Un collettivo tedesco-argentino prova a dare voce (e matite) alle nuove arrivate.
Lunedi, 29/03/2010 - Prendete una quindicina di immigrate, date a ognuna di loro una matita e un foglio e chiedete di disegnare sé stesse e quello che vorrebbero dire al paese che le ospita. Poi affiggete i loro messaggi per la città, alle fermate del bus, della metro, sui muri delle strade, meglio se trafficate.
Capita, in questi giorni, a Siviglia.
L'idea è del Collectivo migrantas, un gruppo di donne sudamericane attive in Germania, dove i pittogrammi – quando li chiamiamo “disegni” la pittrice Marula di Como del collectivo ci corregge - hanno già messo in relazione residenti e nuovi arrivati. Merito di figurine che si chiedono di dove sarà la creatura che hanno in grembo o che ingenuamente compaiono con il cuore spezzato, davanti a una montagna di parole nuove o a cavallo tra due continenti.
Dovunque abbiano condotto questo esperimento i contenuti emersi, ci spiegano le donne del collettivo, sono stati gli stessi: un bisogno di essere accettate, l'angoscia per il futuro, la nostalgia.
Resi con cuoricini, simboli della pace, lacrime, aeroplani. O semplicemente col braccio teso di una donna velata e la frase "soy tu proximo".
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