Il ruolo delle partigiane nella Resistenza: nel sito-archivio www.noipartigiani.it raccolte molte testimonianze
Lunedi, 26/04/2021 - “Mai abbassare la guardia, quanto è accaduto, può tornare”, ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, scampata ad Auschwitz, nel messaggio inviato a Sant’Anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944 i tedeschi perpetrarono un eccidio di almeno 560 vittime, in prevalenza donne e bambini. E come dimenticare le altre stragi, i rastrellamenti, le esecuzioni, le torture, i paesi messi a ferro e fuoco, di una guerra nazifascista stupida, inutile e crudele, come ogni guerra? Durante la guerra (così come oggi), non si era “Italiani brava gente”, ma c’era chi era schierato dalla parte giusta e chi da quella sbagliata: ben lo ha sottolineato il presidente del Consiglio, Draghi. E ha aggiunto, riferendosi all’allarmante scenario di oggi, che non scegliere è immorale, mettendo altresì in guardia dal “fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili”. Il 25 aprile del 1945 cominciava quella fase finale della Resistenza che avrebbe condotto alla liberazione dell’Italia da nazisti e fascisti, dopo vent’anni di dittatura e cinque di una guerra mondiale. Le donne ricoprirono un ruolo cruciale, spesso trascurato o poco conosciuto: da Nord a Sud, in oltre 55 mila rischiarono la vita facendo da staffette; fondarono squadre di primo soccorso per aiutare feriti e ammalati, contribuirono alla raccolta di indumenti, cibo e medicinali, si occuparono dell’identificazione dei cadaveri e dell’assistenza ai familiari dei caduti. Erano abili a camuffare armi e munizioni: quando i tedeschi le fermavano, riuscivano spesso ad evitare la perquisizione, dichiarando compiti importanti da svolgere, familiari ammalati, bambini affamati da accudire. Molte imbracciarono anche il fucile e presero parte ad attentati e agguati, ma tante furono anche torturate e uccise. Alcune ricoprirono ruoli politici, come fu per Gisella Floreanini, punto di riferimento per gli antifascisti italiani, prima donna in Italia con un incarico governativo nella Repubblica partigiana dell’Ossola, tra settembre e ottobre 1944. Così come Nilde Iotti, che, giovanissima, seguì le orme del padre, morto quando lei era ancora adolescente, e si iscrisse al PCI. La sua prima funzione nella Resistenza, fu di porta-ordini, poi di responsabile dei gruppi di difesa della donna, essenziali nella raccolta di indumenti, medicinali, alimenti per i Partigiani. Dopo il Referendum del 2 giugno 1946, fu eletta in Parlamento, prima come deputato e poi come membro dell’Assemblea Costituente e contribuì a creare l’articolo 3 della Costituzione italiana, in cui si sancisce l’uguaglianza dei cittadini.
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