Domenica, 13/03/2011 - Forse siamo riuscite a superare la pochezza che da qualche anno, come abbiamo già avuto occasione di dire, caratterizzava la giornata dell’8 marzo, forse quest’anno sono state dette dai media meno banalità, meno ritualità hanno segnato la giornata internazionale della donna. Radio Rai 3 ad esempio ha condotto una intera giornata monotematica con interventi ad ampio spettro e tutti interessanti. Come mi sembra sia stato detto da più voci va dato atto che la giornata del 13 febbraio ha contribuito con una funzione di traino perché è stato un evento che certamente ha risvegliato da uno scoramento diffuso, ha segnato un punto, speriamo di non ritorno, per il mondo femminile e non solo, ingranando una marcia in più. Tuttavia dobbiamo anche considerare che il 13 febbraio con il forte e felice interrogativo che lo ha accompagnato – se non ora quando? – non avrebbe prodotto quella straordinaria esplosione se non ci fosse stato a monte uno stato di esasperazione, indignazione, rabbia, ribellione latenti nell’animo di tante donne e tanti uomini pronti ad accogliere con calore la sollecitazione a fare qualcosa (per salvarsi). E come ci si può salvare se non esponendo la forza eloquente dei corpi, tanti, delle voci, tante e forti, fino a diventare assordanti?
Ecco questo è il problema che ci troviamo ora a dover gestire: far sì che ci sia un 13 febbraio continuo, un 8 marzo continuo, un 13 marzo che dovrà essere altrettanto esplicito e forte. E di lì ancora finché sarà necessario, armate e armati di pazienza e forza.
Per quanto riguarda lo specifico donna, pur se contente della nostra giornata, non sottovalutiamo il senso di alcune espressioni che sono state pronunciate nella circostanza: Il presidente della Repubblica, che pur ha rivolto parole puntuali e serie verso gli interventi che ancora sono lì che aspettano, che aspettiamo, ha sentito il bisogno di dire “basta con la donna oggetto”: ci pensate che abbiamo incominciato quarant’anni fà a gridarlo nelle piazze ? E ancora oggi è necessario ripeterlo.
Susanna Camusso ha sentito – giustamente – il bisogno di precisare che le donne non sono un tema da serie B. ( mi ha ricordato che non so più quanti anni fa avevo scritto, non ricordo dove, non siamo figlie di un dio minore).
Voglio citare a parte, nella giusta evidenza, le parole del presidente del Senato che ha definito la giornata “una festa goliardica”.
E’ chiaro dunque che così stando le cose non ci resta che rimboccarci le maniche e non solo metaforicamente e lavorare, lavorare, lavorare?
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