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Altradimora anno 10

Altradimora anno 10

Il decimo anno di attività di Altradimora coincide con i venticinque della rivista Marea: il cammino, le riflessioni, le scoperte...

Giovedi, 22/08/2019 - Letizia, che quest’anno non ha potuto partecipare al seminario di fine giugno ad Altradimora, si congeda così al telefono: ”Quel posto è un alveare che ronza, e il suo rumore operoso e denso ci accompagna tutto l’anno, fino all’incontro successivo. Tanto miele a tutte, Monica”.
Il decimo anno di attività di Altradimora coincide con altre due date per me molto significative: i miei sessanta anni e i venticinque della rivista Marea (celebrati in Sardegna ad aprile). Questa intensità al limite dell’eccesso densa di ricorrenze e passaggi esistenziali di peso non è facile da gestire tutta insieme persino per me, che vivo da sempre in modo affollato: arrivo all’estate caldissima molto rallentata e un po’ dolorante, nel corpo come dell’anima.
La provincia di Alessandria, dove sta Altradimora, è segnalata da giorni come la più torrida del nord ovest: sebbene durante il seminario il caldo ci abbia miracolosamente risparmiate adesso in auto la temperatura, durante la breve sosta al supermercato, è schizzata a 44 gradi. Guardi la cifra segnalata dal termometro e stenti a credere ai tuoi occhi.
Ma la casa è fresca, le sue mura spesse sono la fortezza che mi protegge, gli alberi immobili davanti alla veranda durante il giorno aprono le fronde verso il tramonto e chiacchierano muovendo l’aria, mi raccontano storie litigiose di gazze e pettirossi perennemente in lotta per guadagnare i rami più sicuri e accoglienti.
Rossana dice che quando mi pensa, vecchia e non domata, mi immagina con un libro in mano in veranda, mentre gli alberi parlanti vigilano su di me: spero che il nocciolo, il noce, il faggio, i sambuchi e i tenaci piccoli alberelli da frutta che provano a resistere all’afa ne tengano conto.
Nonostante il pozzetto dell’acqua sia stato spostato, dallo scorso anno, fuori dal cancello e quindi lontano dalla porta d’ingresso la serpe non molla: da chissà quanti anni vi aveva istituito il nido, eleggendo quel buco umido a casa, e quindi continua a lasciare nello stesso punto esatto il suo perfetto e sinuoso simulacro di pelle. Tu sei qui ora, sembra dirmi, ma io c’ero da prima, e sono io l’ospite.
Così, con la feroce ostinazione della memoria ancestrale, mi ricorda che ci sono faccende immutabili nel cerchio della vita nel pianeta: anche se gli umani spostano le cose è l’ordine della natura a vincere, alla fine. Una giovane attivista curda, nei primi anni di attività di Altradimora, aveva raccomandato di non disturbare né uccidere le serpi, perché sono numi tutelari della casa. L’altro giorno ne ho trovata una piccola, immobile, alla fine della prima rampa di scale che dal piano terra portano al primo piano.Nonostante io cerchi in tutti modi a chiudere ogni fessura dalla porta d’ingresso lucertole minuscole e serpentelli appena schiusi sono attratti dai buchi che non riesco a bloccare. Non ci puoi tenere fuori, mi comunicano senza parole.
L’ho fatta uscire, accompagnandola con la scopa alla porta d’ingresso, senza danneggiarla. Non ho chiuso occhio tutta la notte, ma finora non si è più ripresentata.
E’ stato un seminario impegnativo, quello di giugno: ragionare sulla prostituzione non è uno scherzo, e la presenza paziente e generosa di Rachel Moran ha reso questo appuntamento una tappa indimenticabile del progetto di officine del pensiero femminista, ancora più significativa perché coincidente con il compleanno a cifra tonda.
L’età media più bassa di sempre, la presenza di molti uomini, il monologo di Franca Rame interpretato da Simonetta Pozzi in gran spolvero, il regalo commovente e tremendamente sofferto, alla domenica, del gruppo di giovani donne di Resistenza femminista, l’alta qualità delle facilitazioni e dello scambio nel dibattito hanno ripagato della fatica organizzativa dei mesi precedenti. Le reazioni a caldo di alcune partecipanti sono nella scia del mio sentire.

Cheyenne: “Non ho compreso cosa volesse dire essere femminista fino a quando non mi sono trovata ad Altradimora.
Condividere, aiutare, parlare, confrontarsi.
Abbassare le difese, l’arco, le frecce e lo scudo.
Togliersi l’elmo, e trovare difronte a te una madre, un’amica, una sorella.
Si perché essere femminista vuol dire avere tante “sorelle di occhi”, tante “sorelle di vita”, tantissime “sorelle di lotta”.
Sul nostro fronte ci sono tantissimi corpi sparsi a terra, altri già sotterrati.
Poi ci siamo noi, corpi martoriati ma vivi.
Giovani, adulte e figlie di generazioni più combattive e rivoluzionarie della mia.
Siamo alberi presi ad accettate in cui è cresciuto un nodo in cui hanno provato ad abbatterci.
Essere femminista non è odiare gli uomini, ma amare l’essere donna come essere umano vivente e volerlo proteggere dalle brutture che gli vengono inflitte dal momento in cui viene al mondo con una vagina piuttosto che con un pene.
Ad Altradimora mi sono sentita nel posto che ho sempre cercato, un cerchio enorme con il diametro dell’equatore, che mi ha abbracciata mentre mi toglievo la mia armatura, quasi a proteggermi dalla luce del sole, dal vento che poteva fendere la mia pelle.

Monica: “In questo fine settimana ho conosciuto la donna che ha ispirato tutto il lavoro di Settenove, Loredana Rotondo, regista di Processo per stupro (da notare la mia faccia, tra la meraviglia e il commosso); ho ascoltato donne e uomini che hanno condiviso con noi le loro storie. Ho mangiato e bevuto chiacchierando di nuovi progetti, lotte, femminismo, in tutte le sue forme. Ho condiviso le giornate con un'amica e compagna speciale, Lì Lauralà. Ho abbracciato Monica Lanfranco che a partire dal ‘sogno di una donna’ ha creato uno spazio di libertà e confronto per tutte.
Sono stata ad Altradimora 21/23 giugno 2019 - Se il corpo è in vendita

Valentina: “Distrutta. 3 giorni intensi, pieni d'emozioni e desideri. Nuove relazioni, tanti sorrisi, abbracci stretti da far piangere. Mi porto indietro troppe speranze e voglia di fare. Ho lasciato tanta parte di me a tante persone ed il cuore in questo luogo. Oggi sono più ricca. Grazie Monica che lo rendi possibile ogni anno e grazie alle mie sorelle e a Rachel per condividere e lottare insieme”.

Mentre mi aggiro tra le mura di Altradimora lo sento, il ronzare.
E no: non si tratta di quello delle vespe che hanno colonizzato la parte alta del tetto. E ’l’eco della presenza di voci, silenzi, pensieri, risate e lacrime che hanno popolato questi dieci anni,lunghissimi e istantanei al tempo stesso.
Come ogni luogo umano Altradimora conserva le cicatrici di relazioni finite, le parole dolorose degli abbandoni così come la forza e l’energia dei progetti pensati e realizzati. E di quelli futuri già in cantiere.
Da settembre si riprende a immaginare che argomenti affrontare e accogliere i gruppi che vorranno riunirsi qui. Altradimora c’è, nonostante i tempi difficili e la fatica del tempo che scorre. Arrivederci, e coraggio.

Monica Lanfranco
www.monicalanfranco.it
http://www.radiodelledonne.org/altradimora/
www.mareaonline.it
www.radiodelledonne.org
http://manutenzionilapiece.wordpress.com/

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mlanfranco/
http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?cat=14791



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