<<SE NON ORA QUANDO>>? Il 13 febbraio 2011 in Piazza...
<<Il Cielo Stellato sopra di me e la Legge Morale dentro di me>>
... e tutta la Ritrovata Voglia di Tornare Solidali e Partecipi, per affermare Dignità e Rispetto di ciascuna Donna...
Domenica, 13/02/2011 - Da anni, nei modi e nelle forme che mi sono proprie, studio e indago la deriva sociale, culturale e politica del paese, tentando di promuovere e insegnare la cultura di genere a intere generazioni di giovani, che nella quasi totalità dei casi mi rendono fiera e orgogliosa delle mie azioni pedagogiche.
Un’avventura unica e potente, che scandaglia relazioni e che mi piacerebbe generasse anche - magari a lungo o breve termine - pratiche politiche precise, per esempio quelle che responsabilizzano sui DIRITTI delle donne.
Come la tutela della Maternità, o contro il licenziamento delle lavoratrici in gravidanza; gli attacchi alla legge sull'interruzione volontaria di gravidanza; il boicottaggio per la diffusione della pillola RU486. La legge 40 sulla Fecondazione Assistita; quella del “testamento biologico”;dei
consultori regionali. Contro la pratica delle dimissioni in bianco;in favore della Democrazia Paritaria nei luoghi di decisione; gli Asili Nido e i Servizi necessari per l’aiuto alle persone inabili e in difficoltà. All'occupazione femminile, la Parità Salariale fra i sessi che ha peggiorato le condizioni materiali di vita di milioni di donne, lavoratrici, precarie, native e migranti, studentesse/Nipoti e Nonne/pensionate.
Agli ostacoli e impedimenti del Lavoro femminile che –come è noto- crea Autonomia e Libertà, Rispetto talvolta Condivisione soprattutto nelle Donne.
Penso all’incolumità fisica delle donne, alla tutela messa in campo nelle “strutture protette” che attuano misure di protezione, tra difficoltà di sopravvivenza e instabilità mettendo al riparo da atti violenti e lesivi che polverizzano della dignità delle donne. Alla faticosa autodeterminazione incontrovertibilmente legata a quella di ciascun uomo, marito, figlio, padre e fratello; e di tutto quello che la mia generazione, “sfigata” sente bruciare sulla propria pelle, come cupa negazione evenemenziale .
Stavolta quindi voglio pensare che il dibattito apertosi nel paese, tendenzialmente manicheo talvolta “guelfo o ghibellino”, sappia qualificarsi
trasversalmente, alla propria contestualizzazione storica perché è questo che occorre a Ciascuna Donna, presente in piazza o solo idealmente partecipe.
La mobilitazione nazionale che Difende la Dignità e Libertà delle DONNE dagli angusti spazi di organizzazione e partecipazione femminile nel nostro paese, è la stessa istanza internazionale che attraversa le piazze del mondo, Amsterdam, New York, Tokio, Parigi, Bruxelles, Boston, Jakarta, Seoul, Washintgon, una voce globale - di difesa delle Libertà non solo di genere ma delle libertà Umane universalmente riconosciute. Occasione per collegare idealmente, tutte le capitali mondiali, piuttosto che le provincie dimenticate del mondo, nell’afflato di uomini e donne, in favore del Diritto al Rispetto per la dignità di ciascuna persona.
E’ dunque francamente inspiegabile la reazione <<allergica>>di cotali donne e uomini che da queste esternazioni prendono le distanze, poiché il clamore che ne deriva, prima che essere letto in chiave meramente politica, lo è ancor prima, in chiave antropologica, quella cioè di un certo modo di considerare la brutalizzante avvenenza femminile dei <<quarti di bella carne giovane>> monetizzazione che recide - con colpo ferire - la testa e il corpo delle donne, invitando alla deresponsabilizzazione prima di tutto della relazione col femminile, e poi dei riferimenti valoriali, scippati all’intero mondo civile. Allora perché censurare la necessità di partecipazione, di parola delle donne, e Non usarla per cercare delle relazioni di voci, idee patrimoni e esperienze, utili internazionalmente a Ridefinire ruolo e condizione delle donne di questi tempi? Perché smettere proprio ora di interrogarsi sugli orizzonti di senso della Questione femminile? Perché quel legame inestricabile tra sessi, non diventa l’occasione per scandagliare il rapporto che è diventato indissolubile di Politica,Potere, Prostituzione, rapporto deforme e ributtante che ha distorto annichilito e paralizzato una certa dimensione privata che ha risvolti pubblici e sociali ancorché nei rapporti uomo donna; generando un mostro deforme a tre teste, pericoloso ma che si spera mortalmente ferito.
E’ francamente inaccettabile l’Uso Strumentale delle donne che diventa Abuso, tutte le volte che gli attori protagonisti del disfacimento culturale, politico, democratico, violano le nostre intelligenze inchiodandoci al silenzio all’ignoranza; travolgendo questo paese
nell’onda scandalistica di festini e opinioni improprie su indagini giudiziarie, per dare immatura rappresentazione degli ossimori. Tutti perdiamo qualcosa, e nell’eternizzazione dell’attimo continuiamo a perderla anche attraverso le vite degli altri, anche in quelle delle giovani residenti dell’Olgettina.
L’articolo 3 della tanto vituperata Costituzione italiana, richiama alla garanzia di condizioni di vita tali da consentire a ogni persona di partecipare alla vita sociale e alla sfera pubblica senza esserne ristretta in ruoli e funzioni che limitano di fatto la libertà, l'uguaglianza, il pieno sviluppo delle personalità, per questa ragione io difendo me stessa e con me tutte le altre, anche quelle ignare dei rischi. Contesto perciò le mancate politiche delle pari opportunità, di governi che accentuano le crisi capitalistiche e delle criticità storiche, che in ogni epoca riguardano sempre e soltanto le donne. Contesto le politiche sociali di governi che rappresentano il “manifesto” contro tutte le libertà delle donne con tagli a servizi sociali, alla scuola, alla sanità e agli enti locali caricando sulle famiglie e, in particolare, sulle spalle delle donne le disperazioni e i drammi. Contesto i recenti attacchi ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici; e mi appello all'art. 41 della Costituzione, che pone alla libertà d'impresa il limite del perseguimento dell'utilità sociale e della salvaguardia della sicurezza, della libertà e della dignità umana, che disancora le stigmatizzazioni sociali utilizzate per brandire la clave e affievolire i dibattiti ed i confronti liberi tra donne, associazioni, nonché quelli con gli stessi uomini. Allora adesso È il momento giusto! Quello in cui tornare a “pensare a ciò che facciamo” secondo una indicazione filosofica (Hannah Arendt) in cui la parola individuale forse anche quella collettiva sulla politica, quella su temi importanti che saprà essere forte, consapevole, libera da falsi moralismi e stereotipi, dignitosa nella scelta dei talenti, non misogina per trovare strade di necessario sviluppo economico ma soprattutto per attivare irrimandabili processi di aperture culturali beneficio di tutti Noi. Dunque <<se non ora quando?>>Affidare a ciascuna di noi e a tutte le agenzie educative, la sensibilizzazione e la costruzione di un argine al dilagare di una cultura misogina, difficilmente riparabile se vissuta come naturale e confermata a certi uomini solo dal delirio del potere che attraverso il controllo della
vita delle donne, cerca un senso a ciò che non ne possiede. Era urgente uno scatto per <<riparare l’offesa>> indispensabile a trasformare esistenze irrelate e nebulose; per inaugurare nuovi luoghi di scambio di parole, concetti e contenuti.
Era irrimandabile Evocare finalmente pratiche quotidiane di resistenza, di autonomia e di libertà, messe in atto da tante donne a sottolineare quel connotato di forza, di sostanza, di controinformazione su una realtà di donne impropriamente e ingiustamente connotata. Perché non basta più portare avanti individuali battaglie di ogni giorno; faticando e sudando in solitudine e silenzio per costruire e valorizzare la propria identità sessuata. Ma occorre tornare a dare visibilità alla pluralità di voci femminili, nelle agorà, libere da vessilli e stendardi ideologici strumentalizzanti; forse autenticamente generosi disponibili alla collaborazione per un risveglio delle coscienze dormienti, anche nel clamore dell’indignazione che rende pubblica e attiva la dimensione collettiva. Potenzialmente capaci di aggregare e spero contagiare una sana Ritrovata voglia di tornare solidali e rispettose di noi stesse.
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