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A come Adolescenza: l’insostenibile bisogno di identità e ammirazione

A come Adolescenza: l’insostenibile bisogno di identità e ammirazione

Al Giffoni Film Festival il film “Paula”, di Florencia Wehbe: ritratto di un gruppo di ragazze tra anoressia, bulimia e social network

Mercoledi, 20/07/2022 - Sappiamo quanto l’adolescenza sia un’età di cambiamenti, anche fisici oltre che mentali, non sempre facili da accettare per chi li vive, e spesso connessi ad una grande fragilità che, se da un lato può rappresentare una ricchezza in termini di permeabilità e creatività, dall’altra può esporre ragazze e ragazzi a rischi anche molto elevati - oggi accentuati dal potere dei social - in termini di non accettazione e di vergogna, fino al punto di compromettere gravemente la salute o di lasciarsi trasportare da idee suicidarie.

Oggi il desiderio più profondo di ragazze e ragazzi - ma sempre di più anche degli adulti - spesso inseguendo i falsi miti del successo e della bellezza a tutti i costi, è quello di suscitare ammirazione: può risultare intollerabile l'idea di essere considerati brutti, insignificanti, privi di fascino. Alla caduta dell'etica condivisa corrisponde l'enfasi sull'estetica, il potere della seduzione. Ecco perché oggi la paura di essere inadeguati, di non essere all'altezza delle aspettative, di non essere desiderabili, è divenuta la causa più diffusa di sofferenze, soprattutto in un’età delicata come quella dell’adolescenza.

Questi temi, e le loro conseguenze, sono trattati nel film ‘Paula’, secondo lungometraggio della regista argentina Florencia Wehbe, che sarà presentato in concorso e in première europea il 29 luglio al Giffoni Film Festival, nella sezione GENERATOR +13, alla presenza della regista, della co-sceneggiatrice Daniela De Francesco e dei produttori.

‘Paula’ è un vivido ritratto dell'adolescenza di un gruppo di ragazze quattordicenni e di una in particolare: la Paula del titolo. Il film cerca di catturare l'essenza di un'epoca complessa, con personaggi imperfetti, e di mostrare con grande rispetto il luogo oscuro in cui può trovarsi un adolescente con problemi di bulimia e anoressia. Ma rivela anche quanto la virtualità dei social sia pericolosa per tutti, ma ancor di più per la sensibilità dei minori.

Il film racconta la storia di un'adolescente e dei suoi problemi alimentari, una ragazza di 14 anni che inizia a porsi alcune domande sulla sua immagine. Durante tutto il film, viene esplorato il modo in cui Paula sperimenta il rifiuto di alcune parti del suo corpo, il che la porta a indagare sui metodi per perdere peso su Internet. In quel vagabondare per la virtualità, troverà un blog – che fornisce consigli sulle diete e persino istruzioni su come vomitare - in cui creare un profilo anonimo che interesserà lei e il suo intero ambiente di riferimento. All'interno di quel mondo virtuale, condividerà foto e video dei suoi amici, come in un reality, pubblicando ciò che vorrebbe essere senza tener conto del pericolo di esporre quei materiali, finché non accadrà un evento inatteso.

"La pubertà e l'adolescenza sono età difficili, cambiamo molto" - spiega la Wehbe, che ha lavorato sul set insieme al drammaturgo Ricardo Ryser - “ho guidato le ragazze nel percorso di costruzione del personaggio. Nessuna di loro aveva esperienza davanti alla cinepresa, quindi è stata una bella sfida. Le ragazze hanno anche dato molto ai loro personaggi e mi hanno aiutato a capire com'è essere un'adolescente oggi. È stato un lavoro molto personale, abbiamo parlato a lungo e hanno avuto l'opportunità di improvvisare in molte scene, il che ha portato molta freschezza al rapporto tra loro”.

La cinepresa cattura il difficile mondo adolescenziale dal personaggio di Paula, non solo riguardo all'alimentazione, ma anche rispetto ai legami tra genitori e figli, fratelli, amici, amori complicati. Insomma, la regista Florencia Wehbe - con grande rispetto e mostrando i primi piani dei volti, il mondo quotidiano della scuola, le uscite e le conversazioni degli adolescenti - si pone il problema di come mostrare la spirale negativa in cui può trovarsi un adolescente con problemi di bulimia e anoressia.

Paula ha come protagonista Lucía Castro, una giovane attrice sensibile e audace che si insinua nella pelle di questo personaggio: sia lei che le coprotagoniste (Lara Griboff, Julieta Montes, Tiziana Faleschini, Liz Correa) sono tutte esordienti.

“Possiamo ricordare molte pietre miliari della nostra vita con perfetta chiarezza - prosegue la regista parlando del film e della storia che racconta - le nostre prime mestruazioni, il nostro primo bacio, un litigio o un incidente che abbiamo avuto. Situazioni o aneddoti che ci hanno fatto crescere o imparare. Ma qual è stato il momento esatto in cui abbiamo appreso che i nostri corpi non bastano? Quando il nostro aspetto è diventato così importante? Chi ci ha insegnato il concetto di bellezza, quali strumenti ha utilizzato?”.

Secondo la Wehbe, la costruzione degli standard di bellezza femminili è una questione sociale, politica ed economica: pur cambiando nel corso dei decenni, ha sempre l'unico obiettivo di abbatterci e di distruggere a poco a poco la nostra autostima.
“L'oppressione e il danno che il business della bellezza ha inflitto negli anni alla società, in particolare alle donne - conclude la regista - è immenso e irreversibile. ‘Paula’ è un grido disperato, urgente, necessario, è una boccata d'aria fresca, una storia che racconta l'inizio di uno stigma che lascerà cicatrici nel corpo e nella mente, fantasmi che ci accompagneranno per il resto della nostra vita”.

La pellicola, coprodotta fra Italia e Argentina, è stata prodotta per Bombilla Cine (AR) da Fernanda Roca e Dario Mascambroni e per The Piranesi Experience (IT) da Claudio Esposito, selezionato quest'anno come unico italiano tra i giovani produttori europei per l'ACE Mentoring Programme EU 2022. ‘Paula’, ad aprile 2022 è stato presentato al BAFICI di Buenos Aires ottendo vari riconoscimenti (tra cui, il premio FEISAL per il miglior regista under 35 e nomination al miglior montaggio).

Florencia Wehbe: nata nel 1989 a Río Cuarto, nella provincia argentina di Córdoba. Ha studiato cinema a Cordoba, lavorando successivamente come Art Director su diversi set. È stata co-autrice di "Packing Heavy" di Darío Mascambroni (Berlinale 2017). Nel 2019 ha esordito alla regia con il lungometraggio Maybe Tomorrow con cui ha vinto il premio come “Miglior film” al Festival iberoamericano de La Plata, il "Premio del Pubblico" al Festival di Santiago e "Miglior regia" al MAFICI nel 2020. Per la sceneggiatura di Paula, nel 2017 ha vinto il Premio Raymundo Gleyzer e la sezione WIP al Tallinn Film Festival 2021. Il film, prodotto nel 2021 da Bombilla Cine e The Piranesi Experience, è stato presentato in anteprima mondiale al BAFICI 2022, dove Florencia Wehbe ha vinto il premio FEISAL ( assegnato dalla Federazione delle scuole di immagine e suono dell'America Latina) come “Miglior regista Under-35”.

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