Dalla XIV Festa del Cinema di Roma (Alice nella Città) alle sale: il film di Casey Affleck racconta il tentativo disperato di un padre di proteggere la figlia di 11 anni
Martedi, 05/11/2019 - Come sarebbe un mondo senza le donne? Casa sarebbe disposto a fare un genitore per salvare la figlia da un virus micidiale che si accanisce principalmente sul genere femminile? Dopo l’esordio alla regia nel 2010 con il mockumentary “Joaquin Phoenix – Io sono qui!”, l’attore premio Oscar Casey Affleck - miglior attore protagonista nel 2016 per l’interpretazione nel drammatico “Manchester by the Sea” - si conferma artista versatile, regista e sceneggiatore attento al sociale ed alle relazioni familiari, firmando il suo secondo lungometraggio “Light of my life” (trailer), opera che ha chiuso le proiezioni del concorso “Alice nella Città”, sezione autonoma e parallela della XIV Festa del Cinema di Roma dedicata ai giovani, un particolarissimo film di fantascienza che parla dell’amore di un padre per la sua unica figlia di 11 anni mentre un virus dilagante inizia a sterminare la gran parte della popolazione mondiale, in particolare quella femminile.
“Come film-maker - prosegue Affleck - sono attratto dalle storie che mettono in risalto la nostra umanità: come padre di due figli, ho raccontato loro molte storie della buona notte e, per mantenere le cose interessanti, iniziavo con nuovi personaggi in nuove situazioni impossibili e provavo a trovare per loro un percorso credibile verso una conclusione trionfante. “Light of my Life” è nato su questa scia ed è un film molto personale per me: ho iniziato a scrivere la storia con l'arrivo dei miei figli e col tempo l'esperienza da genitore è cambiata. Dopo aver divorziato, la storia ha preso la sua forma definitiva. Nonostante tutta la fantascienza presente, questa è una storia sull'essere un genitore single, in lutto per la perdita della famiglia.”
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