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Caso Veronica: colpevole di libertà di pensiero

Caso Veronica: colpevole di libertà di pensiero

Una donna costretta a difendere la sua dignità e i nostri interessi criticata da altre donne, che non tollerano di scoprire delle fragilità nel modello d'identificazione.

Venerdi, 08/05/2009 -
Caso Veronica: colpevole di libertà di pensiero

Da fatti privati di coppia a problema di Stato. Quando una moglie del Presidente del Consiglio si rivolge agli amici di “…stargli molto vicino -a suo marito- affinché lo aiutino ad uscire da questa situazione…”, si ha il dovere di pensare alle variegate problematiche in atto. Il momento della raccomandazione ci indica quali, probabilmente legate alla fragilità di chi coltiva ossessivamente il mito della giovinezza. Il problema sociale nasce dalla trasposizione tra bisogni personali e carriere pubbliche imposte attraverso i modelli che sottendono tali bisogni. Inevitabilmente scatta un senso immediato di solidarietà femminile, esteso in tutte le direzioni. Innanzitutto verso Veronica, questa donna che un giornale cosiddetto “libero” ha tentato di screditare pubblicando delle sue foto giovanili a seno nudo. Il messaggio utilizzato non fa onore a una figura politica di rilievo, né tanto meno a suoi congiunti, ma lo stile presumibilmente mafioso fa presa ancora su tanta gente comune, anche su molte donne attratte dal narcisismo del potere dominante. Comunque tutte donne disinformate, che non hanno avuto l’opportunità di conoscere il senso delle lotte femministe, quelle lotte che hanno portato dignità nella vita di tutte. Il nudo ai tempi del Movimento di Liberazione della Donna era tutt’altro rispetto alle volgarità televisive di tanti programmi spazzatura attuali, perché corrispondeva a un gesto simbolico di liberazione e non a un’adesione acritica e omologante come accade attualmente. Omologazione che sembrerebbe trasformarsi in norma sociale: ha successo chi si vende bene e in anticipo rispetto alle fasi di sviluppo. Come afferma Concita De Gregorio: Le veline coprono candidati inquisiti…” e nessuno si preoccuperebbe di inclinazioni personali se i soldi spesi non fossero dei contribuenti. Come afferma Emma Bonino “abbiamo il diritto di avere un Presidente del Consiglio che non ci faccia fare sempre brutte figure all’Estero”. Inoltre noi donne non possiamo più tollerare riferimenti “sessisti” ogni volta che si parla del genere femminile.

La puntata di “anno zero” di questo giovedì ha tentato di mostrare una serie di fatti realmente avvenuti, che metterebbero seriamente in discussione le affermazioni precedenti del Cavaliere. Purtroppo per chi non vuole sapere non ci sono fatti, ma solo “maldicenze”. Nessuno si chiede come mai Marco Travaglio non sia finito in galera, e senza aver modificato le leggi a suo uso e consumo! Probabilmente ha scritto e detto verità inconfutabili, ma molte persone con “identità in prestito” non leggono la propaganda degli “invidiosi”. Le donne che non comprendono le ragioni di Veronica forse appartengono a questa schiera, di chi si sente perduto senza un modello onnipotente di riferimento. C’è una contraddizione insostenibile nel giudizio acritico delle donne poco solidali: ammesso che Veronica fosse una sorta di velina, e proprio per questo non avrebbe dovuto giudicare altre veline, allora significherebbe che il Cavaliere è stato e resta un tipo da veline! Sappiamo invece che Veronica esprime un suo pensiero, anche verificabile, e accenna a dei fatti molto gravi, fatti che avrebbero almeno messo in crisi qualsiasi governo del mondo. In Italia, invece, sembra prevalere una sorta di adesione pre-morale alla regola della furbizia asociale. Ciò che sembrerebbe attrarre maggiormente nell’uomo che porta l’inesatto stigma di chi “si è fatto da sé” (per chi volesse ancora ignorare le sequenze storiche di alcuni avvenimenti descritti chiaramente anche nel film “Il caimano” di Nanni Moretti) è l’ostentazione delirante di un’onnipotenza infantile, spesso grossolana, ricollegabile alla negazione della mediocrità, paura che accomuna molti incerti sulla propria identità. È l’infantilismo, a mio avviso, il vero denominatore comune del fenomeno, problematica che induce ad aderire acriticamente al sistema, sulla base di una “cultura” individualista mirante a fregare il fregabile e ignara del male sociale che ne deriva. Preoccupanti in merito le conclusioni di Veronica, quando prevede ciò che verrà dopo suo marito. C’è veramente un filo comune tra il potere e i sudditi: gli stessi meccanismi di negazione, cioè la falsa coscienza. C’è anche di più quando si sente pronunciare l’invidia e il complotto della sinistra! Siamo nella paranoia, e “papy” deve restare il modello insuperabile, il modello frenante della vera coscienza. Una società bambina non può che aderire a un sistema infantile, con tutte le deviazioni che questo comporta. L’importante è destare attenzione, apparire, colmando il vuoto narcisistico e le ferite che il sistema stesso produce e mantiene.

Quando Veronica parla di donna che deve tutelare la propria dignità, anche per il bene dei figli, ci si chiede come sia possibile che altre donne non comprendano il messaggio e non si sentano solidali con tutte le donne in causa, con o senza ruoli istituzionali, tutte quelle donne che per vivere in questa società devono ancora subire umiliazioni, e soprusi inaccettabili per un sano sviluppo individuale e sociale.

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