In agosto, nelle sale, il drammatico e poetico film della cineasta cinese Chloé Zhao
Martedi, 16/07/2019 - Potrà sembrare strano che una ragazza di Pechino, figlia di un dirigente delle acciaierie e di una madre infermiera, sedotta fin da giovanissima dalla cultura occidentale, dopo aver studiato scienze politiche, arti liberali e cinema fra Los Angeles, il Massachusetts e New York, una volta diventata regista, sceneggiatrice e produttrice indipendente, decida di girare un ‘western contemporaneo’ con protagonista un giovane cowboy Lakota della tribù Sioux Lower Brule. Eppure questo è proprio quanto avvenuto alla filmaker cinese Chloé Zhao che già si era distinta nel 2015, con il suo esordio alla regia di un lungometraggio con “Songs My Brothers Taught Me”, storia di un giovane Sioux Lakota e di sua sorella minore che, in una riserva indiana del Sud Dakota, si ritrovano ad affrontare l'improvvisa morte del padre (la pellicola, presentata in concorso al Sundance Film Festival e nella sezione Quinzaine des réalisateurs del 68º Festival di Cannes, ottiene una candidatura come miglior film d'esordio agli Independent Spirit Awards 2016).
Brady e uno dei suoi migliori amici Lane, che è completamente paralizzato dopo un incidente che ha messo fine alla sua promettente carriera di cowboy con i tori. Attraverso il viaggio di Brady ho voluto esplorare la nostra cultura riguardo alla mascolinità e offrire una versione più sfumata del classico cowboy americano. Ho voluto anche far vedere un ritratto autentico del ruvido, onesto e bellissimo cuore dell’America che amo e rispetto profondamente”.
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