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‘May December’: identità multiple e giochi di ruolo delle donne

‘May December’: identità multiple e giochi di ruolo delle donne

Presentato in anteprima al 76° Festival di Cannes e candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, il film arriva nelle sale il 21 marzo, distribuito da Lucky Red

Martedi, 19/03/2024 - Due meravigliose attrici, Julianne Moore e Nathalie Portman, entrambe in splendida forma, si fronteggiano per l’intera durata di ‘May December’ (un’espressione anglofona che indica una relazione romantica tra persone di età molto diverse), un film che alterna dramma sentimentale, commedia e thriller con grande raffinatezza

Presentato in competizione al 76° Festival di Cannes e candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale (vinta poi da 'Anatomia di una Caduta), il film, diretto da Todd Haynes, porta sullo schermo uno scandalo americano, riuscendo ad essere allo stesso tempo divertente e misterioso. Con ‘May December’, infatti, il regista – che ha sempre raccontato personaggi femminili non convenzionali, basti pensare a ‘Carol’, con Kate Blanchett e Rooney Mara - sembra entrare in una nuova fase della sua esperienza professionale, superata quella legata agli anni Novanta, e la successiva, quella di ‘Far from Heaven’, ‘I’m Not There’, ‘Carol’, appare ora alla ricerca di una riflessione più matura sulle convenzioni borghesi e sulla manipolazione delle relazioni, in un gioco di specchi fra ricerca della verità, realtà e performance artistica.

Il film, confezionato con il consueto gusto estetico, con scenografia stupende e curatissime, rimane all’inizio volutamente algido crescendo a poco a poco in intensità man mano che le due protagoniste svelano i rispettivi giochi di ruolo, dapprima con grande sottigliezza, poi in maniera più diretta, sempre mantenendo alto il livello di guardia e di tensione fra loro, con gli altri protagonisti e con gli spettatori.

La storia si svolge in Georgia, dove la giovane ed ambiziosa attrice Elizabeth (Nathalie Portman), viene selezionata per interpretare il ruolo di Gracie Atherton-Yoo ((Julianne Moore) in un film a lei dedicato, che ricostruisce la scandalosa e vera vicenda di molti anni prima, quando Grace venne arrestata per aver avviato una relazione con un ragazzino di appena 13 anni, Joe Yoo, oggi suo marito: la coppia vive in una grande villa con due figli adolescenti e porta avanti un apparentemente tranquillo matrimonio borghese. Elizabeth, disposta a tutto per prepararsi al suo nuovo ruolo - quello della donna la cui relazione clandestina con il tredicenne aveva infiammato la stampa scandalistica e sconvolto gli Stati Uniti vent’anni prima - entrerà a gamba tesa nella vita della coppia, rischiando di metterla in crisi.

Fin dal suo arrivo annunciato, infatti l’attrice Elizabeth/Portman inizia ad introdursi in profondità, ai limiti dell’invadenza, nella vita privata di Gracie/Moore - sempre gentile ma evasiva - incontrando i suoi amici, l’ex-marito, il figlio del primo matrimonio, e soprattutto Joe, oggi 36enne, che si occupa di tutto un po’ ed alleva bruchi enormi come passatempo. Insinuazioni, domande provocatorie, sottili detti/non-detti, piccole ipocrisie, Elizabeth gioca tutte le sue carte per grattare la superficie dell’unione perfetta e calarsi nel personaggio che dovrà interpretare: vuole carpire una verità, che sembra aver già individuato a priori, ed intrufolarsi nelle pieghe più intime della relazione fra i due coniugi. Verità e finzione si mescolano, l’arte prima di tutto, anche a costo di spingere Joe (un titubante Charles Melton) a prendere quasi forzatamente coscienza della sua fragilità e della sua mancata adolescenza, lasciando uscire dal bozzolo una nuova farfalla (una metafora dichiarata con forse eccessiva insistenza).

Ambiguità, mimetismo, ossessione, tensione, gioco di riflessi: tutto questo fa parte della vita degli attori ma, in fondo anche della vita di tutti noi, chiamati a giocare tanti ruoli diversi nella vita, in base ai luoghi, alle persone, all’epoca. Una sottile ironia pervade tutto il film, forse Haynes sente di mettere in scena un’istanza che ci interroga sulle nostre certezze, volendo dimostrare che, a fronte delle nostre identità multiple, basta poco a disgregarle.

“L'intero film parla di questa performance - ha spiegato la Portman, anche produttrice del film, in un’intervista - dei tanti ruoli che si interpretano nella vita, a seconda dell'ambiente in cui ci troviamo, delle persone che abbiamo intorno, anche di come sentiamo noi stessi. Ovviamente, interpretare la femminilità e le cose che ci si aspetta da noi come donne, come voleva fare Todd, è qualcosa che mi interessava".

Ispirato ad un caso reale di cronaca, quello di Mary Kay Letourneau e del rapporto che ebbe con l'allora dodicenne Vili Fualaau, divenuto successivamente suo marito, il film non ha ottenuto l’approvazione dello stesso Fualaau, l'ex marito di Mary Kay Letourneau (morta nel 2020), il quale ha dichiarato di essere stato escluso dal progetto, malgrado la vicenda che lo vede protagonista, accusando il film di non aver saputo approfondire la ‘complessità’ della sua storia.

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