Lunedi, 27/10/2025 - “Invisibile Sherazade”, la voce che resta dopo l'abuso narcisistico.
Ci sono silenzi che non proteggono, ma consumano.
Ci sono parole che, se non dette, diventano un nodo in gola.
Da quel silenzio è nata Invisibile Sherazade, il mio romanzo: una storia di amore, manipolazione e rinascita.
Scriverlo è stato come imparare a respirare di nuovo.
Per molto tempo ho creduto che raccontare fosse pericoloso, che esporsi significasse perdere qualcosa. Invece ho scoperto che nominare il dolore è un atto di libertà.
Quando la voce di una donna viene soffocata — da un amore tossico, da un giudizio, da un sistema che la vuole muta — la scrittura può restituirle forma, corpo, direzione.
Invisibile Sherazade non è solo la storia di una ferita, ma di un risveglio.
Una donna che, come la Sherazade delle Mille e una notte, racconta per non morire.
Pagina dopo pagina, la sua parola diventa luce.
Credo che parlare di violenza psicologica sia necessario oggi più che mai: è invisibile, sottile, difficile da nominare — ma lascia segni profondi.
E forse la cura comincia proprio da qui: dal coraggio di dirlo, di scriverlo, di condividere la propria voce con altre donne.
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