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Attente a quello con la Mimosa.

Attente a quello con la Mimosa.

Vi posto il pezzo che ho scritto per la festa della donna.

Mercoledi, 10/03/2010 - Sono sempre stata allergica alla festa della donna per la montagna di demagogia che in quel giorno si scatena sulla questione della parità.



I giornali di oggi dicono che la parità in Italia sarà raggiunta nel 2033.



Io so che nelle aziende le riunioni iniziano dopo le 18:00 (in Germania a quell’ora se sei ancora in ufficio sei un coglione).



Io so che nei bagni tante donne piangono perché non sanno come dire ai loro capi che sono incinte perchè sanno che “per permetterti di vivere tranquillamente il tuo stato” ti cominceranno a spogliare della tua professionalità.



So che tante impiegate, nelle piccole aziende, meno controllate, hanno un contratto regolare ma firmano contestualmente una lettera di dimissioni senza data che viene inserita al momento della “bella” notizia.



So che a Roma c’è una lista di attesa lunghissima per poter trovare il posto in un nido e quindi poter tornare al proprio lavoro, affidando il bimbo a quella forma di gestione sociale che avviene fuori di qui. In Europa.



So che nella lista del PD, quella dove anche io sono candidata, tutti i “portatori” di preferenze sono maschi tranne una ed, esclusi rari casi come il mio, le altre donne sono riempilista e fanno parte addirittura di comitati elettorali dei “pezzi grossi” maschili. Il 30% è stato rispettato, ma poi faremo il conto di quante donne del PD entreranno nel Consiglio Regionale.



So che ad una donna lesbica viene negato il desiderio di maternità.



So che una donna non fertile deve sottoporsi alle peggiori torture ed a costi incredibili per accedere alla fecondazione artificiale.



So che la paternità dovrebbe essere obbligatoria così che fare un figlio cominci ad essere una responsabilità “familiare” e NON femminile.



So che Livia Turco aveva reso l’epidurale gratuita ed il Governo Berlusconi l’ha subito tolta quella norma perché siamo donne e partorendo dobbiamo soffrire.



Ecco io non mi sono mai definita femminista, tanto meno separatista. Ma oggi se qualcuno mi regalerà una mimosa prima gli renderò conto di tutto quanto sopra, poi se avrà ancora voglia di darmela la prenderò.

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