Venerdi, 02/07/2010 - E il ministro Brunetta pare proprio avercela fatta! il birbone.
Anche per le donne la pensione arriverà a 65 anni compiuti invece che a 60, e questo già dal 2012.
Sarà perchè sono donna, sarà perchè la questione mi riguarda da vicino, ma la cosa non mi piace per nulla.
Anzi, la trovo una solenne ingiustizia per svariati motivi che ora spiego: innanzitutto i 60 anni di età per poter accedere alla pensione per le donne non lo ho mai trovato un privilegio, nè un vantaggio rispetto agli uomini, come la maggior parte di loro asseriscono e, purtroppo, anche come molte donne - soprattutto giovani - affermano... una voce autorevole è per esempio quella di Emma Bonino, che pure si è più volte distinta in battaglie importanti in difesa dei diritti del genere femminile.
Asserisce che è per adeguarsi alla comunità europea, mi chiedo: perchè dell'Europa dobbiamo assimilare sempre il peggio e mai il meglio? perchè l'Europa non assimila lei quello che di meglio abbiamo noi da proporre?
Anzi, mi correggo e mi spiego meglio: si potrà parlare di parità di doveri quando si sarà elaborata una società talmente evoluta ed emancipata da prevedere e presupporre anche una parità di diritti.
Vado ad elencare:
1) il dovere di "cura familiare" esteso anche agli uomini;
2) la genitorialità non più basata prevalentemente sul concetto di maternità, ma equivalenza tra padre e madre;
3) allattamento esteso anche all'uomo;
4) gestione paritaria della famiglia;
5) crescita sociale uguale, non più differenziata tra bambini e bambine, queste ultime ora spesso allevate al compito di "cura" (cura della casa, cura dei figli, ecc...)
6) cura della casa e tutto ciò che questo comporta esattamente uguale tra uomo e donna, comprese la spesa, le faccende domestiche, il bucato e non solo la gestione economica;
7) stessa possibilità di carriera;
8) le funzioni cosiddette "minori", per esempio uffici di segreteria ecc.. non solo appannaggio quasi esclusivamente femminile, ma anche maschile. Perchè essere sempre comandate?
E quanto altro, che ancora ce ne sarebbe da dire. La gravidanza, il parto e la successiva maternità sono fatiche enormi e richiedono energie eccezionali. Il lavoro di cura è la maggior parte delle volte riservato al cosiddetto "sesso debole" che è, in realtà, sempre di più il "sesso forte", e non si limita al solo accudimento dei figli, spesso dei genitori anziani, del proprio coniuge, ecc...
Tutto questo lavoro extra, legato alle ore lavorative "ufficiali" fa sì che il dispendio di energie vitali sia eccezionale e con poche possibilità di recupero. Quindi, di fronte a tutto questo, il traguardo dei 60 anni è, dalle più, visto come l'approdo alla fine dello “schiavismo” e l'inizio di una vita da pensionata casalinga, con un unico lavoro soltanto e con qualche possibilità di una vita più umana, senza contare che spesso si diventa nonne a tempo pieno, svolgendo quindi un “lavoro socialmente utile”. Non parlo di gratificazioni personali, perchè è argomento a parte, così come non parlo delle donne che oltre alla casa e al lavoro hanno anche attività politiche e sociali o hobby o voglia di dedicare un po' di tempo a loro stesse, che rappresentano una piccola parte del mondo femminile, quello che ha fatto un passo avanti nella evoluzione della specie e del genere femminile, o, per tante, quelle che si gravano di impegni in più che però presuppongono una presa di coscienza di sé e del mondo che ci circonda. No, non parlo di loro, parlo di quella maggioranza "silenziosa" di mamme, casalinghe, lavoratrici, il cui universo, per forza di cose si risolve tra la casa e l'ufficio.
Concludo il mio ragionamento con la valutazione che è ovvio, seguendo quanto detto, che l'innalzamento dell'età pensionabile sia pensabile solo se contemporaneamente si attua un capovolgimento sociale e si comincia a parlare di emancipazione anche maschile e quindi i due processi insieme vanno di pari passo per approdare ad una emancipazione sociale tale che preveda come punto di arrivo la totale parità di diritti e doveri dei due generi che compongono la società stessa.
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