Mercoledi, 17/06/2009 - Adele Maria Raffaella Mazzetti e il suo diario sono al centro di una storia vera narrata da Delfina Tromboni, storica femminista e comunista ferrarese, da tempo impegnata nella ricostruzione della partecipazione femminile alla Resistenza. Adele Mazzetti ha appena compiuto 25 anni quando riceve la notizia dell’arresto del suo fidanzato Bruno Tubertini. E’ una donna che lavora e che ha potuto progredire un po’ negli studi -“ha frequentato le scuole medie inferiori” -istruttoria del Tribunale Speciale – “è intelligente e dotata di discreta istruzione”: certo più di tante altre donne del suo tempo e della sua classe sociale. Adele, detta Dileina, lavoratrice, tenace e appassionata, libera e comunista. Quanto basta per finire, alla fine degli anni 30 sotto la lente della polizia fascista, quanto basta per finire identificata come donna di “facili costumi”, ma al tempo stesso come persona che ha agito “solo per amore”. La sua vita potrebbe sembrare quella di una giovane che aspetta il fidanzato finchè arriva la notizia del suo arresto. Dileina sa leggere e scrivere e il giorno stesso dell’ arresto di Bruno misteriosamente comincia il diario, un quaderno rilegato di pelle e tela, con la cronaca di quei giorni di ansia e di attesa, dal primo dicembre 1937 fino al 3 marzo 1938, giorno in cui i suoi racconti si interrompono bruscamente, probabilmente per l’arrivo della polizia. Descrive le sue amicizie, gente che lavora duramente ma che trova il modo di leggere e di scambiarsi libri; ci fa entrare nelle case dove le madri mormorano parole preoccupate per questi figli finiti nelle mani di questure e tribunali speciali. Ma dietro la cronaca dei suoi sospiri di fanciulla, dei suoi sogni, dell’attesa di Bruno e delle sue lettere, le faccende domestiche e il lavoro, un’altra realtà emerge: quella di una repressione brutale, di soffocamento della libertà per uomini e donne che la prudente Adele descrive con efficacia narrando la loro vita quotidiana. Si snoda davanti a noi la resistenza accanita di queste giovani operaie, di studenti, di meccanici e di artigiani, per la propria libertà di pensiero e di critica al regime. “Al momento del suo fermo, tramutato in arresto il 6 marzo 1938, durante la perquisizione della sua abitazione…, insieme al diario le vengono sequestrati I Fratelli Karamazov di F. Dostojevskij e Leggi psicologiche dell’evoluzione dei popoli di Gustav Le Bon. E’ la cifra più interessante nella scoperta che Delfina Tromboni ha fatto quando, in preda ad una “una forte emozione", ha visto uscire dalla busta 605 del Fondo Tribunale Speciale dell'Archivio Centrale di Stato il diario di Adele. “Mi parve subito impossibile lasciare relegate tra la polvere accumulata in quella busta, le figure del diario, figure quotidiane che fanno i conti con la quotidiana brutalità della dittatura fascista». Armando Solmi, il barbiere nella cui bottega si svolgevano riunioni clandestine, Linceo Graziosi, operaio alla Ducati, Claudio Melloni calzolaio e responsabile di zona del partito comunista, Elsa Vanelli operaia, Mario Roveri, il muratore che “provvedeva i compagni di libri e di stampe sovversive”. E’ la testimonianza di un’epoca, è la storia di un mondo piccolo dentro la storia più grande, della classe operaia e dei lavoratori negli anni del fascismo, e degli ideali che sostennero e motivarono un’ intera generazione alla democrazia. Straordinaria nella sua umiltà la vita Adele, nel diario «semplice, affannato e in molti tratti dolente, compilato giorno dopo giorno con scrittura e sintassi incerte, ma sentimenti e determinazione fortissimi», con semplicità/complessità di donna “decisa, inflessibile, perseverante (è lei stessa a scriverlo) col suo ideale”. Emerge la vita di uomini e donne, lavoratori ai quali era mancata la possibilità di studiare e che vivevano la propria stessa militanza con inesausta sete di riscatto. Dal ritratto di Adele lavoratrice attiva nel Soccorso Rosso si coglie così il grado di civiltà della società italiana di quegli anni. Lei risulta “pericolosa” in quanto donna istruita e autonoma, in grado di leggere e scrivere. Con gli stessi e ottusi parametri viene poi rilasciata perché ha agito “solo per amore”, intendendosi in questo modo il suo grado di autonomia da Bruno pari a zero. Il Tribunale Speciale, pur se il suo diario e i libri “proibiti” determinano il suo arresto, non avrà prove per condannarla a pene più severe e sarà liberata: in fondo “ha agito solo per amore”. Una storia d’altri tempi, si dirà, l’immagine opaca e cancellata della donna ideale del regime: figlia ubbidiente, moglie sottomessa, serva instancabile dell’uomo padrone del suo corpo ed anche dei suoi pensieri, “atta a casa e a fare figli per la patria”. Ma quante volte, ancora, nel nostro tempo, dopo più di sessant’anni di democrazia, l’esercizio della propria libertà intellettuale e civile viene negato o misconosciuto alle donne che lo esercitano?
Paola Pellegrini
7 maggio 2009
Per amore, solo per amore
Delfina Tromboni
Nuove Carte, Pagg.110.€10
Paola Pellegrini Per amore, solo per amore
7 maggio 2009 Delfina Tromboni Nuove Carte Adele, per amore e non solo
storia di una magliaia del Soccorso Rosso
Adele Mazzetti e il suo diario sono al centro di una storia vera narrata da Delfina Tromboni, storica femminista e comunista ferrarese, da tempo impegnata nella ricostruzione della partecipazione femminile alla Resistenza. Adele Mazzetti ha appena compiuto 25 anni quando riceve la notizia dell’arresto del suo fidanzato Bruno Tubertini. E’ una donna che lavora e che ha potuto progredire un po’ negli studi -“ha frequentato le scuole medie inferiori” -istruttoria del Tribunale Speciale – “è intelligente e dotata di discreta istruzione”: certo più di tante altre donne del suo tempo e della sua classe sociale. Adele, detta Dileina, lavoratrice, tenace e appassionata, libera e comunista. Quanto basta per finire, alla fine degli anni 30 sotto la lente della polizia fascista, quanto basta per finire identificata come donna di “facili costumi”, ma al tempo stesso come persona che ha agito “solo per amore”. La sua vita potrebbe sembrare quella di una giovane che aspetta il fidanzato finchè arriva la notizia del suo arresto. Dileina sa leggere e scrivere e il giorno stesso dell’ arresto di Bruno misteriosamente comincia il diario, un quaderno rilegato di pelle e tela, con la cronaca di quei giorni di ansia e di attesa, dal primo dicembre 1937 fino al 3 marzo 1938, giorno in cui i suoi racconti si interrompono bruscamente, probabilmente per l’arrivo della polizia. Descrive le sue amicizie, gente che lavora duramente ma che trova il modo di leggere e di scambiarsi libri; ci fa entrare nelle case dove le madri mormorano parole preoccupate per questi figli finiti nelle mani di questure e tribunali speciali. Ma dietro la cronaca dei suoi sospiri di fanciulla, dei suoi sogni, dell’attesa di Bruno e delle sue lettere, le faccende domestiche e il lavoro, un’altra realtà emerge: quella di una repressione brutale, di soffocamento della libertà per uomini e donne che la prudente Adele descrive con efficacia narrando la loro vita quotidiana. Si snoda davanti a noi la resistenza accanita di queste giovani operaie, di studenti, di meccanici e di artigiani, per la propria libertà di pensiero e di critica al regime. “Al momento del suo fermo, tramutato in arresto il 6 marzo 1938, durante la perquisizione della sua abitazione…, insieme al diario le vengono sequestrati I Fratelli Karamazov di F. Dostojevskij e Leggi psicologiche dell’evoluzione dei popoli di Gustav Le Bon. E’ la cifra più interessante nella scoperta che Delfina Tromboni ha fatto quando, in preda ad una “una forte emozione", ha visto uscire dalla busta 605 del Fondo Tribunale Speciale dell'Archivio Centrale di Stato il diario di Adele. “Mi parve subito impossibile lasciare relegate tra la polvere accumulata in quella busta, le figure del diario, figure quotidiane che fanno i conti con la quotidiana brutalità della dittatura fascista». Armando Solmi, il barbiere nella cui bottega si svolgevano riunioni clandestine, Linceo Graziosi, operaio alla Ducati, Claudio Melloni calzolaio e responsabile di zona del partito comunista, Elsa Vanelli operaia, Mario Roveri, il muratore che “provvedeva i compagni di libri e di stampe sovversive”. E’ la testimonianza di un’epoca, è la storia di un mondo piccolo dentro la storia più grande, della classe operaia e dei lavoratori negli anni del fascismo, e degli ideali che sostennero e motivarono un’ intera generazione alla democrazia. Straordinaria nella sua umiltà la vita Adele, nel diario «semplice, affannato e in molti tratti dolente, compilato giorno dopo giorno con scrittura e sintassi incerte, ma sentimenti e determinazione fortissimi», con semplicità/complessità di donna “decisa, inflessibile, perseverante (è lei stessa a scriverlo) col suo ideale”. Emerge la vita di uomini e donne, lavoratori ai quali era mancata la possibilità di studiare e che vivevano la propria stessa militanza con inesausta sete di riscatto. Dal ritratto di Adele lavoratrice attiva nel Soccorso Rosso si coglie così il grado di civiltà della società italiana di quegli anni. Lei risulta “pericolosa” in quanto donna istruita e autonoma, in grado di leggere e scrivere. Con gli stessi e ottusi parametri viene poi rilasciata perché ha agito “solo per amore”, intendendosi in questo modo il suo grado di autonomia da Bruno pari a zero. Il Tribunale Speciale, pur se il suo diario e i libri “proibiti” determinano il suo arresto, non avrà prove per condannarla a pene più severe e sarà liberata: in fondo “ha agito solo per amore”. Una storia d’altri tempi, si dirà, l’immagine opaca e cancellata della donna ideale del regime: figlia ubbidiente, moglie sottomessa, serva instancabile dell’uomo padrone del suo corpo ed anche dei suoi pensieri, “atta a casa e a fare figli per la patria”. Ma quante volte, ancora, nel nostro tempo, dopo più di sessant’anni di democrazia, l’esercizio della propria libertà intellettuale e civile viene negato o misconosciuto alle donne che lo esercitano?
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