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Anguane, donne, fili e relazioni - di Antonella Prota Giurleo

Anguane, donne, fili e relazioni - di Antonella Prota Giurleo

Antesignana della filatrice, l'Anguana è una mitica figura femminile che vive vicino ai corsi d'acqua e nelle grotte . . . .

Mercoledi, 13/08/2025 -

Non conoscevo la figura dell’Anguana sino a che un’amica, Tosca,
non me ne ha parlato come antesignana della figura della filatrice.
Il fascino della donna che fila e che tesse relazioni con altre donne
mi ha portata a svolgere una breve ricerca sulla genealogia femminile.  

C'è una storia sulla quale mi piace soffermarmi. La storia riguarda l'ANGUANA, mitica figura femminile che vive vicino ai corsi d'acqua e nelle grotte. Il racconto della tradizione orale che si narra in Val Covera, raccolto dal'Ecomuseo, è particolarmente interessante.
Tanto tempo fa viveva, in una zona di montagna, una donna che era rimasta vedova, con bambine e bambini da crescere. Un giorno, andando a prendere acqua al ruscello, vide una salamandra in difficoltà. Si accorse che la salamandra era in attesa di partorire e che faceva fatica. Subito la aiutò e la salamandra le fu riconoscente. La tradizione vuole che la salamandra sopravviva nel fuoco e possa spegnerlo. Anche questo è interessante perché la salamandra, di per sé, lega due degli elementi primari, l’acqua e il fuoco, e la salamandra, incinta, rimanda alla generazione, alla nascita.


Salamandra. Fotografia di Giampietro Boscani

In realtà la salamandra era un'anguana, una giovane bella e generosa che, per ringraziare la donna dell’aiuto ricevuto, le regalò un gomitolo di lana il cui filo non finiva mai. La donna si mise subito al lavoro e confezionò, a maglia e a uncinetto, golf, calze, sciarpe e berretti per le sue figlie e i suoi figli e un maglione anche per sé. Generosamente decise di donare ad altre donne, amiche e conoscenti, parte del gomitolo in modo che ogni donna potesse realizzare maglioni, sciarpe, calze e berretti per le persone care  Il gomitolo passò così di mano in mano e si racconta che continui ad essere donato generosamente.
Il gomitolo costituisce un patrimonio, una risorsa da usare insieme, ognuna a modo suo, secondo le necessità... è il filo dei ricordi, è la ricchezza dei saperi e delle tradizioni delle quali occorre conservare memoria per tramandarle alle generazioni future.
Con il passare del tempo la figura dell’anguana fu trasformata. Per la religione cattolica, nel tentativo di sopprimere quello che era ritenuto un rito pagano, assunse l’aspetto della Madonna che lavora ai ferri una maglia per Gesù.

 
Madonna lavora a maglia. Riproduzione da internet del dipinto di Meister Bertram

In altre situazioni, dopo il Concilio di Trento, fu accostata invece a figure cattive, quasi diaboliche.
Questa figura femminile, legata all’acqua e al filo, ha assunto nel tempo diversi nomi, da anguana biane, aganis, ogane, gane, vivane, pagane, zubiane, acquane, longane, baggianae, probabilmente, janas. Le domus de janas sarde sono state considerate, nella tradizione, luoghi dove le fate tessevano un filo d’oro.
Le anguane hanno caratteristiche differenti secondo le località. Solitamente vengono viste come presenze della natura simili alle ninfe della cultura romana o alle Naiadi e alle Driadi del mondo greco. In alcune storie tramandate verbalmente le anguane sono o donne morte di parto o anime di bimbe nate morte. In tutte le situazioni, in ogni caso, vengono ritenute protettrici delle acque. Diverse storie vedono le anguane come docenti, insegnanti della filatura della lana o della caseificazione.

Dal tempo dei Celti la valle di Canzo ed Asso, ricca di pietre e di acqua, si presenta caratteristica per i culti acquatici. Il lago del Segrino prende il nome da Fons Sacer, dal Latino Fonte sacra, e il culto dell’acqua viene poi dai Romani trasformato in culto a Marte (Castelmarte, Martesana…). Nella zona del Triangolo lariano, in alta Brianza e in alcune valli di confine della Svizzera è presente, legato al culto dell’acqua, anche il culto dei massi come il il Sass dal Primm Fiöö, considerato augurio di generare per le donne che vi si recavano con il desiderio di avere un figlio o una figlia. Un’interessante ricerca sui massi avelli è stata pubblicata nel testo “Loro” di Laura Porta.
Anche nella zona della Vallassina esiste il mito dell’anguana. A Canzo si trovano il Cepp dell’Anguana e lo Scalfin del diaul. Nomi che rimandano all’esistenza del mito e al tentativo di cancellazione.

Mappa Canzo. Fotografia di Giovanna Storti

In una zona ricca di acqua, che ora ha il nome di Santuario di San Miro, edificato in corrispondenza di una sorgente, luogo sacro celtico, sopravvivono questi due nomi che legano la zona al mito dell’anguana e, non a caso, al lavoro a maglia (scalfin, nel dialetto della zona, indica il tallone della calza, e, più in generale, il lavoro con i ferri da calza).

 
Cepp de l’anguana e Scalfin del diavul. Fotografia di Giovanna Storti

Il filo, il gomitolo, sono da tempo presenti nel mio fare arte. È stato per me bellissimo scoprire, dopo il suggerimento dell’amica Tosca, di avere in qualche modo mantenuto le tracce dell'anguana, pur non sapendone nulla. Come se le relazioni e i saperi femminili si tramandassero intuitivamente.
Amo i verbi che, nella lingua italiana, esprimono il ricordo. Ricordare, con il cuore; rammentare, con la mente; rimembrare, con le membra, con il corpo. E so che è possibile dimenticare, scordare ma non esiste il contrario di rimembrare. Penso che sia attraverso il corpo, le membra che, talvolta, riappaiono al presente memorie del passato.

E che quella che l’amico archeologo, nonché artista, Giulio Calegari definisce “la memoria della mano” possa permetterci di riportare alla luce gesti e azioni di cui non abbiamo traccia scritta.

librortist Azzurrogrigio di àpg


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