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Carcere e affettività: elaborate le linee guida dal Dap.

Carcere e affettività: elaborate le linee guida dal Dap.

Pubblicate le linee guida elaborate dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria aventi ad oggetto la sentenza n. 10/2024 della Consulta.

Mercoledi, 16/04/2025 - La circolare del Dap emanata lo scorso 11 aprile, ha dettato le linee base per garantire il diritto all'affettività e alla sessualità dei soggetti detenuti, così come previsto dalla sentenza n. 10/2024, con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 18 della L. n. 354/1975 ( Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”), nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa “a svolgere colloqui con il coniuge, la parte dell'unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del comportamento della persona detenuta in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina, né, riguardo all'imputato, ragioni giudiziarie”. La Corte ha, cioè, ritenuto che le modalità di colloquio prospettato nel censurato art. 18, non erano idonee a realizzare la finalità educativa della pena perchè capaci di indebolire le relazioni affettive, creando intorno alla persona detenuta, un vortice di solitudine ostativo alla risocializzazione. Lo stato di detenzione può incidere sui termini e sulle modalità di esercizio della libertà di vivere pienamente il sentimento di affetto “ ma non può annullarla in radice, con una previsione astratta e generalizzata, insensibile alle condizioni individuali della persona detenuta e alle specifiche prospettive del suo rientro in società”. In sentenza, la Consulta ha invocato l'azione congiunta della magistratura di sorveglianza e dell'amministrazione penitenziaria, ciascuno per le rispettive competenze, “ con la gradualità eventualmente necessaria”, ben consapevole delleinnumerevoli problematiche legate al sovraffollamento e alla mancanza di strutture carcerarie idonee. Sulla base delle richieste avanzate nella decisione, sono state pubblicate le linee guida, contestualmente trasmesse a tutti i dirigenti del Dap, ai provveditorati generali e alle direzioni delle carceri. Poichè il primo problema emerso è stato la mancanza di locali dove poter effettuare i colloqui intimi, sono stati delineati dei criteri di priorità, con precedenza per i detenuti che non beneficiano di permessi premio, né di altri benefici penitenziari e per i detenuti che, a parità di condizione con altri, debbano espiare pene più lunghe e che sono in stato di privazione della libertà personale da più tempo. Chi incontra la persona detenuta in maniera non supervisionata, dovrà firmare un consenso informato prima dell'incontro: sarà la direzione del singolo carcere o, in taluni casi, il tribunale, ad accertare che sussista un vincolo affettivo con il soggetto. L'accertamento sarà, invece, automatico per i detenuti che abbiano già ottenuto il permesso ai colloqui visivi o telefonici. Non potranno accedere ai colloqui, coloro che sono sottoposti al regime del 41-bis e del 14-bis dell'ordinamento penitenziario; chi è sottoposto al regime di isolamento sanitario e chi ha commesso infrazioni disciplinari nei precedenti, ultimi, sei mesi e chi è stato trovato in possesso di sostanze stupefacenti, telefoni od oggetti atti ad offendere. I provveditori dovranno individuare le strutture penitenziarie dotate di locali idonei e adottare le misure organizzative necessarie per garantire l’esercizio del diritto all’affettività anche in altri istituti della regione diversi da quelli dove si trova la persona detenuta. La camera, arredata con un letto e annessi servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno, sarà sorvegliata soltanto all’esterno da personale di polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi nonché per l’ispezione del locale prima e dopo l’incontro. L'auspicio è che, prescindendo dalle difficoltà legate alla mancanza di locali idonei, il futuro delle relazioni affettive in carcere si orienti verso l'umanizzazione e il rispetto delle esigenze dei detenuti. Sempre.
Avv. Francesca De Carlo

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