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‘Amazônia’, una mostra, un viaggio, un sogno

‘Amazônia’, una mostra, un viaggio, un sogno

L’imperdibile mostra del grande fotografo, Sebastião Salgado, curata dalla moglie Lélia Wanick Salgado, prorogata al MAXXI fino al 25 aprile

Giovedi, 24/02/2022 - Fra le tante proposte culturali offerte dalla Capitale, alcune sono interessanti ma facoltative, altre necessarie e irrinunciabili, come appunto l’esposizione fotografica ‘Amazônia’, frutto di un lavoro di spedizioni fotografiche e relazioni umane, durato sette anni, portato avanti dal grande fotografo brasi, liano Sebastião Salgado, con la curatela ed il progetto di allestimento mirabilmente studiato dalla moglie dell’artista, Lélia Wanick Salgado, sua compagna di viaggio e di vita, per riprodurre suoni, sensazioni e immagini dell’immenso polmone verde rappresentato dall’Amazzonia, fra cui il fruscio degli alberi, le grida degli animali, il canto degli uccelli o il fragore delle acque. Il 'paesaggio' sonoro è opera del compositore e musicista francese Jean-Michel Jarre.

La mostra, in anteprima in Italia, prodotta dal MAXXI- Museo nazionale delle arti del XXI secolo in collaborazione con Contrasto, conta oltre 200 opere fotografiche, divise fra immagini naturalistiche eccezionali - molte delle quaii vedute aeree - di montagne, fiumi volanti, isole nella corrente (anavilhanas), tempeste ropicali e cascate, raccolte nei luoghi più remoti dell’Amazzonia - che danno il senso della possenza e del mistero di una delle foreste più vaste del pianeta - e stupende fotografie che ritraggono popolazioni native, alcune delle quali solo da pochi anni entrate in contatto con il ‘mondo esterno’ (spesso con gravi conseguenze per i contagi di malattie a loro sconosciute). L'apertura della mostra è stata prorograta fino al 25 aprile.
 
Il principale scopo della mostra è mettere in evidenza come un luogo di così grande importanza per l’ecosistema planetario sia continuamente minacciato ed a rischio di scomparire, insieme alla sua biodiversità, perché intaccato a poco a poco dagli interessi economici che mirano ai suoi spazi ed alle sue risorse. La mostra evidenzia la fragilità di questo ecosistema, mostrando che nelle aree protette dove vivono le comunità indiane, guardiani ancestrali, la foresta non ha subito quasi alcun danno e ci invita a vedere, ascoltare e a riflettere sulla situazione ecologica e la relazione che gli uomini hanno oggi con essa.

“Questa mostra è il frutto di sette anni di vissuto umano e di spedizioni fotografiche compiute via terra, acqua e aria - racconta il maestro - Sin dal momento della sua ideazione, con ‘Amazônia’ volevo ricreare un ambiente in cui il visitatore si sentisse avvolto dalla foresta e potesse immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native. Queste immagini vogliono essere la testimonianza di ciò che resta di questo patrimonio immenso, che rischia di scomparire. Affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione, spetta a ogni singolo essere umano del pianeta prendere parte alla sua tutela”.

Una parte fondamentale della mostra è dedicata alle diverse popolazioni indigene immortalate da Salgado nei suoi numerosi viaggi, come gli Awá-Guajá, che contano solo 450 membri e sono considerati la tribù più minacciata del pianeta, agli Yawanawá, che, sul punto di estinguersi, hanno ripreso il controllo delle proprie terre e la diffusione della loro cultura, ricominciando a prosperare, fino ai Korubo, fra le tribù con meno contatti esterni: proprio la spedizione di Salgado nel 2017 è stata la prima occasione in cui un team di documentaristi e giornalisti ha trascorso del tempo con loro. Oltre alle immagini, poste a diverse altezze e presentate in diversi formati, l’esposizione si sviluppa in spazi rossi e circolari che ricordano le “ocas”, tipiche abitazioni indigene, evocando in modo vivido i piccoli e isolati insediamenti umani nel cuore della giungla.

Sono parte integrante dell’esposizione due sale di proiezione dedicate a due temi differenti: in una è mostrato il paesaggio boschivo, le cui immagini scorrono accompagnate dal suono del poema sinfonico Erosão, opera del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959); nell’altra sono esposti alcuni ritratti di donne e uomini indigeni con in sottofondo una musica appositamente composta dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter.

La visita alla mostra ‘Amazônia’ vuole trasmettere, almeno in parte, la profonda magia che permea la regione amazzonica e le sue popolazioni native, ed offrire ai visitatori un’esperienza intima e profonda capace di accompagnarli anche fuori dalla mostra. Attirando l'attenzione sulla bellezza incomparabile di questa regione, Salgado e Lélia vogliono accendere i riflettori sulla necessità e l’urgenza di proteggerla insieme ai suoi abitanti. La foresta è un ecosistema fragile, che nelle aree protette dove vivono le comunità indigene non ha subito quasi alcun danno. Tutta l'umanità ha la responsabilità di occuparsi di questa risorsa universale, polmone verde del mondo, e dei suoi custodi.

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