da trentacinque anni nel deserto algerino, in attesa di un referendum di autodeterminazione che risolva la situazione dell’ultimo paese Africano da decolonizzare. 

Il documentario, diretto da Carlotta Piccinini e prodotto da Umberto Saraceni, è stato girato da una troupe di cinque donne nel mese di Febbraio 2009 e nasce dalla richiesta dell’Associazione El Ouali di documentare la “Sahara Marathon”, richiesta che Visual Lab (Umberto Saraceni, Carlotta Piccinini, Maura Costantini) ha colto, decidendo di autoprodurre il documentario per raccontare oltre la maratona di solidarietà, anche la vita del popolo Sahrawi. 

Il Sahara Occidentale, situato a Nord-Ovest nel continente africano e luogo di origine dei Sahrawi, è stato per lunghi anni una colonia spagnola per interessi principalmente commerciali legati alla presenza di uno dei più grandi giacimenti di fosfati al mondo, alla ricchezza di falde acquifere nel sottosuolo e alla vicinanza della costa, importante risorsa per lo sfruttamento della pesca e per lo sviluppo del turismo. Dopo la decolonizzazione spagnola, il Marocco ha occupato militarmente i territori, rivendicandoli come propri e dando inizio a un lungo conflitto iniziato nel 1976, con ripetute violazione dei diritti umani, terminato solo nel 1991. L’inizio della guerra e la politica di colonizzazione attraverso misure militari, economiche e sociali ha spinto il governo marocchino alla costruzione graduale di un muro difensivo nei territori del Sahara Occidentale, circondato da cinque milioni di mine. Buona parte del popolo Sahrawi ha trovato rifugio in una delle zone più inospitali del pianeta, caratterizzata da un ampio deserto roccioso e da un fiume di sabbia rossa che lo attraversa.

Le popolazioni nomadi Sahrawi ancora oggi sopravvivono nei campi profughi di Tindoüf, in Algeria, solo grazie all’aiuto umanitario internazionale. Sono circa 200.000 i Sahrawi in attesa, da diciotto anni, di un referendum di autodeterminazione (attraverso il quale scegliere tra indipendenza o integrazione al Marocco), come indicato più volte dalle Nazioni Unite a partire dalla Risoluzione Onu n. 1514 (XV) del 1960.

Punto di partenza del racconto è stata la “Sahara Marathon”, un progetto di solidarietà internazionale giunto quest’anno, il 22 Febbraio 2010, alla decima edizione, organizzata dall’Associazione El Ouali di Bologna insieme al Sahara Project Association di Madrid. Duecento persone provenienti da tutto il mondo partecipano, ogni anno, tra tempeste di sabbia e in condizioni di caldo estremo, a una corsa che comprende le distanze di 42 km, 21 km, 10 km, 5 km e la maratona dei bambini. Un evento a cui ha partecipato lo scorso anno (2009) una troupe di cinque donne al fine di raccontare l’emergenza di un popolo e la presenza di un muro difensivo lungo 2.500 km nel deserto del Sahara, del quale ancora oggi i più ignorano l’esistenza.

"1514 Le nuvole non si fermano" racconta la storia del popolo Sahrawi attraverso lo sguardo di una ipotetica maratoneta, metafora della visione dell’Occidente e, dunque, dello spettatore.

La partecipazione della nostra protagonista alla maratona è stata un’esperienza unica non soltanto per raccontare un evento sportivo, che da anni si svolge nel deserto, ma anche e soprattutto per mettere in luce la forza di questo popolo, straordinario nella sua complessità, in una cornice dalla forte connotazione simbolico-narrativa. Fil rouge, la presenza della donna risuona come un eco nei quadri della narrazione, li attraversa quasi senza essere vista, se non dallo spettatore che ne percepisce l’entità silenziosa ma osservatrice. Il suo viaggio ci porta dentro un percorso di consapevolezza sulle condizioni di vita dei Sahrawi e rivela la loro aspirazione a essere finalmente liberi e indipendenti. Alla maratona di solidarietà con il popolo Sahrawi, si aggiungono le inquadrature coi volti della gente del posto, le testimonianze di un popolo che racconta il proprio vissuto e le difficili condizioni di vita nei campi profughi.

Il titolo del documentario si compone di due elementi strettamente interrelati tra di loro. “1514” fa riferimento alla Risoluzione Onu n.1514 (XV) del 14 Dicembre 1960, sulla concessione dell'indipendenza ai popoli e ai paesi sottoposti a dominio coloniale. Questa risoluzione è tuttora attuale, se si pensa agli innumerevoli conflitti etnici presenti su scala globale.

“Le nuvole non si fermano” invece è un diretto riferimento all'identità dei Sahrawi, chiamati anche  “Figli delle nuvole”, proprio perchè, in quanto nomadi, hanno sempre seguito le nuvole, vera e propria guida alla ricerca dell'acqua. Ma “Le nuvole non si fermano” è anche una metafora di quell’irrestibile e inarrestabile moto che spinge chi lotta per ottenere e ritrovare la propria libertà.

Una società, quella Sahrawi, che ha realizzato uno degli esperimenti più interessanti del XX secolo: la costruzione di uno Stato in esilio nei campi profughi di Tindoüf, dove le donne sono le principali responsabili e artefici di un’invidiabile organizzazione. Sono anche e soprattutto loro, le donne, protagoniste di questo racconto, con le danze sensuali e la serenità dei loro volti. Il the è l’intermezzo ritmico della narrazione ma è anche il simbolo dell’ospitalità di questo popolo. È cortesia berne almeno tre bicchieri. Il primo è amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo soave come la morte.

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