“Siamo multimanager nate”

Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

Un fatturato annuo di oltre dieci milioni di euro, settanta tra addetti e collaboratori, 150 yachts varati e un’area di mercato europea. Questa l’azienda in cui, tra Marina di Ravenna e Fano, Jennifer Frantini opera dal 2001 occupandosi di marketing e comunicazione, una professionalità acquisita presso l’agenzia grafica e pubblicitaria del padre. La Carnevali Yachts, nella persona di Jennifer, è una delle aziende premiate (64 selezionate tra le 1400 esaminate) nel contesto dell’iniziativa di Ecipar Emilia-Romagna, Gain Club Prime Donne e Comitato Impresa Donna Cna Emilia-Romagna. Con il contributo della Regione Emilia-Romagna, da tre anni è stato istituito un premio dedicato alle imprese condotte da donne o caratterizzate da una presenza significativa di figure femminili. La vivacità di Jennifer è stata determinante nel momento in cui l’azienda di famiglia, dopo una battuta d’arresto, ha avuto una forte espansione e ha visto l’importante apporto del marito. La passione di Jennifer per il mare, per il proprio lavoro e la capacità di mettersi continuamente in discussione sono stati ingredienti determinanti per rendere, in pochi anni, l’azienda competitiva e stimata nel proprio settore.

Quali difficoltà ha incontrato come donna imprenditrice?
Prevalentemente con i clienti, perché dal punto di vista tecnico preferiscono mio marito. Va detto che la mia preparazione in materia non è adeguatamente qualificata perché, non avendo a disposizione tutto il tempo necessario, ho dovuto fare delle scelte. Infatti mi sono dedicata alle relazioni, ai fornitori, alla organizzazione delle fiere, alla gestione delle risorse umane.

A proposito di risorse umane, com’è il suo rapporto con le lavoratrici in merito alla conciliazione e alla flessibilità?
Ho cercato di trasmettere loro il senso di appartenenza all’azienda, ma nello stesso tempo, essendo anch’io madre, mi adopero per risolvere le loro esigenze quando è necessario. L’importante è capire, da entrambe le parti, che ci vuole coesione e non bisogna essere gli uni contro gli altri.

Quali sono a suo avviso, i motivi che dovrebbero spingere una donna a fare impresa?
Ci sono dei denominatori comuni, indispensabili per fare impresa, ad esempio la voglia di mettersi in discussione, la curiosità, la determinazione a voler fare. Le donne hanno un vantaggio, sono abituate a gestire la complessità, sono in generale dei multimanager, si adattano più facilmente ai cambiamenti e quindi se si convincono di ciò, hanno una marcia in più degli uomini.

Se potesse disegnare la società in cui vive, limitandosi alla territorialità regionale, cosa migliorerebbe?
Manca la manodopera specializzata finalizzata alle esigenze delle nostre imprese, ma su questo versante stiamo lavorando bene in collaborazione con le associazioni di categoria e con la Regione Emilia-Romagna. I servizi mi soddisfano, non vorrei prolungare gli orari degli asili, ad esempio, perché ritengo che i genitori debbano trovare il tempo per stare con i propri figli.

Cosa pensa delle Pari Opportunità?
La parità purtroppo non esiste perché la donna deve gestire la famiglia prima di ogni altra cosa. A mio avviso è un problema culturale e c’è bisogno di lavorarci su, i figli e la famiglia devono essere gestiti in egual misura dall’uomo e dalla donna. Bisogna liberare tempo alle donne, devono poter coltivare i loro interessi che puntualmente vengono trascurati a beneficio di tutto il resto. Le donne sono più votate al sacrificio, ma non significa che sono disposte ad accettare questa condizione, quindi ben vengano tutti quegli strumenti che ci possono portare a migliorare la nostra condizione attuale, senza piangerci addosso!