Un fiume in piena ha riempito Piazza del Popolo rispondendo all'invito della FNSI in difesa della libertà di informazione
Domenica, 04/10/2009 - Roma 3 ottobre 2009: sembra essere il giorno più caldo della stagione, e il sole picchia come a ferragosto, ma piazza del Popolo è gremita già molto prima dell’ora stabilita per la manifestazione. C’è una stima di 300.000 persone, tutte indignate e solidali. Nessuno vuole rischiare di non esserci o di non portare il suo contributo anti-bavaglio: slogan di ogni tipo, tutti creativi, divertenti, coscienti. Ci sono tante donne, tra le quali molte mamme, anche papà, nonni e bambini, perfino cani, con lo slogan di “farabutta”, o “siamo tutti farabutti”. Ad un certo punto la banda saluta festosamente le persone che entrano con un flusso continuo nella piazza, come una fiumana in piena. Una signora anziana afferma: “mi avessero chiesto di manifestare per una piuma d’oca l’avrei fatto!”, e spiega che non se ne può più. Un’altra coppia di anziani aggiunge come può un Presidente firmare per lo “scudo fiscale” e “vogliamo parlare degli assenti che hanno permesso di far passare questa legge? Tutti d’accordo”? Gli anziani sono tra i più indignati, risentiti, e si ritrovano nelle affermazioni dell’ex “mani pulite”! E’ una coscienza storica a parlare, a ragionare, sul senso della libertà, dell’onestà. Molte le bandiere dei partiti di sinistra, ma negli animi infiamma il senso della coerenza, e sul conflitto di interesse non vanno ancora giù l’impotenza e gli errori commessi. Della serie: “Chi lo conosce lo evita”, e noi sapevamo tutti l’intento anticulturale che sottende la strategia delle TV spazzatura. Ora dobbiamo subire l’onta di una stampa “giornalino scolastico” diretta a persone già omologate! Questo è il sentire delle persone, non della logica di un partito, o di servi del potere, logica che ormai è nelle maglie di tutto, in senso omologante, come descrivono benissimo alcuni giornalisti “intimiditi”. La lotta è anche preventiva: non vogliamo essere più omologati, impoveriti da stimoli che ci raggiungono ovunque, e inadeguati, per un Paese civile. In “C’è solo la strada” Giorgio Gaber cantava: …bisogna ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo”.
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