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‘Father Mother Sister Brother’: storie di famiglie e relazioni adulte

‘Father Mother Sister Brother’: storie di famiglie e relazioni adulte

Arriva nelle sale il film vincitore del Leone d’Oro a Venezia, dal 18 dicembre distribuito da Lucky Red. Fra le interpreti Charlotte Rampling, Cate Blanchett, Vicky Krieps, Sarah Greene, Indya Moore.

Mercoledi, 17/12/2025 - Dopo aver vinto il Leone d’Oro alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film ‘Father Mother Sister Brother’ di Jim Jarmusch, arriva nelle sale italiane dal 18 dicembre, segnando la prima uscita mondiale della nuova opera del maestro del cinema indipendente americano.

Interpretato da un cast d’eccezione, Father Mother Sister Brother riunisce Tom Waits, Adam Driver e Mayim Bialik (Father), Charlotte Rampling, Cate Blanchett e Vicky Krieps (Mother), Sarah Greene, Indya Moore, Luka Sabbat, Françoise Lebrun (Sister Brother).

‘Father Mother Sister Brother’ è un lungometraggio, attentamente costruito in forma di trittico. Tre storie che raccontano le relazioni tra figli adulti, i loro genitori piuttosto distanti e tra fratelli. Ognuna delle tre parti è ambientata nel presente e ciascuna in un paese diverso. FATHER è ambientato nel Nord-Est degli Stati Uniti, MOTHER a Dublino, e SISTER BROTHER a Parigi. Una serie di ritratti intimi, osservati senza giudizio, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia.

Colpisce, nel film di Jarmush, l’esigenza di raccontare le storie ‘di’ e ‘tra’ madri, padri, fratelli e sorelle, in età adulta, non quando i figli sono ancora piccoli, ma quando hanno già lasciato le famiglie d’origine e vivono ormai da soli o avendo formato le proprie famiglie: è in questo periodo della vita che, spesso, col passare degli anni e l’allentarsi dei rapporti, i nodi di antiche (o nuove) forme di relazione possono venire al pettine.

In effetti, le tre storie raccontate dal film individuano (senza dare giudizi, ma con descrizioni quasi asettiche) grandi solitudini, incapacità di comunicare in maniera autentica e formalismo nei rapporti tra genitori e figlie/i, come nel primo episodio, ‘Father’, in cui fratello e sorella vanno a trovare il padre dopo molto tempo, scoprendo che vuole dare un’immagine di sé dimessa e di quasi povertà ma in realtà sembra nascondere qualcosa (ha chiesto soldi ai figli per aggiustamenti alla vecchia casa dove abita ma non sembra siano stati mai realizzati e si comporta in modo poco chiaro), ed in effetti si vedrà che questo padre nasconde dei segreti, che si riveleranno allo spettatore, ma non ai figli, appena fratello e sorella andranno via finita la visita.

Nel secondo quadro (‘Mother’), ambientato a Dublino, tre eccelse attrici, Charlotte Rampling nel ruolo della madre, scrittrice egoista e formalista all’eccesso, invita e vede una sola volta all’anno le due figlie molto differenti fra loro, Cate Blanchett e Vicky Krieps, e le accoglie in una casa perfetta, con una tavola da tè imbandita (magnifici i colori, gli abiti e la fotografia dell’episodio) e con i ‘suoi’ dolcetti preferiti, dicendosi preoccupata al telefono con la psichiatra per queste figlie ma di fatto non curandosene affatto per 364 giorni all’anno. Le figlie hanno sviluppato differenti modi di reagire, la più giovane racconta bugie a rotta di collo, l’altra si è concentrata solo sul lavoro. Nell’unica giornata all’anno che si vedono, le tre donne parlano del più e del meno senza un vero scambio profondo sulle rispettive vite.

Infine, il terzo episodio, ‘Sister Brother’, che si svolge a Parigi, sembra quello che offre maggiori speranze nelle relazioni: un fratello e una sorella, gemelli di colore, si rivedono dopo molto tempo per chiudere la casa di famiglia, dopo la morte improvvisa degli anziani genitori in un incidente stradale. Tra memorie, fotografie, disegni, i due gemelli rievocano l’anticonformismo e l’amore dei loro genitori, che ha cementato anche il loro stesso affetto, già stretto per il ‘gemellaggio’. Oggetti e carte di famiglia sono racchiusi in un garage, perché tutti, commentano, ‘conserviamo troppe cose’.

“Il mio è una sorta di film di anti-azione - afferma Jim Jarmusch - il suo stile fine e sommesso è costruito meticolosamente per permettere l'accumulo di piccoli dettagli, quasi come fiori sistemati con cura in tre composizioni delicate. La sinergia con i magistrali direttori della fotografia Frederick Elmes e Yorick Le Saux, il brillante montatore Afonso Gonçalves e altri collaboratori frequenti eleva ciò che è nato sotto forma di parole su carta in una forma di cinema puro.”

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