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Amori rubati, dalla cronaca al teatro - di Alma Daddario

Amori rubati, dalla cronaca al teatro - di Alma Daddario

Un progetto di Federica Di Martino in collaborazione con la Fondazione Una, Nessuna, Centomila

Venerdi, 05/12/2025 - E’ giunta alla quinta edizione la rassegna “Amori rubati”, dedicata alla prevenzione e sensibilizzazione sul tema della violenza di genere. La rassegna, nata dallo spunto in occasione della messa in scena dello spettacolo “Cronaca di un amore rubato”, tratto da “L’amore rubato” di Dacia Maraini, e interpretato da Federica De Martino, nel 2013, prosegue con grande partecipazione di un pubblico vario e partecipe, grazie a una sapiente commistione di teatro e incontri a tema.
“La rassegna – afferma Federica Di Martino – comprende non solo rappresentazioni teatrali e performance, ma anche dibattiti, incontri con operatori del settore, autori, psicologi, magistrati, per creare un ambito di consapevolezza e condivisione reale. E’ importante che le donne, in qualunque ambiente o condizione sociale vivano, sappiano che non sono sole. Il teatro può fare molto in tal senso. Questa è stata da subito l’idea che ho condiviso dall’ inizio con Dacia Maraini. Nel corso delle varie edizioni, si è pensato di devolvere parte dell’incasso delle rappresentazioni, alle associazioni attive sul territorio italiano che operano per il supporto di tutte le donne colpite da violenza fisica e psicologica, come: la Casa del Magnificat di Roma, Amleta, UNAVI, Donnexstrada, Forti guerriere del Rione Sanità, l’UDI, Unione donne Italiane, per citarne alcune.”.
Le rappresentazioni sono precedute da incontri dibattito con un confronto diretto con il pubblico. Tra i relatori partecipanti alle varie edizioni: l’avv. Lucia Annibali, l’Onorevole Laura Boldrini, la scrittrice Liza Ginzburg, lo psicologo Edoardo Dima, la criminologa Bruzzone, la magistrata Paola Di Nicola Travaglini, il procuratore Francesco Menditto, la psicologa e criminologa Gabriella Marano, che ha coordinato gli interventi per la quinta edizione.
Lo spettacolo proposto quest’anno è Il Gatto Nero, di Letizia Russo, con la regia di Clemente Pernarella, e l’interpretazione di Elisabetta Anella e Melania Maccaferri, un allestimento realizzato ad hoc per lo storico spazio del Teatro di Documenti di Via Zabaglia a Roma che, grazie a un accordo con l’associazione promotrice della rassegna, ospiterà anche le future edizioni.
Il testo di Letizia Russo è Ispirato a The Black Cat – il Gatto Nero di Edgar Allan Poe. Nel racconto di E.A. Poe il protagonista precipita in un inferno di frustrazione e dolore e il suo amato gatto diviene l’oggetto su cui sfogare la sua rabbia, lo strumento della sua rivalsa.
Nel lavoro della Russo la storia è raccontata invece dal punto di vista del gatto, che ama incondizionatamente il padrone, e subisce violenze di ogni sorta, convinto che non siano prodotte dalla malvagità di un individuo, ma dai dispiaceri e dalle frustrazioni di un uomo divenuto schiavo dell’alcool, vittima del mondo e di circostanze avverse. Dopo le prime percosse subite il gatto, pur stupito da quelle reazioni immotivate, è disposto a concedere all’uomo un’altra occasione. Purtroppo però la situazione peggiora, e in un crescendo di rabbia l’uomo torna a sfogarsi sul suo gatto, cavandogli addirittura un occhio. Eppure la povera bestiola non si allontana, decide di non abbandonare il brutale padrone, sperando che possa ravvedersi. Scampato a diverse torture, non sa che il destino gli riserva di peggio: al culmine di un eccesso di sadismo, l’uomo, dopo aver malmenato ancora il gatto fracassandogli il cranio, dato che l’animale si rifiuta di morire, lo mura vivo dietro una colata di cemento, incurante del fatto che sia ancora vivo o no. In un delirio finale il gatto morente continua a chiedersi quale sia il perché, la ragione inspiegabile, per un animale capace solo di sentimenti limpidi e puri, di un comportamento tanto assurdo. Più che chiari ed evidenti i parallelismi possibili con tutte le forme di quello che potremmo definire “amore tossico”, e con la subalternità, più o meno consapevole, ma pericolosa, di tante donne che non riescono ad ammettere di non dover accettare di essere massacrate, nel fisico o nello spirito, da un compagno violento, magari scelto inizialmente per amore.E’ infatti il tema delle responsabilità, degli errori e delle motivazioni che possono spingere a sopportare o non percepire la degenerazione di un rapporto che nel suggestivo testo della Russo rappresenta uno degli elementi di maggior forza. Un testo di un’efficacia e chiarezza sorprendente, pur non indulgendo a un racconto puramente di cronaca, ma legato al fantastico di una grande espressione letteraria. Per questo, e per una regia attenta e sensibile alle tematiche di genere, oltre all’interpretazione di due giovanissime e talentuose attrici, è un evento degno di menzione in questa stagione teatrale.

L’incasso di quest’anno è stato devoluto all’UDI, Unione Donne Italiane, realtà storica impegnata nella promozione dei diritti delle donne, nella tutela contro la violenza di genere e nel sostegno alle pari opportunità.
 

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